Il nuovo focolaio della crisi è in Cina

Nel trimestre aprile-giugno la Repubblica Popolare ha registrato unacrescita del Pil pari allo 0,4%rispetto all’anno precedente, il risultato peggiore dal 1992 se si esclude lo storico -6,9% subito nel primo trimestre del 2020 a causa della crisi pandemica. Ora proprio il riacutizzarsi di quest’ultima, complici i ripetutilockdownin ottemperanza alla “strategia zero Covid” varata da Pechino, rischiano di far precipitare il Paese in una dinamica distagflazione. Secondo quantoriportatodalFinancial Times,in questo momento31 città della Cina si trovano in lockdownparziale o totale, con misure che colpiscono 247,5 milioni di persone in regioni che rappresentano circa il 17,5% dell’attività economica del Paese. L’impatto maggiore è avvenuto nel mese di aprile, quando negozi chiusi e fabbriche inattive hanno fatto sì che la vendita al dettaglio sia crollata dell’11,1% su base annua e la produzione industriale si sia ridotta del 2,9%. Intanto ladisoccupazione giovanileè salitatoccando il record del 19,3% rispetto al 18,4% di maggio, e oggi quasi un lavoratore su cinque di età compresa tra i 16 ei 24 anni si trova senza occupazione. In crisi anche ilsettore immobiliare– mercato che rappresenta il 30% dell’economia cinese – a partire da Evergrande, il secondo sviluppatore immobiliare del Paese vicino al default con debiti per 300 miliardi di dollari. Da gennaio a maggio, le vendite di immobili sono diminuite del 23,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e negli ultimi giorni un numero crescente di proprietari hadecisodisospendere il pagamento dei mutuirelativi ai progettiabitativiincompiuti o bloccati. Ilboicottaggio, secondo quantoriferitodaBloomberg, avrebbe già coinvolto 230 progetti immobiliari in 80 città, e gli istituti di credito cinesi stimano insolvenze che potrebberoammontarea oltre 300 milioni di euro di prestiti a rischio. Per questo la settimana scorsa, il Ministero dell’edilizia abitativa e dello sviluppo urbano-rurale ha incontrato d’urgenza le autorità di regolamentazione finanziaria e i principali istituti di credito cinesi allo scopo di arginare il fenomeno. L’esecutivo guidato da Xi Jinpingteme il tracollo finanziario, ed è preoccupato del calo della fiducia in vista delXX CongressonazionaledelPartito Comunista Cinese che si svolgerà entro fine anno. Per il 2022 il governo prevede una crescita del Pil pari al 5,5%, la più ridotta degli ultimi 30 anni, ma secondo gli analisti potrebbe mancare l’obiettivo.