Chi non può pagare il costo della vita

Chi non può pagare il costo della vita

 

L’aumento del costo della vita collegato agli effetti sull’inflazionedellaguerra in Ucrainaha fatto sì che in un solo trimestre, a partire da marzo,71 milioni di personenei Paesi in via di sviluppo siano cadute in condizione di povertà. È quanto afferma unrapportopubblicato il 7 luglio dalProgramma delle Nazioni Unite per lo sviluppo(Undp). «Con l’aumento deitassi di interessein risposta all’aumento dell’inflazione – avvertono le Nazioni Unite – c’è il rischio di innescare un’ulteriore povertà indotta dallarecessioneche aggraverà ulteriormente la crisi». Dall’analisi, eseguitasu 159 Paesi in via di sviluppoa livello globale, emerge come l’impennata dei prezzi delle principalimaterie primesta già avendo impatti «immediati e devastanti» sulle famiglie più povere, in particolare nei Balcani, nei paesi della regione del Mar Caspio e nell’Africasubsahariana. In molte regioni, inoltre, questa crisi si somma agli sforzi necessari per far fronte al Covid-19. Secondo quanto riportato dalla Banca Mondiale, la pandemia ha fatto sì che ildebitodei Paesi in via di sviluppo raggiungesse il valorepiù alto degli ultimi 50 anni, equivalente a oltre due volte e mezzo le loro entrate. «Per molte persone in tutto il mondo, ilciboche potevano permettersi ieri non è più accessibile oggi – dichiara l’Amministratore dell’UndpAchim Steiner -Questa crisi del costo della vita sta spingendo milioni di persone nella povertà e nella fame a una velocità incredibile e, in questo modo, cresce ogni giorno la minaccia di un aumento deidisordini sociali». Molti Paesi in via di sviluppo hanno cercato di mitigare l’impatto della crisi ricorrendo a sconti fiscali,sussidi energeticie trasferimenti di denaro mirati. Secondo lo studio, tuttavia, oltre il 50% delle agevolazioni che derivano daisussidi energeticiavvantaggiano il 20% più ricco della popolazione. «Sebbene i sussidi energetici globali possano aiutare a breve termine, a lungo termine generano disuguaglianza esacerbando ulteriormente lacrisi climatica», commentaGeorge Gray Molina, capo economista dell’Undp e coautore del rapporto. Al contrario la quota maggiore deitrasferimentidi denaro raggiunge il 40% della popolazione più povera. «Stiamo assistendo a una crescita allarmante della disuguaglianza economica su scala globale. Tuttavia gli sforzi internazionali possono spazzare via questo circolo vizioso salvando vite e mezzi di sussistenza – conclude Steiner – Ciò comporta misure decisive dialleggerimento del debito, mantenere aperte lecatene di approvvigionamentointernazionali e un’azione coordinata per garantire che alcune delle comunità più emarginate del mondo possano accedere a cibo ed energia aprezzi accessibili».