L’aborto diventerà un diritto europeo fondamentale?

L’aborto diventerà un diritto europeo fondamentale?

 

Il Parlamento europeo ha preso posizione sull’aborto. Non solo condannandola decisione della Corte Supremadegli Stati Uniti, che ha ribaltato laRoev. Wade, la sentenza che tutelava il diritto all’interruzione di gravidanza, ma anche chiedendo di inserire l’aborto nellaCarta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Entrata in vigore nel 2009, la Carta contiene gli ideali su cui si fonda l’Unione europea ed è giuridicamente vincolante in tutti gli Stati membri. Nellarisoluzione di giovedì 7 luglio, l’Eurocamera ha condannato “fermamente la regressione in materia di diritti delle donne e di salute sessuale”, approvando la delibera con 324 voti favorevoli, 115 contrari e 38 astenuti. I membri conservatori del Parlamento hanno votato contro la risoluzione. Secondo gli eurodeputati “ogni persona ha diritto all’aborto sicuro e legale”: da qui la proposta intesa a modificare l’articolo 7 della Carta, in attesa che il Consiglio europeo si riunisca per discutere una revisione dei Trattati dell’Ue. Un processo non facile, che richiede l’unanimità dei membri. Dopo la decisione della Corte Suprema, i legislatori europeihanno chiestoal Congresso degli Stati Uniti di approvare un disegno di legge che protegga l’aborto a livello federale, oltre a esprimere la necessità disalvaguardare i diritti all’abortoe la salute delle donne nell’Unione europea. Temono un aumento dei finanziamenti per igruppi antiabortistinon solo in Usa, ma anche in Europa. Strasburgo chiede agli Stati membri di depenalizzare l’aborto erimuovere le restrizioni legali, economiche e socialiche ancora esistono e ostacolano l’accesso alla pratica. Come spiega la risoluzione del Parlamento Ue, “dovrebbero garantire l’accesso a servizi di aborto sicuri, legali e gratuiti, servizi di assistenza sanitaria prenatale e materna, pianificazione familiare volontaria, servizi a misura di giovane e prevenzione, trattamento e supporto dell’HIV, senza discriminazioni”. Secondo il testo, “la Commissione e gli Stati membri dovrebbero rafforzare il loro sostegno politico ai difensori dei diritti umani e agli operatori sanitari che lavorano per promuovere la salute e idiritti sessuali e riproduttivi”. L’Atlante delle politiche europee sull’aborto, pubblicato a settembre del 2021 dal Parlamento europeo per i diritti sessuali e riproduttivi, valuta 53 Paesi e territori europei sui quadri legali per accedere a cure sicure per l’aborto “mostra chiaramente chel’Europa non è così progressista come potrebbe sembrare”. «Mentre i sistemi sanitari nazionali in 21 Paesi considerano l’aborto come qualsiasi altro servizio medico,in 14 Paesi e territori l’aborto rimane tecnicamente unreato,anche se la maggior parte delle europee considera l’aborto un diritto delle donne», ha dichiarato Neil Datta, segretario dell’Epf. In questa classifica, che tiene conto anche di una serie di Paesi vicini al Vecchio Continente, tra cui Russia, Turchia, Ucraina e Islanda (ai primi posti insieme alla Svezia),l’Italia è in una posizione medio-alta, al 16° posto. Eppure, la legge 194 che regola il diritto all’interruzione di gravidanza nel Paese, consente l’obiezione di coscienza ai medici. Nel 2020 la percentuale di ginecologi obiettori di coscienzaè arrivata al 64,6%. In Unione Europeai diritti all’aborto variano a seconda del Paese:Maltaha le leggi più restrittive del blocco e non concede l’accesso alla pratica nemmeno per salvare la vita della donna. Questo diritto è limitato anche in Polonia e Croazia. La risoluzione di Strasburgo invita gli Stati membri a depenalizzare l’aborto e rimuovere le barriere esistenti. Accadrà?