Il progetto portoghese contro lo spreco alimentare

Sono già diversi anni che il Portogallo si attivacontro lo spreco alimentare. Dal 2011, infatti, esisteReFood, un progetto ambizioso che, coinvolgendo la comunità locale, riesce a ridurre gli sprechi e ad aiutare persone in difficoltà. Quell’anno, nel quartiere Nossa Senhora de Fatima, aLisbona,grazie aHunter Halder, ex consulente in risorse umane, si formò una piccola comunità di persone che, in bicicletta, passavano a chiusura da negozi e ristoranti per prendere gli avanzi e portarli a una mensa che aiutava i più bisognosi. Si definivano “non professionisti della carità”, aiutavano le persone in difficoltà eriducevano lo spreco degli esercenti della città. Halder iniziò identificando gli esercenti che potevano donare e progettandobiciclette con doppi cestini, in grado così di contenere quantità di cibo adeguate al ritiro. Il 9 marzo 2011 ReFood aveva30 ristoranti partner, due parrocchie che aiutavano nell’identificazione di possibili beneficiari, 1000 pasti al mese da distribuire a 50 persone, 5 volte a settimana. Col tempo si unirono altre persone, il progetto si espanse anche in altri comuni portoghesi. Refood si definisce un movimento indipendente, sostenibile, 100% volontario e democratico. Ad oggi è un’associazione senza scopo di lucro che vuolerecuperare alimenti commestibili ma scartati, per supportare persone in situazione di difficoltà, attraverso l’inclusivitàdella comunità di supporto che si crea attorno al progetto. Il tutto funziona perché si crea una catena dieconomia solidale e circolare: ciascuna persona che ne entra a far parte dona un tempo pari a 2 ore a settimana come volontario, dedicandosi a diverse mansioni. Innanzitutto, bisogna recuperare i prodotti dai negozi di prossimità in bicicletta, poi stoccarli nel magazzino di riferimento, ove verranno creati i “cestini” per i beneficiari, che saranno infine distribuiti alle persone. Gli imballaggi utilizzati per la distribuzione sono totalmente riutilizzabili e tutto ciò che il beneficiario deve fare, una volta usufruito del dono, è riportarli al punto di stoccaggio. Chiunque può aprire un nuovo nucleo, basta trovare uno spazio idoneo e formare un gruppo di persone con cui iniziare, coinvolgendo poco a poco la comunità circostante. ReFood è attivo in circa 60 centri, soprattutto inPortogallo, ma dal 2019 anche inSpagnaeItalia, muove 7500 volontari che supportano 6800 beneficiari e dona 150.000 pasti al mese, evitando oltre 1000 tonnellate di rifiuti organici all’anno.