Il Parlamento europeo ha approvato ilDigital Services Acte ilDigital Markets Act, due leggi fondamentali per migliorare la protezione degli utenti di Internet e limitare il modo in cui i giganti della tecnologia moderano i contenuti e trattano i concorrenti, stabilendo un nuovo standard per laregolamentazione digitale. «Per la prima volta in assoluto, laCommissione europeadiventerà il supervisore dei “gatekeeper” (letteralmente “custode del cancello”) e delle piattaforme e dei motori di ricerca online molto grandi»,ha scritto su TwitterThierry Breton, ilCommissario di Bruxelles per il mercato interno. L’ha definitoun «momento storico nella regolamentazione digitale», con l’Unione europea che diventa, così, la prima giurisdizione al mondo a stabilire una normativa per disciplinare lo spazio digitale. Lo ha spiegato anche la vicepresidente esecutiva della Commissione con delega al Digitale e alla Concorrenza,Margrethe Vestager: «Il Parlamento europeo ha adottatouna novità mondiale: una regolamentazione forte e ambiziosa delle piattaforme online. La legge sui servizi digitali consente laprotezione dei diritti degli utenti online. Il Digital Markets Act creamercati online equi e aperti». Come ha sottolineato Vetager, le due leggi approvate in materia riguardano iservizi e i mercati digitali: l’applicazione del Dsa inizierà 15 mesi dopo la sua entrata in vigore, per il Dma ci vorrà molto meno, 6 mesi. Le aziende del settore digitale che verranno toccate dalle nuove norme includono anchele “Big Tech”, le grandi piattaforme e i motori di ricerca che dominano la Rete:GoogleeFacebook, per esempio. Il Data Services Act precisa leresponsabilità delle società tecnologiche e di Internet: le aziende devono moderare le loro piattaforme riguardo ai contenuti dannosi, come ladisinformazione da Covid-19, e introdurre protocolli per bloccare la diffusione di materiale pericoloso durante una crisi, come per esempio la pandemia. Ma anche aumentare la trasparenza nelle interazioni con gli utenti, vietare la pubblicità mirataai minorio quella che utilizza dati personali sensibili, come l’orientamento sessualeo le convinzioni politiche e religiose. Il Digital Markets Act si concentra sulle piattaforme online di grandi dimensioni, i grandi attori digitali che agiscono comeguardiani della Rete, per impedire loro di abusare della loro posizione dominante sul mercato, e sui rischi di distorsione di quello stesso mercato. Che cosa significa in concreto?Lo spiega Breton: nuovi obblighi per ogni forma di contenuto illegale, che comprende prodotti contraffatti o pericolosi, violenza e odio online, perché «come intermediario potresti non essere responsabile, ma sicuramente devi esserlo». Più protezione per i consumatori dei mercati online, per gliutenti dei social network,in particolare i bambini. Un limite all’uso dei dati degli utenti più vulnerabili per la pubblicità online, maggiori opportunità per le imprese innovative e una più ampia scelta di prodotti e servizi innovativi. «E infine, un punto che ritengo essenziale:aprire la “scatola nera” degli algoritmiche sono il cuore dei sistemi delle piattaforme». Il Dsa prevede controlli da svolgere di anno in anno, con eventualisanzioni graduali«e senza precedenti nella loro portata. Ammonterannofino al 6% del fatturato globale del conglomerato», specifica Breton. Le sanzioni derivanti dal Dma, invece, «possono arrivarefino al 10% del fatturato globalee anche oltre il 20% per i recidivi, che possono anche essere soggetti al rimedio ultimo delle cessioni e della separazione strutturale quando ledono sistematicamente i propri obblighi». Tutto questo si tradurrà in unamaggiore trasparenza: «Oggi (5 luglio 2022,ndr) si volta una nuova pagina, quella delle piattaforme “toobig to care”», quelle troppo grandi per preoccuparsene.
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