Tesla veicola razzismo?

 

Non è un bel periodo per Tesla. Ma lo è ancora meno per i suoi dipendenti. Quindici ex o attuali lavoratori afroamericani hanno intentato una causa controla casa automobilistica elettrica, sostenendo di aver subitoabusi a sfondo razziale e molestienelle sue fabbriche. Lo riporta l’agenzia di stampa britannicaReuters, specificando che le molestie si sarebbero verificate principalmentenello stabilimento di Fremont, in California, l’azienda multinazionale statunitense specializzata nella produzione di auto elettriche e fondata nel 2003 daElon Muske J.B. Straubel. Secondo la causa intentata in un tribunale statale del Paese, “i commenti includevanol’uso dellan-worlde termini come“schiavitù” o “piantagione”, associati a una sezione dell’impianto ad alta densità di manodopera. Le “procedure operative standard della casa automobilistica includono una discriminazione razziale palese, aperta e assoluta”, riporta la causa. I 15 lavoratori hanno dichiarato di essere stati sottoposti regolarmente a commenti simili e a comportamenti razzisti offensivi da parte dicolleghi, dirigenti e dipendenti delle risorse umane. Alcuni, poi, sarebbero stati assegnati ai posti più fisicamente impegnativi dell’azienda o non avrebbero ricevuto promozioni di alcun tipo. La causa fa anche riferimento a Montieco Justice, addetto alla produzione nello stabilimento californiano, che sarebbe stato retrocesso al suo rientro nell’azienda dopo aver preso un congedo autorizzatoa seguito del Covid-19. Contattata da Reuters, Tesla non avrebbe commentato la vicenda. Non si tratta del primo episodio simile in casa Musk: la sua azienda automobilistica sta affrontandoalmeno 10 cause legaliper presuntadiscriminazione razzialeo molestie sessuali, nonostante abbia negato ogni illecito e dichiarato di avere messo in atto politiche per prevenire e affrontare la cattiva condotta sul posto di lavoro. Secondo il sito di informazioneVox,a febbraio lo stato della California aveva citato in giudizio la fabbrica di Fremont per accuse di razzismo: la causa coinvolgeva4.000 dipendenti afroamericaniche affermavano che gli operai neri fossero stati segregati in parti separate della struttura. Un lavoratore nero ha detto di aver sentito insulti razzisti dalle50 alle 100 volte al giorno. A ottobre, un giudice federale dellaCaliforniaaveva condannato Tesla apagare137 milioni di dollariall’ex dipendente afroamericano Owen Diaz per discriminazione razziale. Secondo l’agenzia di stampa internazionale Bloomberg, “Diaz ha vinto quello che si ritiene essereuno dei più grandi verdetti nella storia degli Stati Unitiper un singolo querelante in un caso di discriminazione razziale, dopo un processo di sette giorni a San Francisco”. Ma ad aprile un giudice distrettuale degli Stati Uniti aveva accolto il ricorso di Tesla, dichiarando che si trattava di una somma eccessiva e riducendola a15 milioni di dollari.Diaz e i suoi avvocati hanno respinto la cifra, ritenendo che minasse i suoi diritti costituzionali e fosse troppo ingiusta: una mossa rischiosa, anche economicamente parlando. Ma il risultato più probabile è che il risarcimento starà nel mezzo alle due cifre proposte. La data per il nuovo processo non è ancora stata fissata. Non è finita: all’inizio di giugno un azionista di Tesla ha intentato una causaaccusando il suo CeoElon Muske il consiglio di amministrazione per avertrascurato i reclami dei lavoratorie per aver promosso una cultura tossica sul posto di lavoro, in una sede in Texas. Che cosa dirà, questa volta, il nuovo proprietario di Twitter? Difenderà anche in questo caso la libertà di parola?