L’America e la benedizione alle emissioni climalteranti

L’America e la benedizione alle emissioni climalteranti

 

Una sentenza negativa per la lotta contro lacrisi climaticaè arrivata dagliStati Uniti, dove laCorte Suprema americanaha deciso dilimitare i poteri dell’Environmental Protection Agency(EPA), l’ente federale che si occupa della tutela ambientale. Esaminando un’azione legale portata avanti dallo stato delWest Virginia(dove veniva sostenuto che l’EPA non ha l’autorità necessaria per regolamentare il settore energetico dei singoli Stati o delle singole centrali), con una maggioranza di6 giudici contro 3la Corte ha ulteriormente ristretto le capacità dell’ente diregolare le emissioni per le centrali elettriche operative. «Può essere una sensata “soluzione alla crisi odierna” limitare le emissioni carboniche a un certo livello, spingendo la transizione nazionale ad abbandonare il carbone nella produzione elettrica. Ma non è plausibile che il Congresso abbia dato all’EPA l’autorizzazione ad adottarla nei propri regolamenti», hascrittonella sentenza ilpresidente della Corte Suprema John G. Roberts. Immediate le proteste fra gli ambientalisti e i democratici, con il presidente Joe Biden che haaffermato: «Un’ulteriore devastante decisione che mira a riportare indietro il nostro Paese». Con questa sentenza i già deboli piani di mitigazione perseguiti dall’amministrazione democratica potrebbero subire notevoli rallentamenti, fra cuiquelloche prevede di portare la nazione verso il100% di energia elettrica a zero emissioni di CO2 entro il 2035. Con ilimiti impostiall’azione dell’EPA, i vari Stati a guida repubblicana, così come numerose compagnie energetiche e minerarie, avranno meno vincolinelle emissioni e nell’inquinamentoambientale.Una situazione che sta dividendo ampiamente il mondo economico, dove le compagnie hi-tech della Silicon Valley spingono per la decarbonizzazione, e il mondo politico. Da tempo Biden si trova in balia di un Congresso bloccato, dove alcuni membri del Partito Democratico, come Joe Manchin e Kyrsten Sinema, hanno postonumerosi vetiall’agenda climaticadel presidente. Inoltre, complici lacrisi energeticain corso e la competizione geopolitica globale, lo stesso governosta autorizzandonuove licenze di esplorazione e utilizzo delle risorse fossilinel Golfo del Messico e in Alaska,minandoulteriormente la situazione ambientale. Una deriva che allontana sempre di più gli Stati Uniti, prima nazione al mondo per emissioni a livello pro-capite, dalsentiero perseguito invece dall’Unione Europea. La quale staprogressivamenteimplementando l’ambizioso pacchetto“Fit for 55”,facente parte delGreen Deal europeo, che prevede iltaglio delle emissioni pari al 55% entro il 2030e il raggiungimento della neutralità carbonica nel 2050. Nonostante diverse difficoltà e il tentativo di vari governi, fra cui quello italiano, diprorogare al 2040 lo stop alla vendita delle auto diesel e benzina, alla fine uncompromessoè stato raggiunto per mantenere gli obiettivi prestabiliti. Se da una parte le nazioni europee mirano a diventare l’esempio guida per il mondo nel campo dellamitigazione climatica, dall’altra parte le mosse sbagliate degli Stati Uniti potrebbero produrre un effetto negativo per l’intero Pianeta: «Decisioni come queste negli Usa o in altre grandi economie inquinanti rendono più difficile il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi per un sano e vivibile pianeta», hadichiaratoil portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric.