La lezione che la Corte suprema Usa (non) può deve all’Italia

La lezione che la Corte suprema Usa (non) può deve all’Italia

 

“L’unica domanda che rimane è se i nostri leader avranno la forza, la fermezza e l’audacia per definire una nuova strada per lademocrazia americana”, scriveva qualche giorno fa Jamelle Buoie, columnist del New York Times. In pochi giorni laCorte Suprema americanaha cancellato ildiritto all’aborto, eliminato alcune restrizioni sull’acquisto diarmi, diminuito il potere dell’agenzia federale per la protezione ambientalee, decidendo sul caso di un allenatore di football, ha allentato notevolmente i confini dellaneutralità religiosadelle scuole pubbliche. “L’America avrebbe bisogno di aggiornare la sua casa”, riassume in conclusione del suo editoriale sul Sole 24 Ore Sergio Fabbrini. Oppure, per dirla con un costituzionalista esperto e appassionato del sistema americano, Francesco Clementi, ha bisogno di un “nuovo patto politico-istituzionale”. Ma è possibile nell’era delle ali estreme? Nell’era deltrumpismo? A dircelo saranno probabilmente leelezioni di midterma novembre, quando queste stesse decisioni della corte potrebbero avere un peso decisivo nelle scelte degli elettori. Intanto, pur nella diversità profonda dei sistemi istituzionali, proviamo a trarne una lezione per l’Italia. La sentenza sull’aborto è figlia del rovesciamento di una precedente sentenza del 1973. Ma dal 1973 la politica americana ha scelto di occuparsene solo marginalmente, senza dare concretezza normativa con una legge specifica a questo precedente ed è anche per questo che la nuova corte a maggioranza ultraconservatrice è potuta intervenire con questo livello di incisività. Vi ricorda qualcosa? A noi i molti richiami della nostraCorte Costituzionalee le sentenze rimaste inattuate da un Parlamento che non ha avuto ancora il coraggio di trovare i giusti compromessi. Tra tutti, spiccano il tema delsuicidio assistitoe la decisione sullafine vita, che lasciano decine di persone afflitte da intollerabili sofferenze in un limbo giuridico, costrette a chiedere agli avvocati di rivolgersi alla Asl, a infilarsi in tunnel amministrativi dall’esito incerto. Avranno i nostri leader la forza, la fermezza e l’audacia per mettere fine a tutto questo?