Il rischio incendi è alle porte: siamo pronti ad affrontarlo?

Il rischio incendi è alle porte: siamo pronti ad affrontarlo?

 

L’Italia secca è una polveriera potenzialmente pronta a esplodere. Anche quest’anno, come nella scorsa estate, il rischioincendiresta elevatoper uno Stivale sempre più secco e che soffre di unasiccitàtra le peggiori degli ultimi 70 anni. Con le temperature che dal primo luglio sino al 6 resteranno elevate in molte aree del Nord e del Centro-Sud, e con pochi territori soltanto nella zona dell’arco alpino e delle pre-Alpi che sono stati bagnati dai violenti temporali dei giorni scorsi, i rischi restano dunque concreti. InEmilia-Romagna, già da questo week-end, è stata emessa un’allerta arancioneche riguarda diverse province per il rischio incendi boschivi che viene esteso a tutto il territorio. Sotto stretta osservazione anche le isole, dallaSardegnadove lo scorso anno bruciarono migliaia di ettari di territorio sino allaSiciliache, nella zona del catanese, in questi giorni ha già a che fare con le prime fiamme. In zone boschive, nel frattempo, si tenta di giocare d’anticipo: lo splendidoParco delle Foreste Casentinesiper esempio questa estate ha deciso divietare a priori i barbecue, adottando nella lotta agli incendi la “strategia del riso freddo”, come hanno ironicamente spiegato dall’ente parco. Nel frattempo, in previsione dimesi sempre più bollentiin terreni aridi dove i venti che soffiano potrebbero alimentare le fiamme, anche laCONAF(Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali) fa il punto della situazione chiedendo di «uscire dalla logica dell’emergenza per passare alla pianificazione del territorio». Proprio CONAF in questi giorni ha tracciato una sorta di primo bilancio della primavera e dell’inizio estate spiegando che «le scarse precipitazioni di questi giorni nel Nord Italia non hanno allontanato la siccità che sta continuando ad avvolgere la Penisola. Dalla Sardegna all’Abruzzo, dall’Emilia-Romagna alla Sicilia l’estate rovente rischia di diventare un bollettino di incendi boschivi, purtroppo quasi sempre di origine dolosa o colposa. Finora, fortunatamente le cronache riportano solo piccoli episodi locali prontamente risolti, ma con lasiccità prolungatae le temperature torride di questi giorni, il rischio incendi è davvero concreto. L’esperienza sul campo di migliaia didottori agronomi e forestaliporta verso un’unica soluzione:pianificareper tempo gli interventi, con un impegno a lungo termine e con adeguati investimenti in prevenzione. Già, ma come fare per cercare di prevenire i roghi? Gli esperti spiegano che fra le attenzioni necessarie «si deve incentivare ilpresidio del territorio, ricordando agli imprenditori agricoli il ruolo di sentinelle, consentendo loro di svolgere serenamente le attività rurali e zootecniche, compreso il pascolamento in bosco. Per contrastare gli incendi si deve riscoprire la cura del territorio. I devastanti incendi della scorsa estate, in particolare quelli accaduti in Sardegna, hanno evidenziato le tante,troppe superfici abbandonate dai proprietari, che non trovano remunerazione adeguata per occuparsi delle proprietà». Nello specifico, come ha ricordato il presidente CONAF Sabrina Diamanti, serve soprattutto «la pianificazione e la progettazione del territorio, anche quello forestale, la realizzazione di opere specifiche qualifasce parafuoco, la realizzazione diinvasie l’attuazione di incendi di interfaccia, lasistemazione della viabilità forestale, e soprattuttogestione attiva del bosco». «Attraverso la pianificazione di area vasta si può contribuire alla prevenzione degli incendi boschivi e al restauro di aree frammentate, degradate e percorse da incendio. Urgono piani antincendio, coordinati con la corretta pianificazione territoriale delle aree boscate a macchia mediterranea e non. Inoltre, un’adeguata pianificazione consente di individuare le criticità e le vocazioni delle aree agricole e forestali per organizzare gli interventi migliorativi e manutentivi nel tempo». Tutte strategie preventive, perché non possiamo aspettare semplicemente l’arrivo delle fiamme e poi, ogni volta, gridare all’emergenza.Bisogna giocare d’anticipo: «Le risorse che oggi ilPnrrdedica agli incendi sono ancora molto orientate all’acquisto di macchinari e tecnologie per lo spegnimento e ai fondi per il ripristino delle aree percorse dal fuoco. Si tratta di momenti decisivi, ma questi interventi mantengono un approccio emergenziale che dobbiamo imparare a contenere. Vorremmo invece che una quota superiore dei fondi si spostasse alla fase di pianificazione del territorio,per contare meno danni, meno morti e avere soluzioni di lungo periodo», concludono agronomi e forestali.