L’intelligenza degli alberi di Toronto

Da qualche tempo la parola “smart” sembra essere diventata l’ingrediente perqualsiasiricetta che rivisita il sapore dell’antico con quel tanto di modernità quanto basta. “Smart working”, “smart mobility”, “smart card”, “smart grid”, “smartbox”, “smartphone”. Se oggi affermassimo che tutte queste cose sono più “intelligenti” rispetto a ieri, forse ci sentiremmo stupidi noi a non averle pensate prima. Ma quando diciamo che sono “smart”, sembriamo rafforzarne in modo assoluto il grado di appetibilità a scapito del capitale umano. All’appello iniziale manca “smart city”, un concetto dipianificazione urbanache appalta lospazio pubblicoal dominio tecnologico in quella che l’enciclopedia Treccani chiama «una sorta di ridefinizione dell’antico genius loci» – vedete, c’era già tutto. Nel 2019 la filiale diGoogleper la pianificazione urbana Sidewalk Labs avevaannunciatoil progettoQuayside, un piano futuristico di circa un miliardo di dollari destinato a trasformare il lungo mare diTorontoin quello che il ceo di Sidewalk Labs Dan Doctoroff aveva definito «il distretto più innovativo del mondo». Un anno dopo, il sogno hi-tech che avrebbe bagnato12 acri di litoraledella città canadese eratramontato«a causa dell’incertezza economica senza precedenti causata dalla pandemia di Covid-19». Ma a mettere in quarantena Quayside, oltre la pandemia, hanno contribuito le preoccupazioni sullaprivacyda parte dei residenti. «Indipendentemente da ciò che Google offre, il valore di Toronto non può assolutamente avvicinarsi al valore a cui la tua città sta rinunciando», aveva dichiarato l’ex consulente di Mark Zuckerberg Roger McNamee in unaletteraindirizzata al comitato esecutivo del progetto, definito come «la versione più evoluta fino a oggi» di quello che l’accademica Shoshana Zuboff chiama “capitalismo dellasorveglianza”. «Lasmart cityè stata forse il paradigma dominante nella pianificazione urbana negli ultimi due decenni»,ha scrittola MIT Technology Review, la rivista di innovazione del Massachusetts Institute of Technology. «Il termine è stato originariamente coniato da IBM nella speranza che la tecnologia potessemigliorare il modo in cui funzionavano le città, ma come strategia per la costruzione di città è stata implementata con maggior successo sotto regimi autoritari», Putin incluso. «Il vero problema è che, con la loro enfasi sull’ottimizzazione di tutto, le città intelligenti sembranoprogettate per sradicare proprio ciò che rende le città meravigliose», prosegue la MIT Technology Review. «Se il fallimento di Sidewalk’s Quayside ci ha insegnato qualcosa, è chequeste tecnologie devono rispondere meglio ai bisogni umani». Per questoTorontoha deciso di darsi una seconda possibilità e a febbraio ha presentato un nuovo progetto di sviluppo del litorale che prevede 800 appartamenti a prezzi accessibili oltre a unaforesta di 8.000 metri quadrati, unafattoria urbanasul tetto, un centro di assistenza sanitaria, luoghi d’arte, spazi educativi e la promessa di raggiungere lezero emissioni di carbonio. «Penso che questi ultimi due anni abbiano rafforzato il fatto che l’ambiente costruito debba davvero mitigarsi per essere molto più vicino all’importanza della vita umana insieme alla vita vegetale e al mondo naturale», sostiene l’architetto ghanese naturalizzato britannico David Adjaye che guida il progetto insieme a un team internazionale di collaboratori.