Gli sport che escludono le atlete transgender dalla categoria femminile

Gli sport che escludono le atlete transgender dalla categoria femminile

 

A poche ore dalla decisione dellafederazione mondiale del nuoto, un nuovo annuncio infiamma il dibattito: stavolta si parla di rugby. L’International Rugby Leagueha annunciato che legiocatrici transgendersaranno escluse dallepartiteinternazionali, almeno fino allaCoppa del mondo femminileche si disputerà a novembre in Inghilterra e che coinvolgerà squadre provenienti dall’Australia, dal Brasile, dal Canada, dall’Inghilterra, dalla Francia, dalla Nuova Zelanda e dal Papua Nuova Guinea. Non si tratterebbe di una decisione definitiva: l’intento è quello di portare avanti consultazioni e, se possibile, raccogliere le opinioni e le istanze delle stessegiocatriciin merito. «L’IRL continuerà a lavorare per sviluppare una serie di criteri, basati sulle migliori prove possibili, che bilanciano equamente il diritto dell’individuo a giocare e la sicurezza di tutti i partecipanti», ha dichiarato l’organizzazione. Nelle ultime ore, poi, anche nel mondo dell’atletica leggeraqualcuno si è sbilanciato in proposito. «La mia responsabilità è proteggere l’integrità dellosport femminile. Lo prendiamo molto sul serio e, se ciò significa che dovremo apportare modifiche ai protocolli in futuro, lo faremo», ha spiegato il presidente dellaAthletics Sebastian Coealla BBC, il quale, presente ai Mondiali di nuoto a Budapest, ha voluto puntualizzare con la stampa che «se arriverà un momento in cui dovremo scegliere tra equità e inclusione, sarò sempre dalla parte dell’equità». La scorsa domenica laFederazione internazionale di nuoto (Fina)ha votato contro la possibilità delleatlete transgenderdi prendere parte allegare d’èlite femminili. In base alle nuove linee-guida, per essere accettate devono aver completato il processo ditransizionedi genere da almeno 12 anni. Un’eventualità altamente improbabile visti i tempi tecnici e le implicazioni psicologiche che comporta il percorso. Nel congresso straordinario tenuto ai Mondiali di nuoto in corso a Budapest, la decisione ha ottenuto il 71,5% dei voti favorevoli tra i 152 membri dellaFina. Già a novembre 2021 la federazione aveva costituito un team scientifico di medici, giuristi ed esperti di inclusione e sport. Nel documento redatto si legge “Il divario che si crea fra le prestazioni atletiche è dovuto anche alledifferenze di sessoche emergono all’inizio della pubertà”. Inoltre, l’obiettivo è definire una nuova categoria “aperta” per ənuotatorəla cui identità di genere non coincida con il sesso biologico. Nei prossimi 6 mesi un gruppo di lavoro stabilirà i criteri per la sua istituzione. «Dobbiamo proteggere il diritto dei nostri atleti a competere, ma dobbiamo anche tutelare l’equità competitiva nei nostri eventi, in particolare nella categoria femminile – ha affermato il presidente della Fina Husain Al-Musallam, specificando che – la creazione di una categoria aperta significherà che tutti avranno l’opportunità di competere a livello d’élite. Questo non è mai stato fatto prima, quindi la Fina farà da apripista». Le dichiarazioni dellefederazioni internazionali del nuotoe delrugbyhanno suscitato indignazione e critiche da parte deisostenitori dei diritti delle persone transgender.«L’esclusione delle atlete transgender rischia di violare i principi internazionali di non discriminazione dei diritti umani, che vedono lo sport come un luogo di inclusione», ha affermato Anna Brown,CEO di Equality Australia.