C’è chi chiede un deposito cauzionale di bottiglie e imballaggi

C’è chi chiede un deposito cauzionale di bottiglie e imballaggi

 

Compriamo, usiamo, buttiamo. Una serie di azioni che, ogni anno, in Italia ci portano asprecare addirittura 7 miliardi di contenitori riciclabili, come quelli per le bevande. Ma che cosa succederebbe se si istituisse undeposito cauzionaleper le bevande monouso, agevolando quel“vuoto a rendere”che nel nostro Paese esisteva in passato? La campagna“A Buon Rendere – Molto più di un vuoto”, promossa dall’associazione Comuni Virtuosi, è convinta che con un deposito su cauzione si potrebbe ottenere unaopportunità economicae al tempo stesso un grande passo in direzione dellatutela dell’ambiente. Motivo per cui i comuni uniti in questa iniziativa chiedono al Mite (Ministero della Transizione Ecologica) diemanare il decreto attuativodella norma già promossache introduce questo sistema nel nostro Paese, sistema applaudito in un sondaggiodall’83% degli italiani. Altrove questo metodo, chiamato ancheDRS(Deposit Return System) oppure “cauzionale”, già esiste: per esempio in13 Paesi europeiviene applicato un meccanismo di vuoto a rendere e altri, come Malta o Lettonia, presto diventeranno operativi. «In questi giorni molti Paesi, inclusa l’Italia, fanno i conti con una drammaticacarenza di materie primee perfino di bottiglie di vetro per birra e altre bevande. Dall’altra parte abbiamo, solo nel nostro Paese 7 miliardi di contenitori perbevandeche ogni anno sfuggono al riciclo-ha spiegato Enzo Favoino, responsabile scientifico della campagna, aggiungendo che nel contesto normativo europeo – la nuova direttiva quadro prevede che la responsabilità estesa del produttore vada a coprire i costi integrali di gestione a fine vita degli imballaggi». «Questo deve includere anche la rimozione del cosiddettolitteringha continuato – cioè la dispersione di materiali negli spazi pubblici, un costo elevato finora posto a carico delle pubbliche amministrazioni, quindi della comunità. Questo costo adesso deve essere posto in carico ai produttori degli imballaggi, secondo il meccanismo dellaresponsabilità estesa del produttore, e ci sono ampie evidenze che il modo per fare questo nella maniera più efficace, al minor costo possibile, è proprio l’introduzione di un deposito cauzionale». Già, ma in cosa consiste un deposito cauzionale? Di fatto è un sistema di raccolta selettivaper gli imballaggi per bevande monouso in base al qualeil consumatore paga una piccola cauzione totalmente rimborsabilein aggiunta al prezzo di vendita di una bevanda: la cauzione viene poi riconosciuta interamente al consumatore al momento della restituzione dell’imballaggio vuoto. Un po’ come in certe sagre dove ti fanno pagare un costo in più per il boccale di birra da dover restituire dopo l’uso. In generale, i sistemi di deposito includono imballaggi inplastica(come il PET che si usa per le bottiglie), inmetallo(lattine in alluminio) evetroe in Europa le cifre in aggiunta al prezzo di vendita si aggirano trai 10 e i 25 centesimi, restituiti al momento della riconsegna dell’imballaggio. Un sistema che permetterebbe diaiutare decisamente l’ambientese si pensa che l’estrazione e la produzione di materia e prodotti sono fattori chiave che pesano per oltre il 50% della CO2 equivalente emessa su scala globale e che il consumo di imballaggi continua a crescere (+11% in Europa, +8% Italia), soprattutto quelli in plastica. Inoltre, in aggiunta agli effetti positivi su economia e ambiente per coloro che promuovono il ritorno del vuoto a rendere e chiedono al ministero di emanare il decreto attuativo, con questo sistema potrebbero esserci – su esempio di altre nazioni – anchevantaggi sociali. InGermaniac’è il “Pfandsammler”, fenomeno per cui imeno abbientisi impegnano a raccogliere bottiglie e contenitori proprio per incassare il deposito cauzionale, fornendo al contempo una sorta di servizio aggiuntivo alla società per la rimozione dei rifiuti dalle strade.