La vicenda Weinstein, dagli anni novanta a oggi

La vicenda Weinstein, dagli anni novanta a oggi

 

Harvey Weinstein,ex celebre produttore cinematografico noto alla cronaca giudiziaria per anni di processi eaccuse diviolenza sessuale, è stato incriminato (di nuovo) per aggressione sessuale ai danni di una donna inglese per un episodio avvenuto a Londra nel 1996. Le investigazioni condotte dalla procuratrice Rosemary Ainslie hanno portato alla condanna delmogulnewyorchese in relazione a due capi d’imputazione, a seguito delle indagini della Metropolitan Police di Londra. La mancanza di un termine di prescrizione per questi delitti (contrariamente a quanto succede in molti altri ordinamenti come il nostro) ha una funzione sociale notevole: l’obiettivo è quello diperseguire e punire sempre i reati a sfondo sessualeper contrastare la violenza di genere e tutelare le vittime, anche per fatti risalenti a molti anni fa. Attualmente H. Weinstein sta scontando unapena di 23 annipresso l’istituto carcerario Twin Towers Correctional Facility di Los Angeles dove è in attesa di giudizio, sempre per accuse di reati a sfondo sessuale. A Ottobre di quest’anno avrà inizio il processo a suo carico: l’ex magnate del cinema è indagato di violenza sessuale ai danni di cinque donne, per episodi avvenuti dal 2004 al 2013, e rischia fino a 140 anni in più dicarcere. L’inizio del declino La vicenda Weinstein è stata resa pubblica per la prima volta nel2017grazie a inchieste giornalistiche di portata eccezionale (prima delNew York Timese poi delNew Yorker). Quello che rischiava di rimanere uno scandalo mediatico è diventato ben presto non solo una complessa e articolata vicenda giudiziaria, oggi ancora non del tutto conclusa, ma il caso simbolo delmovimento femministaMeToo. L’ex potentissimo produttore cinematografico, celebre per aver contribuito al successo di cult del cinema comePulp FictioneShakespeare in love, già nel 2015 è stato sotto indagine del New York Police Department (in un’intercettazione ambientale è stato lo stesso Weinstein ad ammettere di aver palpeggiato una modella italo-filippina di nome Ambra Battilana Gutierrez, descrivendolo come uncomportamento a cui era “abituato”). Il giornalista delNew YorkerRonan Farrow, avendo raccolto le testimonianze di 13 donne tra cui Asia Argento eGwyneth Paltrow, ha descritto il comportamento dell’ex produttore come «ampiamente noto sia alla Miramax che alla Weinstein Company». I messaggi inviati da Irwin Reiter – un alto dirigente dell’azienda – a Emily Nestor – una delle donne che aveva dichiarato di essere stata molestata – descrivevano il «maltrattamento delle donne come unproblema seriale che la Weinstein Company avevaaffrontato negli ultimi anni». Anche a Hollywood queste dinamiche erano note a tutti e tutte e infatti, dopo le rivelazioni delTimes, si iniziò a delineare un vero e proprio sistema.Ilcasting couch, appunto, era diabolico e ben consolidato. Leassistenti di Weinsteine altre persone attorno a lui servivano da cosiddettohoneypot, daesche: inizialmente si univano a un incontro con una donna a cui il produttore era interessato, poi venivano allontanate, lasciandolo solo con la vittima scelta. Come tutti gli ambienti inquinati dal maschilismo intrecciato con il potere, le donne avevanotimore di rivelare l’accadutoper paura di ritorsioni personali e lavorative, come nel caso di Ambra Battilana Gutierrez, una delle prime donne a denunciare. Come spesso accade, in seguito alla denuncia sono apparsi rapidamente sulle riviste di gossip di New York articoli sulla sua condotta privata, che mettevano in dubbio la sua credibilità e la definivano una ”arrivista opportunista”. Sembrava che, tutto sommato, le molestie subite non fossero davvero tali e che, anzi, fossero delle “opportunità” per accedere al mondo esclusivo del cinema hollywoodiano. Dopo lo scoppio dello scandalo mediatico, la nascita del movimento MeToo e il rischio di perdere, oltre che la reputazione, anche l’impero economico, Weinstein – che venne, infatti licenziato dalla sua stessa compagnia ed espulso dall’Academy of Motion pictures Arts and Sciences -tentò dilimitare i danni,scusandosi in un’intervista alTimese alNew York Post,riconoscendo in parte la sua responsabilità e dichiarò didover “affrontare” la sua personalità irruenta. Si arriva al processo Nelgennaio 2020finalmente iniziò a New York il processo per le denunce di due donne che, nel maggio 2018, avevano portato all’arresto di Weinstein. Fu lui stesso a presentarsi al commissariato di Lower Manhattan a New York, per poi essere rilasciato su cauzione di un milione di dollari in contanti. L’imputazione a carico dell’ex produttore si fondava sucinque capi d’accusa: uno di atti sessuali criminali, due di stupro e due di atti da predatore sessuale, un reato che si commette quando lo stupro è reiterato. NonostanteWeinstein abbia sempre respinto ogni accusa,l’ex produttore è stato condannato per due di queste:stuprodi terzo grado e atto sessuale criminale. Weinstein era stato accusato di stupro di primo grado (la violenza più grave prevista dal codice), in relazione alla lunga e dettagliata testimonianza dell’attrice statunitenseJessica Mann,ma da questa è stato assolto. Nei confronti della donna è stato ritenuto responsabile del reato di violenza sessuale di terzo grado, che consiste nell’avere rapporti sessuali con un’altra persona senza il suo consenso, a prescindere da una costrizione psichica o fisica. La seconda donna,Miriam Haley,ex assistente di produzione del programma Project Runway, ha testimoniato contro Weinstein in merito a un episodio avvenuto nel suo appartamento nel 2006, in cui l’uomo l’aveva ripetutamente spinta a terra per poi obbligarla a un rapporto orale non consensuale. Per tali fatti fu ritenuto colpevole di atto sessuale criminale di primo grado. Per quanto riguarda il reato di aggressione sessuale predatoria, vale a dire la reiterazione di condotte aggressive a sfondo sessuale, l’accusa interrogòAnnabella Sciorra, attrice statunitense celebre per la serieISoprano, che dichiarò di essere stata stuprata negli anni Novanta dall’ex produttore cinematografico. Tuttavia, i giurati non ritennero provato oltre ogni ragionevole dubbio che Weinstein avesse violentato Sciorra. Votarono, quindi, per l’assoluzione da due accuse di violenza sessuale predatoria (una in relazione alle accuse di Sciorra e Haley e una in relazione a quelle di Sciorra e Mann). Il verdetto finale Il processo di primo grado si è concluso a febbraio del 2020 e ha portato alla condanna a23 anni di carcereper violenza sessuale di terzo grado ai danni di Jessica Mann e per atto sessuale criminale nei confronti di Miriam Haley. Nel Maggio 2022 gli avvocati di H. Weinstein hanno propostoappello avverso la sentenza di primo grado, sostenendo che il giudice James Burke avesse impedito al loro assistito diricevere un equo processo,per esempio non rimuovendo il giurato numero 11 (che secondo gli avvocati stava scrivendo un romanzo di prossima pubblicazione sugli “Uomini anziani predatori”) o permettendo alle donne di testimoniare su accuse che non facevano parte del caso esaminato in quel giudizio. Tuttavia, la Corte d’appello (composta da cinque giudici) ha deciso all’unanimità diconfermare la condanna di Weinstein:«Respingiamo le argomentazioni dell’imputato e confermiamo la condanna in tutti i suoi aspetti», ha scritto la giudice Angela Mazzarelli nella sentenza di 45 pagine. La vicenda giudiziaria contro l’ex magnate del cinema negli Usa ha riguardato le accuse di solo due donne, ma è stata lacassa di risonanza mediaticaad aver spinto quasi 80 donne a denunciare aggressioni, molestie e abusi. Nonostante ilmovimento MeToosia stato giudicato problematico sotto diversi aspetti, primo tra tutti quello di rappresentare solo donne bianche e privilegiate, il caso Weinstein e i suoi risvolti giudiziari mostrano un’esigenza di giustizia, soprattutto culturale, perrafforzare le coscienze collettivesul fenomeno della violenza di genere.