La desertificazione compromette il 28% dell’Italia

In occasione dellaGiornata mondiale per la lotta alla desertificazione e siccità, torna il progetto “Acqua nelle proprie mani” di Finish, in collaborazione conFuture Food Institute.Dopo le attività svolte in Cilento nel 2020 e in Sicilia l’anno scorso, l’iniziativa si sposta in Puglia, dove il rischio di desertificazione sale fino al 57%. L’obiettivo è quello di sostenere lacoltivazionedell’olivo – pianta fondamentale per preservare l’habitat dal rischio di desertificazione – con la piantumazione in diretta di oltre 500 alberi resistenti al batterio del Xylella e il monitoraggio delsostentamento idricosu un totale di 500 ettari distribuiti nella provincia di Brindisi. L’intervento assicurerà unrisparmio annuale di oltre 150 milioni di litri d’acquae verrà svolto con il supporto dellaCooperativa Agricola Sociale di Comunità Borgo Ajeni di San Michele Salentino.Per il monitoraggio, verrà utilizzata latecnologia Daiki di SmartIsland, in grado di rilevare dati climatici e idrici utili a verificare ilfabbisogno idricodelle piante e a prevenirne le malattie. A ben vedere, la desertificazione sta avanzando in tutto il pianeta: il70% delle zone geografichesgombre daighiacciaiè stato alterato dall’intervento dell’uomo ed entro il2050potrebbe aumentarefino al 90%. Sono le stime delGlobal Land Outlookdiffuse dall’ISPRA– Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – in vista della Giornata Mondiale per la lotta a desertificazione e siccità indetta dalle Nazioni Unite per il 17 giugno. Nel corso di un webinar sull’argomento, sono state illustrate le azioni per il raggiungimento degli obiettivi di“Land degradation neutrality”(LDN), a cui hanno aderito 129 Paesi su 196. Lo sfruttamento del suolo da parte dell’uomo ne causa ildeclino dell’utilità, dellabiodiversitàe dellafertilità. Un fenomeno di proporzioni enormi, che ha delle ricadute drammatiche su circa3.2 miliardi di persone: in primis, rispetto alla sicurezza alimentare, che per essere garantita, necessita di una terra sana e fiorente. Senza la disponibilità di queste risorse, aumenta la probabilità di capovolgimenti politici, ribellioni, conflitti e moti migratori. Ben500 milioni di individuivivono in aree in cui la desertificazione ha raggiunto l’ultimo stadio, caratterizzato dalla perdita totale di produttività del suolo. Oltre a questo, la desertificazione sconvolge anche i modelli delleprecipitazioni, aggravando lesituazioni atmosferiche estreme, come lasiccitào leinondazioni. L’area più colpita è quella a sud del Sahara, in Africa: il73% delle terre prima coltivabili, ora sono degradate o completamente desertificate. Ma, anche la situazione europea suscita un certo allarme. A novembre 2021 è stata presentata laStrategia Europea per il Suolo al 2030, con iniziative volte a conservare e ripristinare il terreno e garantire che vengano utilizzati in modo sostenibile. InItalia, in particolare, i segni del processo di desertificazione sono evidenti nel28% del territorio, soprattutto nel Mezzogiorno, dove le condizioni meteorologiche incidono suglihabitat, modificandone l’aspetto, a partire dalla lenta, ma costanteerosione del suoloe dal rischio diframmentazione del territorio. Anche il Settentrione sta vivendo un significativo peggioramento, specialmente le regioni del Veneto, del Piemonte e dell’Emilia Romagna. Per non parlare, poi, dellasiccità. La fotografia scattata sul nostro territorio è preoccupante: assenza di precipitazioni, che ha interessato non solo il Sud, ma anche le regioni Centro-settentrionali. Piemonte e Lombardia sono sottoposte, per esempio, a un fortestress idrico. Secondo l’ultimo resoconto dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici dell’Autorità di bacino distrettuale del Po (AdBPo), il più lungo fiume italiano sta attraversando “la peggior crisi degli ultimi 70 anni”. Gliitalianisembrano aver preso coscienza della situazione: una recente ricercaIPSOS per Finishha messo in luce che circa il62% degli intervistatisi ritiene preoccupato per i possibili sviluppi della desertificazione. Se viene ampliato l’orizzonte temporale di riferimento, questa quota sale all’83%. Nel primo caso, si focalizza principalmente sul meridione e sulle isole, ma nel lungo periodo include anche il Nord-Ovest. Naturalmente l’impatto sulsettore agricolorischia di essere devastante. Infatti, il 25% delle persone interpellate ha manifestato una certa inquietudine per i fenomeni di prolungata siccità (+13% se paragonato ai timori sul presente), il 24% per lo scioglimento dei ghiacciai e il 19% per la presenza di fenomeni atmosferici intensi sempre più brevi e limitati ad alcuni periodi dell’anno.