Chi ha paura della bicicletta?

 

Dopo, o forse insieme, ai piedi,la biciletta rimane il mezzo di trasporto più sostenibile. Peccato che, forse per un discorso culturale, di timore (più o meno giustificato) o indolenza,il suo utilizzo è sfruttato solo in potenza.Soprattutto in Italia, Paese che comunque la preferisce rispetto a tutti gli altri strumenti per spostarsi. Eppure, i benefici di muoversi in sella a una bike sono noti. A partire da quelli sociali. Il ricorso frequente alla dueruote favorisce unademocratizzazione della mobilità, così come il nostrobenessere fisico. Da non dimenticare anche le positive ricadute energetiche: si tratta di un mezzo chenon richiede l’impiego di risorse fossili, dunque inquinanti. Per non parlare di quelle economiche: abbatte il ricorso al carburante e a tutte le spese chel’utilizzo di un automezzo implica. Infine, se pur scontato, va citato anchel’impatto (nullo) ambientale. Nella giornata internazionale che la celebra, è però importante far luce anche su un altro aspetto:la sempre attuale diffidenza nostranariguardo questo mezzo di trasporto ecofriendly. In base ai dati delnuovo sondaggio Ipsos,Cycling across the World,condotto in 28 Paesi, tra cui la nostra Penisola, la quasi totalità degli italiani ritiene che l’uso della bicicletta abbia un ruolo cruciale nellariduzione delle emissioni climalteranti(88%) e deltraffico(85%). Nonostante ciò, più di metà degli intervistati (62%) sostiene che andare in bicicletta nella propria zona siatroppo pericoloso. Da qui la scelta di non servirsene. Non è un caso se il ricorso all’uso della bicicletta, per fare commissioni o spostarsi, sia maggiore in quegli Stati dove è maggiormente percepita come unmezzo di trasporto sicuro. Ad esempio, in Cina il dato sugli adulti che sfrecciano in sella a una bike almeno una volta a settimana è del 66%, in India del 67%, nei Paesi Bassi del 65%, in Germania del 43%.In Italia del 37%, che comunque registra un risultato migliore di Ungheria (35%), Francia e Spagna (entrambe 30%), Belgio (29%). Fanalini di cosa, a livello mondiale, Stati Uniti (25%), Australia (22%), Gran Bretagna (19%) e Canada (16%). Guardando invece allapercezione della bicicletta come “tendenza urbana”, il dato italiano si attesta al 57%. A una prima occhiata potrebbe sembrare positivo. Eppure, nonostante l’alto riscontro (riguarda comunque più di un intervistato su 2),il nostro Paese si attesta al 25° posto. Dopo di noi, ci sono solo tre Stati: Corea del Sud (56%), Giappone (47%) e Ungheria (41%). Peculiarità nostrana è l’opinione diffusa sulmancato rispetto, da parte dei ciclisti, delle regole del traffico. È una convinzione del 76% degli intervistati: si tratta del dato più alto rispetto agli altri 27 Paesi considerati. In aggiunta, il 70% considera i ciclisti unpericolo sia per i pedoni che per automobili e moto e motorini. Infine, la gestione degli spazi. Sono pochi (43%) gli italiani che considerano “eccellente”l’infrastruttura ciclisticanella propria area. Viceversa, un grande maggioranza (71%) auspicherebbenuovi progetti di infrastrutture stradali. Che diano priorità alle bike piuttosto che alle automobili.