Qual è lo stato delle donne in Italia?

Oggi è il2 giugnoe in tutta Italia si festeggia lanascita della Repubblica italiana, proprio nel giorno in cui più di settant’anni fa si tenne ilreferendumistituzionale per la scelta della forma di governo. «È nata la Repubblica italiana» titolava in prima pagina ilCorriere della Seranell’edizione del 6 giugno 1946, la stessa pagina che fu “attraversata” dal volto diAnna Ibertiin una delle foto simbolo della nascita della Repubblica (realizzata da Federico Patellani e pubblicata il 15 giugno del 1946 per il settimanaleTempo). In quell’occasione, per la prima volta ledonneitalianevotaronoper una consultazione politica nazionale (le loroprime elezioni amministrative, invece, si tennero nel marzo 1946). Oggi, dopo 76 anni da quel 2 giugno, possiamo tirare le somme e fare un po’ il punto sullasituazione italiana delle donne. Le donne in politica L’articolo 51della Costituzione (primo comma) stabilisce su carta l’uguaglianza per donne e uomini nellapartecipazione alla vita politicadel Paese: «Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettivein condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge». Ma nella pratica lasituazione è ben diversa.Sicuramente di strada se ne è fatta riguardo alla presenza delle donne nellapoliticaitaliana ma questo non vuol dire che sia stata raggiunta una parità di genere. Secondo un dossier della Camera dei Deputati del marzo 2022 (La partecipazione delle donne alla vita politica e istituzionale) che ha ripreso i risultati dell’analisi annuale delWorld economic forum(Global Gender Gap 2021),nel settore politico l’Italia si colloca al41°posto. Per prendere un po’ di dati alla mano, su 321Senatorə in carica111 sono donne (circa il 34%) e 210 uomini, mentre allaCameraci sono 230 donne (poco più del 36%) e 399 uomini. Nell’attuale legislatura, alla Camera sono 6 leCommissioni permanentipresiedute da una donna su un totale di 14 (Commissione cultura, scienza e istruzione,Commissione ambiente,Commissione trasporti,Commissione attività produttive,Commissione lavoroeCommissione affari sociali), mentre alSenatola presidenza è assegnata a una donna in 4 Commissioni permanenti sempre su 14 (Commissionedifesa,lavoro,sanitàeambiente). Nel Governo Draghi si registra la partecipazione di 8ministre(su 23 totali, tra ministrə con e senza portafoglio): LucianaLamorgeseper il Ministero dell’Interno, MartaCartabiaper quello della giustizia, Maria CristinaMessaper quello dell’università e della ricerca, MariastellaGelminicome Ministra per gli affari regionali e le autonomie, MaraCarfagnaMinistra per il Sud e la coesione territoriale,FabianaDadoneper le politiche giovanili, ElenaBonettiper le pari opportunità e famiglia ed ErikaStefaniper le disabilità. In Italia non è mai esistita una Presidente della Repubblica o del Consiglio, al contrario di altri Paesi Europei conleader politiche donne(come laDanimarcacon la Ministra di Stato Mette Frederiksen o la Svezia con la Ministra Magdalena Andersson). E, a quanto pare, nel Paese c’è ancorachi fatica a pensarla così. Donne, soldi e lavoro Non è un mistero che le donne sianosvantaggiate nel lavoro(specialmente semadri), in Italia e nel mondo. Sempre secondo ilGlobal Gender Gap 2021,lapandemia haaggravato questa condizionefacendo crollare la loro partecipazione al mercato lavorativo e aumentare le attività di cura a loro carico. Oltre al fattore politico, tra gli indicatori presi in analisi dal report c’è anche lapartecipazione economica:in questo campo l’Italia si trova al114° posto, a causa delle disparità di reddito e delle poche posizioni manageriali ricoperte da donne. Ma, nonostante questi dati facciano ben poco sperare, è importante guardare anche ai traguardi raggiunti come quelli dell’imprenditoria femminile.Lo scorso anno, infatti, leimprese femminilisi sono mostratereattivee capaci di affrontare la crisi pandemica, risultando così un settorein crescita(+0,88%, con 8.602 posizioni in più ai “piani alti” delle imprese). Donne, ricerca e scienza Per parlare di ricerca ericercatrici, è giusto fare un passo indietro e considerare prima di tutto lestudentesseSTEM. Nel 2021 leimmatricolazioni universitariealle facoltà di scienze, tecnologia, ingegneria e matematica sono risultatein aumentonel nostro Paese, con circa il 22% sul totale delle iscritte che hanno scelto corsi scientifici. Tuttavia, lematerie STEMcontinuano spesso a essere viste come ambitipoco adattiper una donna, sebbene una recenteanalisiIpsos(realizzata perSave the Children) abbia rilevato che questeincuriosiscano il 54%delle studentesse italiane. Proprio loro sono consapevoli delle importantisfideche il futuro ci proporrà: dall’invecchiamento della popolazione, alla produzione di energia sostenibile, alla diminuzione delle emissioni inquinanti dei mezzi di trasporto. Andando un po’ oltre e superando il contesto universitario, notiamo che laricercaitaliana femminilesi trova in una situazione di stallo: sì, ci sono le ricercatrici ma no, non ricoprono molte posizioni ai vertici. È quanto è emerso dalreport del 2021Gender in researchdi Elsevier, casa editrice olandese in ambito medico e scientifico. Secondo i risultati, in Italia ci sono circa5 ricercatrici su 10totali (uomini e donne), raggiungendo così una presenza femminile del 44% (al di sopra della media europea del 39%). Ma, di nuovo,occupazione non vuol dire parità. Se infatti andiamo a guardare le posizioni più “alte” all’interno degli istituti di ricerca, il quadro non è più tanto roseo. Qui le donne hanno registrato poco più del 20% dellarappresentanza(ma anche nel resto d’Europa la situazione è stata più o meno uguale), con qualche miglioramento per i ruoli discienziatee ingegneredove la loro presenza è stata di poco superiore al 30% (la media europea è stata di oltre il 40%). In generale, per la politica, il lavoro e la scienza, il problema non è chemancano donnecapaci e adatte a ricoprire determinati ruoli, ma leopportunità.