Con i pannelli solari in Afghanistan si produce l’oppio

 

«Tutti gli afgani sono informati che d’ora in poila coltivazione dei papaveri è stata severamente vietatain tutto il Paese. Se qualcuno viola il decreto, il raccolto sarà immediatamente distrutto e il trasgressore sarà trattato secondo la legge della Sharia». Con queste parole, il 3 aprile il leader supremo dei talebani Hibatullah Akhundzada habandito la produzione di oppiodall’Afghanistan. Diverse fonti, tuttavia, confermano come questo non abbia fatto altro che aumentare il valore della sostanza stupefacente e favorirne ilcontrabbando. «Penso che l’abbiano vietato a proprio vantaggio perché la maggior parte dei contrabbandieri e dei comandanti talebani hanno tonnellate di oppio e potrebberovoler aumentare i prezzi» ha commentato Shah Agha, un coltivatore di 35 anni che lavora nel distretto di Zhari a Kandahar. A favorire la coltivazione del papavero da oppio,secondoilNew York Times, ci sarebbe anche il contributo offerto dallatransizione energetica. Lepompe d’acqua alimentate dai pannelli solari, infatti, hanno sostituito il diesel in modo più efficiente e meno dispendioso, garantendo un maggior grado di perforazione delle falde acquifere del deserto necessarie a irrigare il raccolto. Unaricercacondotta dal think tankAfghanistan Research and Evaluation Unitrivela che dal 2014 al 2018 il numero di bacini idrici alimentati a energia solare è raddoppiato di anno in anno dal 2014 al 2018, e nel 2019 si contavano oltre67.000 pozzi concentrati in un’area di 900 chilometriquadrati rispetto ai 14.000 del 2016. Un fattore che ha contribuito al massiccioripopolamentodi alcune aree desertiche, ma sembra destinato a durare poco. «Le conseguenze ambientali dell’adozione della tecnologia a energia solare sono drammatiche – afferma lo studio -. Senza meccanismi evidenti per prevenire losfruttamento insostenibiledella terra e dell’acqua in questo ambiente sempre più fragile, è solo questione di tempo prima che quest’areatorni nuovamente al deserto». Il 13 maggio, intanto, il governatore della provincia di Helmand, Maulave Talib Akhund, ha ordinato alla polizia diconfiscarele pompe e i pannelli solari per combattere la produzione di oppio. «Non dobbiamo distruggere i campi», ha dichiarato, «lasciamo che si inardiscano». Dal 2015 al 2020, rivela unrapportostilato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della drogae la prevenzione del crimine, all’Afghanistan si devel’83% dell’oppio prodotto nel mondo. Nel 2020 alla coltivazione di papavero da oppio erano destinati 224.000 ettari di terreno, e nel 2021 la produzione ha raggiunto le 6.800 tonnellate, con una crescita dell’8% rispetto all’anno precedente. Un asset strategico per il Paese. Nel 2021 il commercio di oppio ha generato un valore compreso tra1,8 e 2,7 miliardi di dollari, con entrate che hanno rappresentato tra il 9% e il 14% del Pil dell’Afghanistan. Per questo l’esportazione dell’oppio risulta decisiva in un Paese dall’economia sempre più indebolita dalle sanzioni imposte dall’Occidente dopo ilritiro delle truppe statunitensinell’agosto 2021 e la presa del potere da parte dei talebani. Oggi 23 milioni di afghani soffronola fame acuta. I dati forniti dalle Nazioni Uniteriportanocheil 95% degli afgani non mangia abbastanza, una quota che rasenta il 100% nei nuclei familiari con capofamigliadonna.