Quanto si parla d’Africa?
Amref Health Africa Italia(sezione italiana dell’omonima organizzazione non governativa internazionale) si è recentemente posta una domanda:eventi sportiviquali le Olimpiadi e la Coppa d’Africa sono riusciti acambiare la rappresentazione mediaticadel continente africano, solitamente caratterizzata da immagini di guerre e instabilità? Per trovare una risposta ha realizzato (in collaborazione con i ricercatori dell’Osservatorio di Pavia) il reportAfrica MEDIAtanel quale è stata analizzata la rappresentazione del continente da parte dei media, con un focus particolare per questa terza edizione sulmondo dello sport. Dai quotidiani alla televisione, fino ad arrivare ai social media. Il risultato? Si potrebbefare qualcosa in più. L’africa nei giornali “L’Africa nei quotidiani”(i cui dati fanno riferimento al periodo marzo 2021 – febbraio 2022) mostra come le notizie a temaAfricasiano apparse in media, ogni mese, 16 volte sulle prime pagine di sei testate nazionali (Avvenire, Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, Il Giornale, La Repubblica, La Stampa), con1.125 notizie complessive. Ci sono due sezioni:Africa qui, per le notizie ambientate in Italia o in altri Paesi occidentali, eAfrica là,per i fatti avvenuti nel contesto locale africano. Nella prima categoria rientra quasi il 68% delle notizie, con approfondimenti e riflessioni su tematiche qualirazzismo e flussi migratori: per fare due esempi, le accuse di razzismo mosse da Meghan Markle alla coronainglesee le polemiche sulla scelta dei calciatori della Nazionale di non inginocchiarsi durante i campionati Europei. Poco più del 32% rientra nella sezioneAfrica là,dove le notizie più presenti sono legate alla cronaca diconflittie di episodi diterrorismo; seguono quelle relative aquestioni sociali(come la detenzione di Patrick Zaki) e infine quellepolitiche, con un focus sia sulle crisi interne locali che sulle iniziative estere italiane. In entrambi i casi, il tono con cui sono state date le notizie è risultato principalmenteneutro,mentre Libia eEgittosono stati i due Paesi maggiormente rappresentati. «L’indagine – si legge nel report – conferma l’interesse marginaleper l’Africa e per le questioni africane, tendenza già evidenziata dalle due precedenti rilevazioni». L’Africa in televisione Per quanto riguarda l’Africaintv, Amref ha analizzato da marzo 2021 a febbraio 2022 nove telegiornali nazionali (Tg1, Tg2, Tg3, Tg4, Tg5, Studio Aperto, Tg La7, SkyTg24 e RaiNews 24), trovando poco più di1.500 notiziea tema Africa tra le 44 mila analizzate. Anche qui ritroviamo la distinzioneAfrica qui(67%, con focus sull’emergenza migranti, questioni razziali, discriminazione e criminalità) eAfrica là(33%, su terrorismo e guerre, eventi di cronaca e politica). «Al di fuori delle condizioni di prossimità o di emergenzialità, ilsilenzio sull’Africa è quasi assoluto», riporta Amref. Nei telegiornali nazionali, infatti, le notizie più diffuse ruotano attorno a vicende che presentano riflessi diretti e indiretti nel contesto italiano (come visite istituzionali o sequestri di cittadinə italianə), trasformando così il racconto dell’Africa nelracconto dell’Italia in Africa. Marginale è stata anche lapresenza nei videodi persone africane o afro discendenti: «I pochi soggetti intervistati sono per lo più espressione digente comune, immigrati o protagonisti di episodi di cronaca – si legge nel rapporto – Pressoché silenziosa la voce di esperti e rappresentanti del mondo della politica e della cultura». Occasionalmente sono state presentatenotizie di colorema che raccontano ancora il continente contoni semplicistici e folkloristici,non dando quindi una rappresentazione oggettiva dell’Africaquale area del mondo in continuo mutamento. L’Africa nell’infotaiment La ricerca si è occupata poi della rappresentazione del continente africano nell’infotaiment(da marzo 2021 a febbraio 2022) con l’analisi di sette reti generaliste nazionali (Rai 1, Rai 2, Rai 3, Rete 4, Canale 5, Italia 1, La7) e 90 programmi. Qui sono stati rilevati alcunimiglioramentirispetto alle ricerche degli anni precedenti, passando da un’attenzione al contesto africano del 23% nel 2019 al 33% del 2020, per arrivare al39% nel 2021. I Paesi più visibili sono stati laRepubblica Democratica del Congo(per l’omicidio dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci), laLibiae l’Egitto(per la detenzione e il processo aPatrick Zaki). Tra lecornici stereotipichedominanti rilevate troviamo l’Africa come luogo unico e omogeneo, come luogo affascinante mainospitale, dilaniato da guerre epovertà, popolato da un’indoleaggressivae irrazionale e, infine, come luogo incatenato atradizioni antichee immutabili, lontano quindi da qualsiasi idea di progresso. L’Africa e lo sport Spostando il focus sulla rappresentazione mediatica del continente africano in relazione allosport,Amref si è concentrata suiGiochi Olimpici di Tokyo(luglio – agosto 2021) e sullaCoppa d’Africa(gennaio – febbraio 2022). Nel primo caso, l’analisi è stata condotta sui programmi televisivi dedicati allo sport e alla copertura olimpica, sulla stampa e sulle pagine Instagram diatletə afrodiscendenti. Tra questəPaola Egonu(per la sfilata inaugurale con la bandiera del Comitato Olimpico Internazionale),Marcell JacobseEseosa Fostine Desalu, le cui storie – si legge nel report – hanno fornito «l’occasione per esibire l’immagine di un’Italia aperta, che sa offrire opportunità a tutti». Nel complesso, la narrazione sportiva su stampa e tv nazionali ha offerto un’immagine dell’Africa e deə afrodiscendenti piùpositivarispetto a quella presente nelle altre cornici informative analizzate. Tuttavia ci sono stati deilimiti, sia nella rappresentazione deə atletə di origine africana (rimastə ai margini di una scena televisiva monopolizzata quasi del tutto daə sportivə italianə) che in riferimento ad atletə italianə di origine africana, le cui storie e vittorie sono state spesso utilizzate perglorificare il Bel Paesequale terra di opportunità per tuttə. Passando allaCoppa d’Africa, l’evento ha registrato un’ottima copertura televisiva (in Pay per View) e una discreta a livello giornalistico grazie alla Gazzetta dello Sport. In particolare, non sono stati portati sugli schermi televisivistereotipilegati alcalcioafricano(quale sport istintivo e poco interessato agli schemi). Tra le possibili motivazioni, «la crescita della considerazione verso il calcio africano – scrive Amref – ma probabilmente anche unamaggiore consapevolezza e sensibilitàda parte dei giornalisti rispetto alla necessità di evitare stereotipizzazioni linguistiche». Infine, nelle ultimissime pagine si parla disociale di calciatori africani e afro discendenti (sono circa 70 in Serie A). Secondo Amref, i canali social delle società sportive non veicolano luoghi comuni e stereotipi ma, allo stesso tempo, potrebberoimpegnarsi di piùnel promuovere apertamente messaggi e iniziative contro il razzismo. Bisogna migliorare Nonostante i buoni risultati ottenuti con lacopertura mediaticadelle Olimpiadi e della Coppa d’Africa, non possiamo dire che il continente e ə suoə cittadinə siano sempre ben rappresentatə o che lenotizie a loro legatespazino tra diverse tematiche. «Non possiamo accettare l’idea che gli africani e afrodiscendenti possano essere ben vistisolo quando vincenti- ha spiegato Paola Crestani, presidente di Amref in Italia – Quel divario tra immagine in mondovisione della nostra Italia multietnica e quella reale, dove unalegge di cittadinanzalangue da anni, deve essere colmata». Insieme al report, presentato il 25 maggio in occasione dell’Africa Day, Amref e il Comitato olimpico nazionale italiano – CONI hanno lanciato la campagna“Non serve un campione per battere gli stereotipi”(dalla quale è nato l’omonimospot), alla quale hanno aderito atletə e campionə impegnatə sul campo e nella vita di tutti giorni percombattere ilrazzismoe raccontare correttamente l’Africa.