Si chiama vuca vuca, vuca (e ne usciremo)

 

Volatile. Uncertain. Complex. Ambiguous.Sono questi i termini che danno vita aVuca. Un termine che non è un ballo come il Tuca Tuca ma che è la parola rilanciata dalle “policrisi” (Covid + Ucraina) del momento, e non promette nulla di buono. L’ha spiegato bene il profVincenzo Perrone, docente di Organizzazione Aziendale dell’UniversitàBocconi, durante il pomeriggio d’apertura lavori del fine settimana organizzato daNielsenIQchiamatoLinkontro. Un momento in cui tutto il largo consumo – chi lavora nel mondo della grande distribuzione organizzata e nella produzione – si riunisce per osservare quanto è accaduto e “provare” a immaginareun futuro plausibile. Ecco, voglio restituirvi qualche riflessione utile per tuttə. E dunque, cos’è questo Vuca? Quando il panico diffuso diventa una forma d’intrattenimento. Quando provi un’incertezza che butta in uno stato d’ansia e inadeguatezza. Quando prendi decisioni negative perché sei nello stato d’animo sbagliato, ecco,sei intrappolatənel Vuca. E non è che sia capitato a pochə, in questi mesi, di ballare il vuca vuca. Perché – spiegaPaolo Magri, Vice Presidente EsecutivoIspi-dopo aver corso la maratona del Covid, mentre eravamo all’ultimo chilometro, ormai stanchi ma vicini alla meta,ci è stato detto che in realtà s’era scherzato. E che in realtà la maratona non finiva.La maratona si è allungata e si è trasformata in Pentathlon. E quindi, noi, abbiamo dovuto prolungare lo sforzo, finché terminerà la guerra. E tuttə proveranno a farcela, stringendo i denti. Ma è chiaro che il desiderio delle persone è diverso. È chiaro che le persone desiderano chiudere il momento negativo e riprendere a respirare. E a consumare. E a uscire. Espendere quanto “risparmiato”per una migliore della qualità della vitainsieme aə altrə. Lo spiegaGiorgio de Rita, segretario delCensis: ə italianə hannoaccumulato279 miliardi negli anni Covid, che è esattamente di quanto è cresciuto il debito pubblico. Le famiglie italiane hanno sul conto corrente 5.000 miliardi di euro e ogni mese risparmiano il 13% di quanto guadagnano, perché sanno che avremo di fronte anni difficili.In media negli ultimi 30 anni abbiamo perso il 3% di reddito medio pro capite.Ma fa niente. Ma adesso vogliono uscire, anche, dal Vuca. Anche, grazie a un nuovo modo di stare insieme, che possa legare le persone e le relazioni in modo più autentico. Should I stay or should I go? Persone che lavorano insieme e che decidano di rimanere nel luogo di lavoro dove operano, perché, come ha spiegato il prof Perrone, la domanda successiva al Vuca è: Shoud I stay o should I go? Ovvero. Voglio rimanere nel posto in cui sono o voglio ripartire da un altro luogo di lavoro, voglio esercitare la mia professione nella mia città di nascita o nella mia città di destinazione, troppo costosa (vedi Milano) per un tenore di vita che mi permetta di avere figlə (grande problema italiano segnalato anche dal Presidente della Repubblica pochi giorni fa)? In base a quanto osserva e studia una società come NielsenIQ tante persone e tante imprese stannoridefinendo le proprie strategie. Ed è per questo che ascoltare un manager comeLuca De Nard, amministratore delegato NielsenIQ, è interessante. Perché, incrociando i dati dei consumi negli ultimi due anni ha scoperto cheil centro sud e le isole sono il luogo dove gli italiani stanno andando, e dove stanno acquistando.È stato lo smart working? È stato il Covid?Non lo sappiamo. Però, ilritorno a luoghi a misura d’uomo (anzi, di genere umano) è un trend inarrestabile. Coraggio, ma con calma Le scelte razionali non hanno dato buoni risultati? E allorascegliamo l’irrazionale.L’irrazionale sta diventando un aspetto fondante della nostra società ed è sempre più importante. L’83% delle persone pensa che mandare ə figlə a scuola non serve. L’investimento in cultura e nella laurea oggi non funziona più? L’aspetto irrazionale spinge i genitori adisincentivareə figlənegli studi. Le imprese domandano ma non ci sono professionistə perché ə ragazzə non studiano materie necessarie al mercato del lavoro. È inutile fare con più quello che puoi fare con meno,ma se si guadagna di meno, e lo sviluppo avviene per sottrazione – per scarsità energetica, per esempio- latransizione ecologicanon potrà essere un processo veloce.È un processo lento dell’economia che sta tornando a raggio corto. La produttività italiana si è abbassata negli ultimi 20 anni ma lacapacità creativadel nostro Paese è straordinaria. Per questo, secondo Giorgio De Rita non è tanto necessario avere “altre idee”, ma capire che occorre ripensarci con calma. “Non è importante aggiungere idee alle idee, ma è centrale sapere cosa è giusto fare e farlo con le migliori forze”. Il coraggio, in fondo – spiega Mario Calabresi – è sapere qual è la cosa giusta da fare, e perseguirla con serietà. Cambia il pensiero “singularity” Cambia prospettiva. L’energia necessaria alla costruzione del futuro sostenibilenon sempre è “pulita”e ne dobbiamo essere consapevoli. Per costruire un’auto elettrica di ultima generazione o un cellulare come quelli che tutti abbiamo in tasca – spiegaMassimo CanduccidiSingularity University- servono leterre rare.Un gruppo di 17 elementi chimicicome ilcerio, disprosio, erbio, europio, gadolinio, olmio, lantanio, lutezio, neodimio, praseodimio, promezio, samario, scandio, terbio, tulio, itterbio e ittrio (Y). Materiali raccolti, nella maggior parte dei casi, attraversolo sfruttamento delle persone. Avere un’auto elettrica piccola o grande che sia ci mette tranquillità circa il nostro presente in città ed è il desiderio neppure tanto nascosto di tuttə ə mediamente sostenibili cittadinə. È corretto. Peròl’impatto sociale di una Teslanon è esattamente sostenibile.Allo stesso modo il consumo dell’intangibile sta diventando gigantescose si pensa cheBitcoinconsuma ogni anno circa 200TeraByte/Ora. Se fosse un Paese, sarebbe il 25esimo Paese che consuma di più. Sarebbe come il Vietnam. La parola sostenibile non è sufficiente Per i prodotti di largo consumo nella grande distribuzione organizzata, e in particolare per i prodotti di marca del distributore (o del supermercato), la ricerca presentata da NielsenIQ parla chiaro.Appiccicareun’etichetta di sostenibilità senza aver fatto un vero percorso in questo senso non basta.Forse per questo, mentre tutti i prodotti alimentari sono in crescita – moltissimo quelli cosiddetti premium, che costano di più di quasi il 10% così come il primo prezzo, che cresce del 6,6 – il prodotto che si presenta“solo” come eco-friendly o biologico cede un 3,3% delle vendite. SpiegaLuca De Nard: “fare solo packaging green non è più sufficiente a convincere chi compra sostenibile. Il mercato generale dei prodotti sostenibili è in aumento, mala sostenibilità non è negoziabile con uno spot. Va documentata e deve essere una scelta identitaria profonda”. Basta chiacchiere! “L’insieme degli oggetti umani sulla Terra pesa più di tutte le forme di vita” spiegaKatia Bastioli, fondatrice diNovamont, B Corp Bestfor the world environment 2021. Bisogna cambiare punto di vista e creareprogetti “sistemici”in cui le persone lavorino davvero insieme. Passaredall’ego all’eco, alla rigenerazione delle risorse (il 71% del fatturato della sua azienda è considerato “rigenerativo”, circa i materiali), partendo dai territori. Insommasmetterla di tweettare tra guelfi e ghibellinie creare insieme sistemi di produzione e di monitoraggio trasparente. Innovare è migliorare Una delle parole d’ordine del futuro è “costruire un mondo migliore”, e la chiusura di tanti interventi lascia uno sguardo aperto sul fatto che le cose possono e devono migliorare. Con l’ingaggio, a tuttə ə manager presenti – centinaia – a guardare alla costruzione come a un valore vero per il Paese e per sé.Uscire dall’incertezza, attraverso lo studio, la ricerca, la responsabilità, la consapevolezza. Non è possibile innovare se non si costruisce un mondo migliore insieme, senzaun team non omogeneo(e che dia voce all’inclusione). A proposito. Ho un consiglio per il prossimo anno visti i numeri che ha dato a fine interventoFrancesca Vecchioni, ideatrice deiDiversity Media Awardse speaker deLinkontro2022. Sul palco quest’anno abbiamo ascoltatosolo il 16% speaker donne:un maggior numero di interventi di professioniste, l’anno prossimo, si può fare! 🙂