Quelle 150.000 dighe “nemiche” dei fiumi

 

Rimuovere ledigheormai obsolete, che disseminano i corsi d’acqua del Vecchio Continente, perripristinare le rotte migratorie dei pesci. Donando nuova linfa vitale alle biodiversità. Permettendoci di aumentare la nostra resilienza davanti l’avanzata delcambiamento climatico. Solo nel 2021,17 Paesi europeihanno abbattuto239 barriere, tra dighe e sbarramenti. Capofila in questa iniziativa è laSpagna, che ha spogliato i fiumi dello Stato di 108 strutture. Tre Paesi (Portgallo, Montenegro e Slovacchia) hanno registrato la prima rimozione assoluta nel 2021. Mentre in Scandinavia, precisamente inFinlandia,è stata smantellata una diga idroelettrica funzionante, la prima di tre sulfiume Hiitolanjoki. Una volta completata, l’intera operazione dovrebbe permettere alsalmonedi fare ritorno ai luoghi di nascita, e quindi di deporre le uova. Permettendo alla specie di sopravvivere. L’iniziativa porta il nomeDam Removal Europe(DRE), una coalizione di sette organizzazioni, come la World Fish Migration Foundation, il WWF, il Rivers Trust e Rewilding Europe, che si è posta la missione di ripristinare il naturale corso dei fiumi dell’intero continente. Il gruppo si propone diconnettere tra loro gli specialisti del settoreattraverso seminari specifici per “condividere le conoscenze e ispirare nuovi visioni per un’Europa libera”. Sul sito web di DRE è possibile comunicare i casi di rimozione, condividere notizie e informazioni e caricare filmati. “DRE – si legge sulla pagina – consente il supporto e la guida difuturi progetti di rimozione delle dighe”. «Un numero crescente di governi, ONG, aziende e comunità sta comprendendo l’importanza di fermare e invertire la perdita della biodiversità –ha spiegato al GuardianPao Fernández Garrido, project manager dellaWorld Fish Migration Foundation- Le digheinfluiscono sulla qualità dell’acqua e sui livelli delle acque sotterranee, causano l’erosione dei canali e delle coste e lascomparsa delle spiagge, generano emissioni di gas serra e portano al declino e persino all’estinzione delle popolazioni ittiche migratorie, con uncalo del 93% dei pesci migratori in Europanegli ultimi 50 anni. Le dighe hanno un impatto negativo sull’ambiente, quindi se una diga o uno sbarramento non sono più strettamente necessari,non dobbiamo trasferire l’onere alle generazioni future». In Europa gli sbarramenti fluviali sonooltre1 milione. E molti di questi sono stati costruiti più di un secolo fa.Si stima chealmeno 150.000 siano obsoletie privi anche di un qualche beneficio economico. «Spagna, Francia, Danimarca, Finlandia e Regno Unito stanno dando l’esempio – ha ricordato Garrido – ma ci sono molti altri Paesi che devono fare grandi sforzi per attivarsi in questa iniziativa. È il caso di Italia, Portogallo e Grecia, e quasi tutti i paesi dell’Europa orientale, dove molti sostenitori della rimozione delle dighe hanno ancora paura di parlarne apertamente».