Il ritorno di Lula e il futuro dell’Amazzonia

Entra nel vivo la campagna presidenziale brasiliana per leelezioni generali del 2022previste a ottobre. L’ex presidenteLula da Silva, candidato del Partito dei Lavoratori, haannunciatopubblicamente la sua ricandidatura: “Siamo pronti a lavorare non solo per vincere l’elezione del 2 ottobre, ma anche pertrasformare e ricostruire il Brasile, cosa che sarà ancora più difficile”. Il ritorno nell’agone politico del leader socialista è solo l’ultimo atto di un percorso che lo ha vistoal centro di numerosi scandali,inchieste e una carcerazionedurata più di un anno, nonostante alla fine del 2010 fosse considerato uno dei presidenti brasilianipiù popolari e di successodegli ultimi decenni, avendotolto dalla povertà oltre 30 milioni di brasiliani. Nel 2015 Lula finì al centro di uno deimaggiori scandali della storia del Paese,conosciuto come“Operazione Autolavaggio”, dove l’ex leader di sinistra venne accusato dal giudice federale Sergio Moro di aver fatto parte di un esteso giro dicorruzionee successivamente condannato dallo stesso a 9 anni e mezzo di carcere. Una sentenza considerata dai suoi sostenitori e dall’ex presidentecome il culmine di unacospirazionecondotta da parte di diversi apparati dello Stato brasiliano per farlo fuori politicamente. Grazie anche ai sospetti alimentati dalla successiva nomina di Moro a ministro della Giustizia delgoverno di Bolsonaroe dallesuccessive decisionida parte della Corte Suprema brasiliana, che nel 2021 hascagionato in partel’ex presidente evidenziando la mancata imparzialità di Moro. Con il ritorno di Lula,la rielezione del leader di estrema destra Jair Bolsonaro si fa sempre più difficile, stando agliultimi sondaggi, mentre le opposizioni si stanno riunendo inun’alleanza di sette partiti di centro/centro-sinistrapur di impedire una nuova vittoria dell’attuale presidente. L’importanza di queste elezioni non riguarda solo le questioni interne del Brasile, dalladisastrosa gestione della pandemiaalle difficoltà economiche, ma ancheil destino dell’Amazzonia, la più importante foresta tropicale nel mondo. Negli ultimi anni, proprio sotto la presidenza Bolsonaro, la foresta amazzonica ha vistoun’accelerazione delle deforestazionecon gravissimi danni ambientali e un netto deterioramento dell’ecosistema, cancellando inumerosi progressiottenuti dalla precedente amministrazione di Lula. “Se Bolsonaro rimane in carica, non c’è speranza in termini ambientali. Ci sarà maggiore deforestazione. L’Amazzonia andrà rapidamente dritta al punto di collasso” haaffermatoMarcio Astrini, segretario esecutivo dell’organizzazione ambientale “Osservatorio Climatico” di San Paolo. Nei primi mesi del 2022 la deforestazione ècresciuta del 64%rispetto all’anno precedente, mentre gli scienziati hanno lanciato numerosi erecentiallarmi sul possibile“punto di non ritorno” a livello di ecosistema, con conseguenze estremamente pericolose per il globo. Le elezioni politiche brasiliane del 2022 rappresentano quindi una delle svolte più importanti di questo decennio, soprattutto per quando riguarda lalotta climatica-ambientaleche vede al centro di tutto il futuro del “polmone della Terra”, ora più a rischio che mai.