#BugieInEtichetta? No, grazie

 

Una nuova proposta di decreto dei ministeri della Salute e delle Poltiche agricole prevede di applicare sui prodotti di origine animaleun’etichetta dal claim “Sistema di Qualità Nazionale Benessere Animale”,incapace tuttavia di favorire una reale transizione verso sistemi di produzione che si allontanino dalle condizioni tipiche degli allevamenti intensivi, e quindi anche dalla dipendenza massiccia dimaterie primeimportate dall’estero. Per garantire la tutela effettiva del benessere animale ela trasparenza informativasui prodotti alimentari di origine animale a favore dei consumatori, 14 associazioni tra cuiAnimal Equalityhanno aderito alla“Coalizione contro le #BugieInEtichetta”. Quest’ultima chiede ai Ministeri coinvolti nella realizzazione del decreto di non procedere a una certificazione sul benessere animale chepromuove un ingannoa discapito di animali, cittadini, aziende virtuose, e ambiente. Sostenere il “Sistema di Qualità Nazionale Benessere Animale”, così come è stato pensato, significherebbe in primisfinanziareanche quei sistemi di allevamento chenon rispettanoglistandard minimi di benessere animale e sostenibilità,in secondo luogo dimenticarsi di tutti gli impegni presi a livello europeo per una transizione adeguata a forme che garantiscano livelli maggiori di benessere animale. La produzione alimentare italiana rischia non solo dilivellare verso il bassogli standard minimi in contrasto a quanto previsto dalla strategia europeaFarm to Fork, ma anche di restare legata a unvecchio modello di produzioneai danni di animali, ambiente e clima. Permettere ai produttori che non rispettano le norme sul benessere animale di adottare la certificazione volontaria proposta dai Ministeri significa inoltre svalutare completamente gli impegni già presi da produttori e aziende che stanno invece realmente lavorando su politiche di miglioramento del benessere animale. Ad essere favoriti, sarebbero così coloro che lavorano ai margini degli standard minimi di legge, creando una sorta diconcorrenza slealee una comunicazione istituzionale fuorviante per i consumatori. Le associazioni hanno da mesi messo in luce le necessità di una profonda revisione della proposta del “Sistema di Qualità Nazionale Benessere Animale”, inviando più volte proposte precise e puntuali anche su richiesta esplicita del Ministro delle Politiche AgricoleStefano Patuanelli. Tra i criteri proposti atti a determinare il benessere animale, l’introduzione di più livelli (di cui almeno 2 al coperto) diversificati per ogni specie chiaramente visibili in etichetta, la cancellazione di riferimenti non attinenti al benessere animale ela considerazione dei bisogni etologici di specie, delladensità di animalie dellecondizioni di trasportotra i criteri atti a determinare il benessere animale. Senza queste modifiche essenziali, etichettare con il claim “benessere animale” i prodotti sarebbe un inganno nei confronti deiconsumatori e degli allevatori che già hanno avviato una reale transizione,a scapito di una maggiore tutela degli animali allevati.