Le imprenditrici self-made sui social/3
Donne, lavoro, ispirazione e intraprendenza: sono i temi che domani, sabato 14 maggio, affronteranno le ospiti dell’incontro“Rifioriamo”in occasione della Bettoja Fashion Week. Untalkche vedrà dialogareMaria Erica Danese, Head of Institutional Communication, Sustainability and Sponsorship di TIM,Azzurra Rinaldi, Direttrice della School of Gender Economics all’Università Unitelma Sapienza di Roma, eCristina Sivieri Tagliabue, Direttrice deLa Svolta. Un’occasione anche per parlare del nostro progetto dedicato alleimprenditrici self-made sui social:nelle scorsepuntateabbiamo raccontato brand di moda e accessori. L’ondata di caldo di questi giorni ci proietta, invece, direttamente sul lettino in riva al mare. Abbiamo dato spazio a piccoli brand delbeachweare delbeauty. Licia Julia Cavaliere@stregheinbikini Una mamma lavoratrice, un ambiente aziendale che le diviene ostile, la decisione – sofferta – di licenziarsi. Ma la storia diLicia Julia Cavaliere, esperta dimarketingecomunicazione, ha un lieto fine. Dopo aver lasciato il suo impiego, Licia studia e intravede una nicchia del mercato: icostumi da bagnoperbambine, un’idea che nasce mentre è in attesa del suo bambino (“credevamo fosse femmina”, ci confessa). Punto forte del progetto è disegnare costumi in cotone, completini con pon pon, balze e petali come quelli chenegli anni ’70 la stessa imprenditrice indossava da piccolasulle spiagge diPositano, ma riproposti in chiave moderna, più comodi e attenti alle esigenze delle bambine. Se gli altri marchi puntano tutto sulle fantasie, lei rimane sulmonocolorema cerca tessuti di qualità. E se i bikini per bambine in genere sono tutti a fiori,lei azzarda con l’animalier. L’idea funziona, il nome pure: “Streghe in bikinimi è venuto in mente pensando a me stessa dabambina, un po’ scompigliata e vivace, ma con un bel costume addosso”. Dal 2013 l’attività cresce, tanto da rifornire 75 negozi, anche all’estero: poi, con la pandemia, Licia sceglie di concentrarsinello sviluppo del sito online. “Quanto ho investito all’inizio? Poco,2.000 euroal massimo e ho vendutoi primi 200 pezzi a duenegoziche conoscevo. Un passo alla volta ho investito sempre un po’ di più, ma per cominciare basta poco”. La maggiore difficoltà affrontata è stata “farsi prendere sul serio, superare il pregiudizio delle persone che tendono a considerarti comeuna che lavora per sfizioe non come un’imprenditriceche investe tempo e denaro”. Sonia Schivardi e Sara Guarneri@you_beauty_lab Anche nel mondo delbeautysono tanti gli esempi di imprenditrici self-made, come @you_beauty_lab che si occupa di estetica rigenerativa e wellness. Due socie in affari a Brescia che sulla bio del profilo Instagram del marchio si definisconoSognatrici professionistee propugnano “Free gender skincare”. Una passione, quella per il mondo del beauty, scoperta sin da subito e coltivata conscuole e corsi di estetica. Dopo vari anni di esperienza in centri estetici e nell’estetica di base, Sonia Schivardi e Sara Guarneri approdano all’estetica rigenerativa. “Le principali difficoltà sono legate in primis all’offerta del mercato” dicono le imprenditrici. “Nel settore ci sono tantissimi brand che svolgono la propria attività su livelli diversi. Immettersi ora con le proprie proposte significa dover combattereil falso mitoper cui unamarcaconosciuta comporta necessariamente unprodottodi qualità:le due cose non sono per forza correlate”. E aggiungono: “L’altro grande impedimento è il costo dellematerie prime, ovviamente molto alto se si vogliono realizzare prodotti buoni. Oltre a questo, poi, si devono aggiungere le speseper i test in laboratorio”. Cosa cercano iclienti? Semplice:principi attivi efficaci e formulazioni pulite. Tra i prodotti più apprezzati gli esfolianti viso, le creme illuminanti e solari, le creme all’acido ialuronico per rallentare le contrazioni epidermiche – e quindi la formazione di rughe – e i cosmetici al retinolo. @stefyflowers Più che un brand di costumi, ama definirlo dibeachwearomoda mare, perché l’obiettivo è lasemplificazionee laversatilità. Una tradizione familiare nel ramo della sartoria, unalaurea in Economiae la passione per la bellezza: un mix perfetto che ha spinto@stefyflowersa lanciarsi nel mondo della moda. “Puntavo e punto tuttora a creare un modo di vestire che si adatti aesigenze e corpi diversi.Una donna per me deve poter scendere in spiaggia in bikini e alle 7 di sera tirare fuori dalla sacca da mare un vestitino per fare l’aperitivo”. Perché proprio i costumi da bagno?Un puro caso. “Stavo facendo acquisti in un negozio di fiducia aRomae parlando con il titolare è emerso che non riusciva a rifornirsi di costumi, così in modo scherzoso gli ho detto ‘Te li vendo io’”. Dopo quella battuta, però, icostumili realizza davvero e nel 2017 comincia a venderli comefornitriceal negozio committente. Decide di lasciarsi alle spalle il vecchio lavoro nel mondo del management e del digitale esi reiventa. “La pressione era tanta, dovevoessere una brava professionista, una brava madre, una brava compagna.Sentivo il desiderio di cambiare e di creare qualcosa di mio. Alcuni hanno la fortuna di scoprire precocemente le proprie passioni, altri, come me, le trovano in una fase diversa della vita”. Una volta scoppiata la pandemia, Stefyflower capisce le potenzialità dellavendita onlinee crea una rete di rapporti con altreimprenditricieartigiane, con cui organizza eventi e collaborazioni. Se dovesse consigliare quali prodotti del suo brand adocchiare, suggerisce di provare legonne longuetteabbinate al sopra del costume o a un top, “un modo smart per essere elegantissima anche in spiaggia”.