Rifiuti: Roma deve seguire la regola delle quattro “R”
Un nuovo termovalorizzatore per Roma sarebbeun errore.Significherebbe iniziare dalla parte finale del ciclo, ossiacapovolgerele basi della corretta gestione dei rifiuti. Servono soluzioni innovative, enonprogetti che guardano al passato. Roma deve puntare sullariduzionedei rifiuti, sulrecuperodei materiali, sulriciclo. Quindi su unavirtuosa filieradell’economia circolare. L’ambizione diRomadeve innanzitutto essere quella di recuperare terreno, e diallinearsisul fronte strategico dei rifiuti alle altregrandi città europee. Senza dimenticare che, essendo la Capitale d’Italia, rappresenta anche unavetrina delle buone pratichenonché un esempio per il resto del Paese. Per l’amministrazione la priorità deve essere concentrata sullaregola delle quattro ‘R’della corretta gestione dei rifiuti:Riduzione, Riutilizzo, Riciclo e Recupero. Da questo assunto declinato politicamente, è necessario formulare tecniche e pratiche precise. Si può per esempioprevenire la produzione di rifiutigrazie ad azioni capaci di portare a una diminuzione degli imballaggi, di incrementare laraccolta differenziatae dirafforzare il ‘porta-a-porta’,di migliorare la qualità della raccolta delle diverse frazioni, di realizzareimpianti di recuperodei materiali all’avanguardia. E quindi pensare seriamente, e finalmente, alla costruzione di unafiliera industriale dell’economia circolare. È anche per questo che avevo accolto con favore il progetto della giunta di realizzare iprimi due biodigestoriper la frazione umida dei rifiuti. Un metodo utile per svelare a tutti quelli che altrove non sono più considerati i segreti dell’economia circolare: e cioè, in questo caso, trasformare la quota maggiore della differenziata urbana inbiometano e compost di qualità, ossia in nuove risorse. È per le stesse ragioni che ritengo sia unerrore realizzare un termovalorizzatore: un impianto in grado di bruciare 600.000 tonnellate all’anno di rifiuti. Un impianto che diventerebbe, per grandezza, ilsecondo nel Paese. Tradotto, significherebbe che una volta raggiunto l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata (su cui siamo in notevole ritardo), queste dimensioni porterebbero a unostop quasi automatico dell’implementazione della differenziata; oppure a cercare di alimentare l’impianto con la spazzatura proveniente da altri Comuni. Inoltre si offre il fianco a un’altra preoccupazione. Ovvero si dà per scontato cheuna volta raggiunto il 65% di riciclo (target minimo europeo al 2035)si è già arrivati al massimo raggiungibile. Come se non potessimo fare meglio neanche tra 30 anni. Bisogna poi considerare chei municipi di Roma sono grandi come delle città; quindi ragionare di un solo ‘mega-impianto’ diventa fuorviante. Credo sia invece più giusta la dimensione municipale per gestire il ciclo dei rifiuti in modosostenibile. Tra l’altro il progetto annunciato dalSindaco di Romanon tiene in considerazione l’evoluzione tecnologica che, nel frattempo, ha di fatto resoobsoleto incenerire i rifiuti.A questo vanno aggiunti altri due tasselli: non si può ipotizzare un impatto ambientalenulloper un impianto del genere; e la realizzazione non può di certo avere‘tempi cinesi’. Non penso sia un caso, infatti, l’inserimento nell’ultimo decreto Aiuti della norma per conferire al commissario al Giubileo, quindi al Sindaco, ampi poteri che in sostanza gli faranno vestire anche ipanni di commissario ai Rifiuti. E non ci sono investimenti e posti di lavoro che possano reggere il confronto: economicamente e ambientalmenteè meglio,senza dubbio, puntare suun efficiente sistema di raccolta differenziata che su un termovalorizzatore. La corretta gestione del ciclo dei rifiuti, che attraversa tutte le fasi dell’economia circolare,produce maggiore occupazione, oltre a produrla in modo più sano. Come ha ricordato il segretario della Cgil di Roma e del Lazio Natale Di Cola per arrivare al65%di raccolta differenziataservono almeno 1.500 assunzioni in Amanei prossimi due anni eun investimento di 150 milioni di europer il personale, le infrastrutture e i mezzi. Diversamente da quanto potrebbe fare unatariffa puntuale premianteper chi differenzia meglio e di più,il termovalorizzatore non porterà a una riduzione della Tari. Per realizzarlonon si potrà beneficiare dei finanziamenti europei.Per di più, l’intenzione dell’Europa è di allargare all’incenerimento dei rifiutiil sistema Ets(il sistema dello scambio di quote delle emissioni); avremo così da mettere in conto ancheil costo della CO2. Al contrario dell’appena natoComitato Termovalorizzatore Roma, promosso tra gli altri dal presidente di AssoambienteChicco Testa, considero l’idea di un nuovo ‘mega-termovalorizzatore’uno sbaglio. Anche se un punto sono d’accordo con Testa: i cittadini devono essere informati. E devono esser messi a conoscenza soprattutto sullepossibili soluzioni alternative. L’era dell’economia circolarerichiede trasparenza e condivisione. Ed è per questo che parteciperò oggi, 12 maggio (alla Città dell’altra economia alle 17.30), allaprima discussione pubblica,organizzata da Roma Futura, sulla proposta del Sindaco. Sarà un momento d’incontro per parlarne con i cittadini, le associazioni, i sindacati e le imprese. La speranza concreta è che possa essere utile a programmare una strategia all’avanguardia nella gestione dei rifiuti. Anche perché siamo un Paese che, a causa della sua storica povertà di materie prime, ha fatto necessità virtù del riciclo. In alcuni campi l’ha trasformato quasi inuna forma d’arte, e oggirecupera materia dal 69% dei rifiuti industrialie ricicla il 54,4% della spazzatura urbana. Le tradizioni e l’ingegno.Sono queste le potenzialità che conviene sviluppare ulteriormente.Non l’incenerimento. Rossella Muroni, ecologista, è deputata di FacciamoECO