Scorie nucleari: anche negli Usa sono un gran bel problema

Scorie nucleari: anche negli Usa sono un gran bel problema

 

Generare elettricità e poi smaltire le scorie. Già, ma come e dove? E soprattutto, a lungo termine è sicuro? Domande che gli Usa in un futuro energetico sempre più incerto si stanno ponendo. Come sappiamo, oggi la lotta alla crisi climatica impone la scelta di decarbonizzare. Dunque per ottenere la nostra energiai due principali sistemi restano implementare le fonti rinnovabili e, laddove esistono, utilizzare l’energia a basse emissioni generata dallecentrali nucleari.Quest’ultime, su cui da anni è attivo un ampio dibattito, seppur indirizzate ormai verso sistemi di nuova generazione sempre più sicuri, hanno in generaleun problema di smaltimento scorie radioattive. Proprio quest’ultimo punto, soprattutto dopo l’incidente diFukushima in Giappone del 2011, ha sollevato negli Stati Unitidiverse polemiche e preoccupazioniche di recente ha raccontato in un lungo articolo ilWashington Post.La giornalistaRebecca Tuhus-Dubrow, che sta scrivendo un libro sul futuro dell’energia nucleare, ha intrapresoun viaggioper conoscere proprio le preoccupazioni degli americani e le ipotesi in programma dello smaltimento scorie. Attualmenteci sono negli Usa circa 80 località in 35 Stati in cui viene immagazzinato il combustibile esaurito, ma mancano piani a lungo termine per lo smaltimento. Nel suo racconto Tuhus-Dubrow ha incontrato per esempio Marni Magda, una insegnante in pensione che vive in California. Da alcune riviste scientifiche, Magda ha scoperto chela centrale nucleare di San Onofre in California sorgeva in una zona con possibili rischi sismici e di erosione.Di conseguenza per anni ha portato avanti una battaglia per la sicurezza della centrale finché, per questioni legate a generatori, l’impianto è stato chiuso: le scorie radioattive sono però rimaste lì, in quell’area con “pericolose” faglie. Il destino di circa1.600 tonnellate di barre di combustibile esauritoè dunque quello direstare ferme nel sito per il prossimo futuro, senza alcuna certezza. Da questo problema a San Onofre, come in altre località in cui sono presenti le scorie, è nata unabattagliaper capire che fine farà quel combustibile e se sarà immagazzinato in modo sicuro. La soluzione individuata da comitati scientifici, funzionari del governo e gestori delle questioni nucleari è quelladi seppellire le scorie nucleari in un deposito geologico profondo. Negli Usa però questo non è ancora né individuato né prontoper tutte le scorie (come inItalia, dove da decenni si attende ilDeposito nazionale per materiali radioattivi). Si tratta infatti di un obiettivo a lungo termine, mentre sempre più cittadini e comitati stanno spingendo per un sicuro“stoccaggio temporaneo”da attuare al più presto: il combustibile esaurito sparso nei siti in tutto il Paese verrebbe spostato in una o più strutture in contesti appropriati, interamente dedicate allo stoccaggio sicuro del combustibilefino a quando non sarà pronto un impianto di smaltimento geologico. L’indecisione, il non aver programmato luoghi estremamente sicuri in attesa del deposito geologico, fa scrivere alla giornalista che “una migliore strategia di gestione dei rifiuti è essenziale sel’energia nucleare, che fornisce quasi la metà dell’elettricità a basse emissioni di carbonio del Paese,deve svolgere un ruolo significativo in un futuro sistema energetico che non si basa sui combustibili fossili”. Anche perché, ricorda, il problema dello smaltimento scorie è destinato a moltiplicarsi dato che “per raggiungere il suo obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050,l’amministrazione Biden ha chiesto sostanziali investimenti nei reattori nucleari”. Una delle primeleggi statunitensiper gestire il combustibile esaurito è statoilNuclear Waste Policy Act del 1982che assegnava al governo federale il compito di costruire e gestire strutture adatte, così come agire per realizzare depositi geologici per lo smaltimento permanente. Nel 1987 però è stato identificato un solo luogo per questo scopo:Yucca Mountain,nella zona di Las Vegas.Da allora in poi però poco si è mosso per trovare altre soluzioni concretefra promesse e impegni non mantenuti. Mentre lo stallo è continuato, con decine di realtà come San Onofre che si chiedono se è sicuro convivere con centrali oggi deposito di scorie in zone soggette all’erosione così come ai terremoti,altroveci sono stati grandiprogressi nella pianificazione dello smaltimento. Per esempioin Finlandia sta per aprire uno dei primi efficaci depositi geologicial mondo per il combustibile esaurito, in Svezia è in fase di lavori in corso, il Canada sta per decidere. Negli Stati Uniti invece, anche solo parlare di possibile ubicazione di un deposito permanenteè quasi un tabù(un po’ come è stato in Italia) ma il Dipartimento dell’Energia ha iniziato a lavorare a un programma perstrutture di stoccaggio provvisorio, con un budget di20 milioni di dollari iniziali. Al momento si parla diNew Mexico e Texas per questi impianti. Il punto, chiosano gli intervistati nel servizio delWashington Post, è che questa indecisione non fa che rimandare le cose, senza soluzioni concrete per il futuro nella gestione delle scorie. In fondo, il problema è proprio questo:“Non possiamo o dobbiamo consegnare alle generazioni future tutto questo e dire loro semplicemente, guarda, questo ora è un problema tuo”.Una frase che ricorda tanto lo stesso e pericoloso lascito che, senza intervenire adesso, riguarderà anche la crisi climatica.