Da zolfo e arance nasce un fertilizzante

 

Unfertilizzante organico-mineralericavato dagliscarti di lavorazionedelle arance – polpa e buccia – mescolati con i rifiuti industriali di zolfo derivati dalla desolforazione di gas naturale e petrolio. La produzione si basa su due brevetti diSteel Belt Systems, azienda italiana impegnata nella realizzazione di impianti industriali a nastro d’acciaio inossidabile, all’interno delprogetto Recorgfert Plus, finanziato dalProgramma LIFEdell’Unione europea con oltre 1,7 milioni di euro a fondo perduto. L’obiettivo del fertilizzante, prodotto senza l’utilizzo di componenti chimiche, è quello di recuperare i suoli alcalini degradati dal cambiamento climatico e dall’agricoltura intensiva, e combattere così ladesertificazione. Un fenomeno che secondo i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente colpisce l’8% del territorio europeo, soprattutto nelle aree meridionali. Soloin Italia oltre un quinto del territorio sarebbe a rischio o in condizioni diaridità grave. Le 3.000 tonnellate di fertilizzante previste dal progetto, il cui termine è fissato entro febbraio del 2025,eviteranno inoltre lo smaltimento in discarica di 1.320 tonnellate di rifiuti umidie consentiranno ilrecuperodi 2.400 tonnellate di zolfo. La sua efficacia sarà verificata nell’arco di unciclo biennalesu diverse colture – tra cui peperoni, pomodori, cipolle, broccoli e frumento duro – dislocate su un’area complessiva di 27 ettari traCalabria, Abruzzo e Salonicco, in Grecia. Oltre a Steel Belt Systems, che coordina le attività e si occupa della realizzazione dell’impianto pilotapresso il proprio stabilimento di Villafranca Tirrena, inSicilia, il progetto riunisce un consorzio che comprende altri 4 partner. Tra questiZolfitalesercita la funzione di collegamento tra la fase di produzione dello zolfo e il suo impiego per il fertilizzante.Fratelli Brancafornisce gli scarti organici.L’Università degli studi “Mediterranea” di Reggio Calabriatesta il prodotto valutando la qualità delle colture e analizzando le caratteristiche chimiche e biochimiche dei terreni trattati. Infine l’istituto ellenicoAmerican Farm Schoolesegue test in campo aperto su un’area di 12 ettari e promuove la cooperazione tra i paesi mediterranei e l’area balcanica connessa al progetto.