Grassofobia sul lavoro: parliamone!

 

Se ti dicessero chepesi troppoper ricoprire una determinata posizione in ufficio? Suonerebbe assurdo, eppure in sostanza è quello che accade ogni giorno.Secondo uno studio pubblicato suNature,su un campione di 14.000 persone obese in Australia, Canada, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti,il 58% ha subito personalmente atteggiamenti discriminatori sul posto di lavoro. Perweight stigmaograssofobiasi intendeil pregiudizio e la discriminazionenei confronti di una persona a causa del suo peso, e rappresentail quarto motivo di discriminazionetra individui adulti, dopo età, sesso e razza. Se però i primi 3 in molti Paesi, almeno sulla carta, sono vietati dalla legge, per quanto riguarda la discriminazione in base al peso non sussiste alcuna forma di tutela. Nel mondol’obesità riguarda800 milioni di persone,in Italia, l’11% dei soggetti tra i 18 e i 69 anni di età e il 14% degli over 65 rientrano nel fenomeno dell’obesità. Lo rivela l’indagine diPassi e Passi d’Argentosui dati raccolti dal 2017 al 2020. Il trend purtroppo è in crescita ed èpiù frequente tra le persone con difficoltà economiche(il 17% contro l’8%) e quellecon un livello di istruzione più basso(il 24% di chi non ha alcun titolo di studio o al più la licenza elementare contro il 6% dei laureati). In un recentearticolo della BBC,Rebecca Puhl, professoressa presso il dipartimento di Sviluppo umano e scienze della Famiglia pressol’Università del Connecticut,ha sottolineato: «La discriminazione sul peso può manifestarsi in modo più o meno sottili.A parità di qualifiche, è molto probabile che una persona obesa vengapenalizzataper il proprio peso rispetto a un’altra normopeso». Questo perché dietro ilweight stigmasi cela una serie di luoghi comuni e pregiudizi più o meno consapevoli riguardo le persone grasse:all’obesità infatti vengono spesso associati un carattere insicuro, una scarsa autostima e quindi la non idoneità a rivestire ruoli di vertice. Uno studio del 2012 ha fatto emergere un dato significativo: 127 professionisti delle risorse umane hanno valutatodal punto di vista lavorativoun gruppo diindividui ritratti in foto che differivano per sesso, etnia e corporatura. Gli HR coinvolti nell’esperimento tendevano nel loro giudizio a sottovalutare le persone obese e a penalizzarle rispetto a quelle normopeso.Soprattutto quando si tratta di donne. Secondoun altro report del 2014della professoressa di diritto Jennifer Bennett Shinall della Vanderbilt University, le donne obese vengono impiegate in lavori faticosi o in ruoli che non prevedono il contatto con il pubblico e, quando riescono a essere assunte in lavori di questo genere,guadagnano il 5% meno degli uomini. In unaricercarealizzata da T. A. Judge della University of Florida e D. M. Cable della London Business School è stato dimostrato che, a parità di competenze e di ruolo,il reddito di una donna è inversamente proporzionale al suo peso corporeo: più il primo aumenta, più il secondo diminuisce, cosa che invece accade molto più raramente con gli uomini. Ilgender gap aumenta quindi in caso di obesità:si tratta probabilmente di un divario dovuto astandard sociali diversi. Sebbene molti ritengano che la discriminazione rispetto al peso possa essere “un male necessario” per spingere una persona obesa a dimagrire, in realtà la maggior parte degli studi al riguardo ha dimostrato l’esatto opposto. Ilweight stigmaè tendenzialmentecontroproducente, favorisce non solo ladepressione, la dipendenza dall’alcol e l’adozione di comportamenti alimentari scorretti,ma anche disturbi del sonno e una maggiore reticenza a ricorrere all’assistenza medica per timore del giudizio sociale.