Che autogol sulle rinnovabili
La distanza tra i proclami, gli annunci e i programmi che abbiamo sentito negli ultimi vent’anni e la realtà dei fatti è particolarmente evidente quando si arriva ai capitoli energetico e ambientale. Avremmo dovuto ridurre la dipendenza dal gas russo, ma l’abbiamo aumentata; avremmo dovuto risolvere il problema rifiuti in alcune grandi città a partire da Roma e Palermo, ma queste si trovano ancora in emergenza;avremmo dovuto investire sulle rinnovabili, ma ogni anno riusciamo a installare (quando va bene) un terzo della potenzache sarebbe necessaria per raggiungere obiettivi che noi stessi ci siamo dati. Su quest’ultimo punto vale la pena concentrarsi, perché l’impressione è che quando si passa dalle buone intenzioni alla pratica,gli ostacoli della burocrazia locale e nazionalerendano praticamente impossibile effettuare o programmare un investimento. A titolo d’esempio sonooltre 200 i progetti nell’eolico passati sotto la lente del Ministero dei Beni culturali, chiamato a dare una valutazione che tenga conto, tra l’altro, dell’impatto paesaggistico: di questine sono stati approvati 6, una quarantina ne sono stati bocciati, degli altri si è persa traccia. Cioè,162 progetti sono in attesa di risposta,lo stesso numero che deve ancora ricevere un sì o un no dalle regioni. Il dato, emerso dalla ricerca Regions di Elemens e pubblicato dalSole 24 Oremostra ancheil tempo di anticameraprima di ricevere uno straccio di valutazione:cinque anni e mezzo.E sapete che tempi sarebbero previsti secondo la legge?Sei mesi. Dei progetti presentati nel 2021 oltre il 90% non ha superato lo stadio cartaceo, quasi il 60% di quelli presentati nel 2018 è ancora alla fase di autorizzazione. Tre Regioni – informa il disperante rapporto “Scacco matto alle rinnovabili” di Legambiente – hanno postomoratorie allo sviluppo delle nuove installazioni da fonti rinnovabili, in attesa di identificare le aree idonee alle installazioni. La transizione energetica sarà sconfitta, la prenderemo per stanchezza.