Perché sostenibilità è anche resilienza
Costruire unsistema alimentare sostenibileè senza dubbio una delle sfide più urgenti del tempo che stiamo vivendo. Fare in modo che tutti gli esseri umani abbiano accesso a un’alimentazione sufficiente e nutrientee al contempo istituiresistemi di produzione durevoli, che siano in grado di sostenersi nel tempo e di adattarsi ai cambiamenti sono solo alcuni dei fattori imprescindibili per uno sviluppo che possa dirsi sostenibile. Ce lo ricorda anche il secondo dei 17 obiettivi che le Nazioni Unite hanno inserito nell’Agenda 2030. Si tratta di obiettivi che sembrano sempre più difficili da raggiungere, a maggior ragione se si tiene conto dellafragilitàcheilnostro sistema alimentaresta dimostrando di fronte allo scenario geopolitico che proprio in questi giorni stiamo vivendo e che sta causando massicce interruzioni nelle catene di approvvigionamento globali e, insieme a esse, non pochi timori. Ad ostacolare uno scenario simile sarebbe invece in grado di intervenireun sistema alimentare resiliente, capace cioè dipreservarsigrazie alla capacità dinamica di resistere a sconvolgimenti e shock, mantenendosirobustoesolidoeadattandosia nuove condizionicon flessibilità. Ma questo, nel concreto, cosa significa? È ormai chiaro che non esiste una formula magica per realizzare un progetto di questa portata. Questo è vero nella misura in cui il potenziale a lungo termine e la solidità del nostro sistema alimentare sono condizionati da uncomplessissimo intreccio di fattori. Per esempio il fatto che il consumo di cibo sia strettamente connesso con la salute della persona, che in tutti i casi va considerata come il valore fondamentale:la dieta sostenibile prima di tutto deve essere sana. Inoltre, la produzione di cibo è frutto di unsistema molto articolato, che intreccia molti mondi, i quali vanno necessariamente considerati in modo organico. E poi non è da trascurare che esistono scelte da fare traforme alternative di sostenibilità. a esempio: che cosa inquina di più: l’insalata in busta o quella fresca? L’olio di palma può essere realmente sostenibile? Siamo sicuri che i prodotti a km zero abbiano sempre gli impatti minori? Sono domande per nulla banali, a dispetto di quello che può sembrare. Definire in maniera veloce cosa è giusto e cosa no o come possiamo giungere a un sistema alimentare resiliente e sostenibile è impresa assai ardua. Questo accade perchénon esiste purtroppo la ricetta di un cibo perfetto, che soddisfi determinati criteri di qualità, nutrizionali e ambientali allo stesso tempo. Così come non esiste una ricetta veloce per un sistema agroalimentare perfetto. Eppure, se è vero che non esiste una via facile, è anche vero che ci sono degli elementi sui quali possiamo agire, grazie allescelteche facciamoquotidianamente, come persone e come società. Questo perchéla sostenibilità non è una destinazioneda raggiungere, ma un viaggio. Quello che aziende e consumatori possono fare nel concreto èdefinire come vogliono viaggiare:vale a dire definireal più presto i propri valorie poi, con l’aiuto di metodi e strumenti con i quali l’innovazioneci viene in aiuto, rendersi sempre più accurati nelpercorrere la propria strada in maniera coerente con quei valori. Tutto questo significa mirare concretamente a unsistema alimentare efficientecon gli occhi sempre più puntati alla sostenibilità.Quindi allaresilienza. Massimo Marino è ingegnere ambientale, autore con Carlo Alberto Pratesi deIl cibo perfetto(Edizioni Ambiente). Francesca Berretta è consulente diPerfect Food.