Verso un’istruzione “sostenibile” per le ragazze africane

 

Ogni anno, per circa due settimane,la Commissione sulla condizione delle donne (CSW) si riunisce a New York per analizzare progressi e lacune sull’empowerment femminilein campo politico, economico e sociale. La CSW è unorganismo intergovernativo mondiale, nato nel 1946 per promuovere i diritti delle donne e la parità di genere in tutto il mondo.Il 14 marzo è stata inaugurata la sua 66esima edizione (che durerà fino al 25 marzo), il cui focus principale riguarda l’uguaglianza e l’emancipazione femminilein relazione alla crisi eco-climaticae alle politiche per il suo contenimento. Tra gli eventi che coinvolgono il nostro Paese c’è “Women and Girls in Sub-Saharan Africa: Transforming Education for a Sustainable Future”,un incontro organizzato a margine della CSW per il 16 marzo.«L’evento virtuale- riporta la Commissione – forniràuno spazio di dialogointergenerazionale su comegarantire un’istruzione a tutte le ragazze dell’Africa subsahariana,prendendo in analisi anche la dimensione ambientale». Nonostante negli ultimi due decenni siano aumentati i livelli di istruzione femminile nella regione,l’accesso a un’educazione paritaria non è ancora assicurata a tutte le ragazze. Circa9 milioni di bambinetra i 6 e gli 11 anninon possono andare a scuolaper motivi socio-culturali: c’è chi le vuole impegnate nei lavori domestici e chi invece le preferisce sposate in giovane età. Così la maggior parte di queste non riesce a completare il ciclo educativo di 12 anni. E se la pandemia ha contribuito a rafforzare questa tendenza, bisogna considerare anchei danni che la crisi ambientale può portare alle giovani donne. «Il cambiamento climaticoaumenta la vulnerabilitàdi queste ragazze eostacola il loro accesso a un’istruzione di qualità, amplificando i risultati della radicata disuguaglianza di genere», scrive CSW. Secondo le Nazioni Unite, il calo delle risorse e la siccità nella regionecausano migrazioni e sfollamenti,i cui effetti possono portareall’aumento di matrimoni precoci(per le conseguenze della crisi climatica sull’economia) e auna maggiore violenza di genere. Già durante il primo giorno della CSW era stato presentato il tema con l’inaugurazione dell’omonimamostra italiana del giovane fotografo ivoriano Mohamed Keita. «Le donne in Africa possono essere artefici del cambiamento,quando vengono create le condizioni di accesso a un’istruzione di base e una preparazione per affrontare gli effetti del cambiamento climatico». Lo ha dichiarato la ministra italiana per le pari opportunità e la famigliaElena Bonetti,la quale ha preso parte all’inaugurazione della mostra. «Con queste fotografie – ha aggiunto – lanciamo oggi un messaggio di speranza, per le donne africane e di tutto il mondo, dall’Ucraina all’Afghanistan, e ai numerosi altri teatri di crisi dove queste stanno lottando».