Cosa succede se la Federal Reserve alza i tassi d’interesse

 

Inizia oggi la due-giorni di vertice della Federal Reserve, che dovrebbe sancire lastretta monetaria della Banca centrale degli Stati Unitinel tentativo di frenare la crescita della spirale inflazionistica. A febbraio i prezzi al consumo hanno registrato un incremento mensile dello 0,8% con un’impennata del 7,9% su base annua,il più alto livello di inflazione degli ultimi 40 anni. In audizione al Congresso all’inizio del mese, il presidente della Fed Jerome Powellha annunciato un rialzo dei tassi di interesse di25 punti base. È il primo rialzo dal 2018, e secondo gli analisti èun valore destinato a crescere. «Il dato dell’Indice dei prezzi al consumo di febbraio e soprattuttogli effetti della guerra in Ucraina sull’inflazione saranno crucialiper il sentiero dei tassi nei prossimi trimestri», afferma il focus realizzato dalla Direzione studi e ricerche diIntesa San Paolo, che prevede unrialzo atteso di 150 punti base entro il 2022 e un punto di arrivo fra 2,5 e 2,75% nel 2023. Leincogniteperò sono molte, e non tutti concordano sulla possibile strategia dell’istituto di Washington. Dopo avera lungo sottovalutato il fenomeno, «questo approccio consentirebbe alla Fed di riguadagnare parte della sua credibilità nella lotta all’inflazione e di avere un migliore controllo della narrativa politica», scriveBloomberg, che tuttavia avverte sul pericolo di unapossibile recessione. «Questo non è un rischio da ignorare, soprattutto considerando chele fasce più vulnerabili della popolazione sarebbero le più a rischio», osserva Mohamed El-Erian, capo consigliere economico diAllianz. «Avendo già sperimentato una significativa erosione del potere d’acquistoa causa dei prezzi più elevati di cibo e gas», conclude, «ora potrebbero affrontare sia il timore che la realtà diulteriori perdite di reddito». Anche secondo l’analisi condotta da Intesa, «le conseguenze del rialzo dei prezzi si dovrebbero tradurre in una redistribuzione di reddito a livello domestico, con unaperdita di potere d’acquisto delle famiglie, a fronte di maggiore reddito nei comparti dell’energia e dell’agricoltura». Nonostante questi elementi, sostiene il rapporto, «gli Stati Uniti dovrebbero risentire in misura limitata delleripercussioni dirette della guerra in Ucrainain termini di crescita, grazie alla scarsa esposizione commerciale e finanziaria verso la Russia eai flussi internazionali netti di materie prime energetiche e agricole». Diversa la situazione dell’Europa,che registra un’inflazione del 5,8% rispetto al 5,1% attestato a gennaio. La ragione si deve in primo luogo alcaro energia, che il mese scorso ha visto le sue quotazioni impennarsi del 31,7%. A differenza di Usa e Regno Unito, dove il 17 marzo è previsto che la Bank of England alzi i tassi di interesse dello stesso valore portandoli allo 0,75%,la Banca centrale europea ha deciso che per il momento lascerà inalterato il costo del denaro. «L’inflazione potrebbe essere considerevolmente più elevata nel breve termine», ha avvertito la presidente della BceChristine Lagardenella riunione del Consiglio direttivo che si è tenuta il 10 marzo. Ma «in tutti gli scenari», ha aggiunto, «dovrebbe diminuire progressivamente e collocarsi su livelli intorno al nostro obiettivo di inflazione del 2% nel 2024». Sulla scorta delle possibili implicazioni del conflitto in Ucraina, la Bce ha peròrivisto al ribasso le stime di crescita del Pilnell’Eurozona.Giovedì 17 marzo, Lagarde aprirà la XXII edizione dellaconferenza«La Bce e i suoi osservatori», che vedrà i membri del Consiglio e altri rappresentanti dell’Eurosistema confrontarsi sulle questioni attuali di politica monetaria e stabilità finanziaria.