Mamma, ho preso l’aereo!

 

Mentre i primi casi di una strana polmonite che non rispondeva alle solite cure si registravano in Italia e all’estero e le terapie intensive si ingolfavano,i voli di linea venivano sospesi,determinando un fortecalo dell’inquinamento aereo. Volare è il modo di viaggiare in assoluto più inquinante: produce 285 grammi di CO2 per ogni passeggero, per ogni chilometro percorso. Tuttavia, come riporta l’Agenzia Europea per l’Ambiente, nel complesso costituisce solo il2,1 % di tutte le emissioni di CO2 del Pianeta e il 12% di quelle prodotte dal settore dei trasporti, contro il 74% della viabilità su strada. Quelle che i velivoli tracciano nel cielo si chiamanoscie di condensazionee unteam di ingegneri e ingegnere del MIT,l’Istituto di Tecnologia del Massachusetts, le ha mappate, prendendo in considerazionelo spazio aereo sopra gli Stati Unitie confrontandole con i tassi di inquinamento prepandemici. Com’era ipotizzabile, nel2018e nel2019le scie coprivanouna superficie di circa 43.000 chilometri quadrati,pari allo Stato del Massachussets e del Conneticut insieme, mentre nel 2020, all’indomani dell’emergenza sanitaria, si è registratoun calo del 20%, proporzionale alla riduzione dei voli statunitensi. Per individuare e tracciare con precisione le scie su larga scala, gli studiosi e le studiose si sono basati sulleimmagini continue, scattate ad alta risoluzione, dalGOES-16 della NASA, unsatellite geostazionarioche sorvola la Terra. Gli scienziati e le scienziate a quel punto si sono chiesti se il sistema di mappatura utilizzato non potesse avere anche un’ulteriore finalità pratica. Premesso che il settore contribuisce al riscaldamento globale anche per le dirette emissioni di anidride carbonica prodotte dai velivoli (più o meno il 50%), ilvapore acqueopresente neigas di scaricodegli aeroplani a10.000 metri di altezza, con una temperatura che si aggira attorno a-60 gradi centigradi, finisce percondensarsieformare nuvole altamente inquinanti che intrappolano il calorein uscita dalla Terra. Non è casuale, infatti, che nelle aree intorno ai principali aeroporti vi sia una percentuale nettamente minore di “scie”:gli aerei al momento del decollo e dell’atterraggio sono a un’altezza che impedisce il fenomeno della condensazione. Come riporta ilsito del MIT, il gruppo di ricercatori e ricercatrici stacollaborando con le principali compagnie aeree statunitensial fine di prevedere le zone di addensamento della condensa dei gas di scarico e introdurre alcunemodifiche alle rottedegli aerei di linea. “C’è un’opportunità insolita per dimezzare l’impatto sul clima dell’aviazione” affermaSteven Barrett, professore e associate head del Dipartimento di Aeronautica e Astronautica del MIT. “Con interventi mirati alle tecniche di pilotaggio e alle rotte percorse, il riscaldamento generato dall’aviazione si potrebbe dimezzare in pochi anni”.