Il report che smaschera il bracconaggio in Italia

 

Alla vigilia delWord Wildlife Daycelebrato il 3 marzo dall’Onu, ilWWFpubblica il reportIl danno invisibile dei crimini di natura: analisi e proposte del WWF Italia. I dati raccolti sono inequivocabili:l’Italia è un Paese cruciale per la tratta di specie protettee il bracconaggio nella Penisola è ancora un male latente. Nel 2018le sanzionicomminate dall’Arma dei Carabinieri per la violazione della normativa in merito ammontavano a5 milioni e mezzo di euro. La ricerca fa emergere un’analisi approfondita delwildlife crime, fenomeno che rappresenta una gravissima minaccia alla biodiversità in Italia. Anche iCentri di recupero della fauna selvaticagestiti dal WWF lanciano l’allarme: nel 2021 solo nella regione Lombardia gli “ospedali degli animali” nelle località di Valpredina e Vanzago hanno accolto e dato cure a 7.500 animali in difficoltà.Su 10 salvati, 6 erano stati vittima di reati contro la fauna selvatica. Oltre il 50% della fauna consegnata al centro bergamasco riguarda specie sottoposte aprotezione.Tra queste, il 36% risulta ancora più sensibile degli altri: al primo posto irapaci. Nel frattempo, l’Italia appare totalmente ignara. Pur disponendo di unPiano di azione Nazionale Antibracconaggio, adottato per rinnovare le misure volte a contrastare il fenomeno,non esiste una banca dati centralizzata sui crimini contro la natura.Cosa che rende pressochéimpossibile un accurato tracciamentodel fenomeno che sta mettendo a repentaglio la ricchezza naturale del Paese. Non potendo monitorare l’andamento della situazione, è difficile intervenire in modo adeguato. Senza contare la carenza di personale:si contano in media 3 agenti venatori ogni 1.000 cacciatori, 2/3 dei quali sono volontari. Il personale appartenente alle forze di polizia è minimo e non distribuito in maniera uniforme sul territorio. Il controllo operato daivolontari del WWFoffre un enorme supporto alla lotta dello Stato all’illegalità. Solo durante la stagione di caccia del 2021 le Guardie WWF della Campania hanno tratto in salvo 120 animali, trasmesso alle autorità97 segnalazioni di reatoe compiuto77 sequestri. Solo considerando tutte le trappole utilizzate per spezzare le zampe agli uccelli più piccoli (i cosiddettiarchetti) che sono state sequestrate o distrutte nel bresciano, si arriva a oltre200.000pezzi. Se poi guardiamo al regime giuridico,chi uccide un esemplare di una specie protettacome un orso, un lupo o un’aquila oggipuò cancellare il reato dalla fedina penale grazie al pagamento di una sanzione pecuniaria,appena 1.000 euroe, più in generale, chi uccide, mette in commercio o detiene illegalmente animali selvatici, rischia ben poco. La rete illegale si dipana soprattutto tra l’Italia e gli Stati Uniti.Principali vittime del traffico sono i rettili, mentre gli uccelli si rivelano tra le specie più minacciate in Italia dai cacciatori illegali,in particolare i passeriformi come i cardellini, i pettirossi e altri esemplari di piccole dimensioni destinati al mercato nero della ristorazione, e i rapaci vittime di spari o avvelenamenti. Tra i grandi carnivori più colpiti, ilupi, considerati “specie problematiche” e spesso uccisi per puro odio,ma non mancano vittime neppure tra la fauna acquatica: per esempioanguille, squali e datteri di marefanno particolarmente gola ai trafficanti. Il WWF, inaugurandola settimana di sensibilizzazione alWildlife crimelancia quindi unappelloalle istituzioni affinché “si adottino misure più intense e strumenti più efficaci di contrasto all’illegalità ambientale, a cominciare dallacreazione di banche dati regionali(solo 5 regioni dimostrano di avere dati affidabili) il coordinamento tra le istituzioni, l’aumento dei controlli e il rafforzamento delle sanzioni. Modifiche oggi ancor più necessarie per dareconcreta attuazione alle esigenze di tutela di ambiente, biodiversità ed ecosistemi divenute principi fondamentali della Costituzione.Accettare lo status quo vorrebbe dire consentire ai criminali di continuare a fare affari impoverendo sempre più la natura. E con essa tutti noi”.