Se i narcos ora commerciano specie selvatiche

 

Per certi aspetti, la nuova cocaina è il pesce, la marijuana i frutti di mare e gli oppiacei le specie più esotiche. In Messico i narcos stanno entrando sempre di piùnel commercio delle specie selvatiche: anche di quelle protette, e soprattutto del pesce. Di recente alcuni articoli apparsi suMessico Today, NatGeoeZeta Tijuanaraccontano di questa graduale espansione che non è più nemmeno un segreto di pulcinella, ma un fenomeno che sta diventando sistema. Soprattutto in Baja California i cartelli, come quello diSinaloa,stanno “acquisendo” sempre piùcomunità di pescatori. Li costringono a vendere a prezzi inferiori al mercato e poi li rivendono a ristoranti e mercato estero. I narcos stanno monopolizzando per esempio le catture diaragoste, vongole, gamberetti, capesantee anche dispecie protette come i totoaba. Il pesce viene acquistato a prezzi inferiori e rivenduto alla Cina. Il sistema, oltre a mettere sotto pressione i pescatori,oggi ricompensati anche con metanfetamine e altre droghe, sta impattando anche sugli ecosistemi sempre più depauperati. Con ritorsioni, minacce, incendi e omicidi i criminali messicani obbligano sia le comunità di pescatori sia i ristoranti ad avere, di fatto, un unico padrone che porta avanti gli introiti proteggendoli attraverso il solito sistema dellacorruzione localea forze di polizia e ispettori. In un rapporto dellaBrooking Institutionche fa il punto sulla situazione, viene specificato come i cartelli – e non solo per la pesca – stiano intensificando itraffici relativi alle specie selvatiche. Secondo i think tank statunitense i traffici servirebbero a più funzioni: una di queste è ancheloscambio fra animali esotici richiesti dal mercato cinese con sostanze chimicheutili per sviluppare metanfetamine e altre droghe. Vanda Felbab-Browndi Brookings ha condotto oltre 70 interviste fra funzionari statali, ambientalisti, pescatori, ong e gruppi vari tra Messico, Cina e Usa i quali hanno confermato l’intensificazione del commercio illegale per esempio di parti digiaguaro, oppure direttili, pinne di squaloe altri animali esotici diretti dal Messico alla Cina. Nel suo report Felbab-Brown racconta come i cartelli di Sinaloa e in parte quello diJalisco Nueva Generaciónstanno prendendo di mira l’intera industria della pesca, sia in maniera illegale che legale. Per esempio hanno acquistato permessi per il commercio di determinate vongole o avviato mercati ittici in maniera “pulita” per poi riciclare il denaro. A preoccupare è poi lo stretto rapporto con la Cina: il legame cresce dato che aumenta la domanda di specie selvatiche. Un esempio è il commercio di totoaba, ma vale anche per i giaguari.Le carcasse di questi animali vengono trovate sempre più spesso prive di zampe, denti e varie parti del corpo: secondo attivisti che lavorano nel sud del Messico le parti mancanti sono gestite dai narcos che le rivendono ai cinesi, anche se ci sono poche prove a riguardo. Episodi simili, per altre specie, riguardano anche un’altra terra di narcos: laColombia. Qui, come in Messico, ogni anno vengono uccisi o minacciati tantissimi difensori dell’ambiente. Il rapporto Global Witness sottolinea comenel 2020 in tutto il mondo sono stati ammazzati 227 protettori dell’ambientee sono 30 gli attacchi mortali contro i difensori del Pianeta avvenuti in Messico, con un aumento del 67% rispetto al 2019. In generale, dunque, per aiutare davvero le specie selvatiche e contrastare gli illeciti dei narcos, chiosa Felbab-Brown nel rapporto, «il governo messicano dovrà diventaredisposto a proteggere i protettori della fauna selvaticacon un impegno molto maggiore di quello mostrato finora».