Dobbiamo agire ora sul clima. O sarà troppo tardi

 

Irreversibili. È una parola che, anziché farci arrendere, dovrebbe spronarci a un cambiamento prima che sia davvero troppo tardi. Con questa parolagli esperti dell’IPCC, il gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici,hanno definito molti degli impatti del riscaldamento globale già in atto sul nostro Pianeta. Nel loronuovo reportappena diffuso, una sorta di“bibbia”per comprendere il futuro legato alla crisi climatica mondiale, gli scienziati di tutto il mondo affermano che stiamo andando versoun domani in cui gli esseri umani e la natura verranno spinti oltre le loro capacità di adattamento. Il 40% della popolazione mondiale è, secondo il report, “altamente vulnerabile” al clima. Questo significa che tutto è perduto? No, ci dicono ancora gli esperti, perchérimane viva la speranza chesel’aumento delle temperature sarà mantenuto al di sotto di 1,5 °C, si potrebbero ridurre le perdite. Ma questo ora dipende dalle società di tutto il mondo e dalle scelte intraprese. «Il nostro rapporto indica chiaramente che i luoghi in cui le persone vivono e lavorano possono cessare di esistere, che gli ecosistemi e le specie con cui siamo cresciuti e che sono centrali per le nostre culture possono scomparire. Il nostro rapporto sottolinea molto chiaramenteche questo è il decennio dell’azione, se vogliamo cambiare le cose»,ha detto Debra Roberts, co -presidente dell’IPCC. Il report esamina lecause, gli impatti e le soluzioni ai cambiamenti climatici.Ci indica come quanto stiamo già vivendo – come per esempio le morti per ondate di calore, la siccità, le tempeste e le alluvioni – o ancora la perdita di biodiversità, peggioreranno rapidamente. Ma si può ancora evitare il peggio:«Il futuro dipende da noi, non dal clima»sostengono esperti come Helen Adams, una delle autrici del report. Secondo il documento, gli eventi meteorologici estremi legati ai cambiamenti climatici stanno colpendo gli esseri umani e altre speciemolto più duramente di quanto indicato dalle precedenti valutazioni e vanno oltre le capacità delle persone di riuscire a farvi fronte. In buona parte questi impatti dipendono anche da dove si vive:tra il 2010 e il 2020 circa 15 volte più persone sono morte a causa di eventi estremi in regioni vulnerabili,soprattutto Africa, Asia meridionale e America centrale e del sud,rispetto ad altre zone del Pianeta. Allo stesso tempo pagano il prezzo altre specie: dalle barriere coralline che stanno scomparendo alle foreste distrutte tra siccità e incendi. Anche lanevesta diminuendo e si stima che persino in un mondo con basse emissioni di anidride carbonical’8% della terra coltivabile oggi diventerà inutilizzabile entro il 2100. A questi scenari vanno aggiunti gli insediamenti costieri e la vita a rischio lungo le coste, dato chel’innalzamento del livello del mare porterà all’immersione e la perdita. Secondo i vari scenari esaminati dall’IPCC nei prossimi decenni1 miliardo di persone sarà più a rischioproprio per questi impatti sulle coste. Inoltre, se le temperature saliranno tra 1,7 e 1,8 °C (già oggi andiamo verso gli 1,2) al di sopra dei livelli preindustriali,metà della popolazione umana potrebbe essere esposta a periodi di condizioni climatiche pericolose per la vita. Per il segretario generale dell’OnuAntonio Guterresi risultati del rapporto sono una sorta di«atlante della sofferenza umana. I fatti sono innegabili. Questa abdicazione alla leadership è criminale.I più grandi inquinatori del mondo sono colpevoli dell’incendio doloso della nostra unica casa». Come se non bastasse, crescerà poi il numero dimalattieche probabilmente si diffonderanno più rapidamente. Fra queste per esempiola febbre denguetrasmessa dalle zanzare che con il cambiamento delle condizioni climatiche si diffonderà più velocemente. La crisi climatica potrebbe poi aumentareproblemi di salute mentale, stress, traumi legati a eventi meteo estremi. Oltre all’uomo, metà degli organismi viventi sulla Terra, che già si stanno muovendo verso alture differenti o poli per poter sopravvivere, pagheranno caro il prezzo della crisi.Il 14% delle specie valutate andrà probabilmente incontro a un rischio molto elevato di estinzionese il mondo si riscalderà di 1,5°C, cifra che sale al 29% delle specie se si arriverà a 3°C di riscaldamento. Per animali e vegetali che già vivono in aree vulnerabili la probabilità di estinzione raddoppierà con l’aumento del riscaldamento verso i 2°C e aumenterà di 10 volte se il mondo raggiungerà i 3°C. Con il rischio di raggiungere punti critici, come quelli legati alloscongelamento del permafrost, si teme poi che diverse condizioni possano diventare irreversibili. Molti passaggi del report indicano la necessità diseguire la via tracciata alla Cop26 di Glasgow, per esempiosposando le rinnovabili e completando la decarbonizzazione, ma sostengono anche una scarsa fiducia nelle soluzioni quali la rimozione dell’anidride carbonica dall’aria con le nuove tecnologie. «Questo rapporto è un terribile avvertimento sulleconseguenze dell’inazione. Sottolinea l’urgenza di un’azione immediata e più ambiziosa per affrontare i rischi climatici.Le mezze misure non sono più una possibilità» ricorda Hoesung Lee, presidente dell’IPCC. Una soluzione per rendere meno devastanti gli impatti della crisi climatica è puntare sulla natura.Per gli esperti ripristinando gli ecosistemi degradati e conservando efficacemente ed equamente il 30-50% degli habitat terrestri, d’acqua dolce e marini, lesocietà umane possono trarre beneficio dalla capacità della naturadi assorbire e immagazzinare carbonio accelerando così verso uno sviluppo sostenibile. Ripristinare la natura da una parte e dall’altralavorare per sviluppare città con edifici verdi, energia rinnovabile, sistemi di trasporto sostenibilie in grado di limitare le emissioni di gas serra. Temi fondamentali sono poil’equità e lagiustizia climatica, la difesa delle comunità indigene, il sostegno ai paesi meno sviluppati. Il sesto rapporto di valutazione dell’IPCC (AR6), per tentare di evitare altri processi irreversibili, conclude con la necessità difinanziamenti adeguati e un impegno politico più efficaceall’adattamento ai cambiamenti climatici e alla riduzione delle emissioni. «L’evidenza scientifica è inequivocabile: i cambiamenti climatici sono una minaccia al benessere delle persone e alla salute del Pianeta.Ogni ulteriore ritardo nell’azione concertata a livello globale farà perdere quella breve finestra temporale – che si sta rapidamente chiudendo – per garantire un futuro vivibile» Hans-Otto Pörtner, altro principale autore del report.