Triplicano le società benefit in Italia
Alla fine di gennaio erano più di 1.500le società benefit (comeLa Svolta) attive in Italia, il primo Paese in Europa a introdurre questa nuova forma giuridica. È lo studio del team Esg di Pwc a fotografare la forma di impresa sempre più diffusa: secondo i dati Infocamere eAssobenefit, l’Associazione nazionale per le omonime società fondata nel 2018,tutte le regioni italiane ne hanno almeno una e i numeri di inizio annoconfermano il trend in crescita, triplicando il numero rispetto al 2020. Introdotte con l’approvazione dellalegge di Stabilità 2016, le società benefit sono società for profit che perseguono anche obiettivi di beneficio comune: la normativa italiana le definisce comesocietà che nell’esercizio di un’attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, operano in modo responsabile, sostenibile e trasparentenei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni e attività culturali e sociali, enti e associazioni. «L’obiettivo è chetutte le imprese diventino società benefite ne seguano l’esempio per pervenire a un modello di sviluppo sostenibile», spiega aLa SvoltaAssobenefit, nata proprio per favorire l’affermazione del modello economico sul territorio italiano. «Ciò che deve spingere al cambiamento verso questo “nuovo modello di impresa” va ricercato nel rafforzamento della governance aziendale che implichi minore esposizione ai rischi e in vantaggi “reputazionali” e anche “generazionali”», continua l’Associazione. Modificando il proprio statuto, ovvero aggiungendo all’oggetto sociale gli obiettivi di beneficio comune che ne arricchiscono le finalità,le società benefitsi impegnano a dimostrarne l’impatto sul modello di gestione dell’impresa stessa, sui propri lavoratori, sull’ambiente e le comunità in cui operano. E non è un caso che sempre più giovani scelgano questa forma giuridica. Tra i requisiti per diventare una società benefit:l’indicazione nell’oggetto sociale del beneficio comune perseguito. «Se necessario, occorrerà modificare l’atto costitutivo o lo statuto», spiega Pwc nel suo studio. Inoltre, è necessario individuare uno o più soggetti responsabili all’interno della società che si occupino del controllo del perseguimento delle finalità definite nell’oggetto sociale. Infine, la redazione di una relazione annuale sulle modalità di perseguimento del beneficio comune, da allegare al fascicolo di bilancio e pubblicata nel sito internet della società. Per la costituzione di, o la trasformazione in, una società benefit è previstoun credito di imposta nella misura del 50%dei costi sostenuti per le spese di costituzione o trasformazione a partire dal 19 luglio 2020. Come sottolinea Pwc, spetta all’organo di controllo delle società benefit valutare l’operato degli amministratori in termini di bilanciamento dello scopo di lucro e il perseguimento del beneficio comune. La normativa vigente prevede che la valutazione dell’impatto debba comprendere più aree di analisi:dal governo di impresa, per la valutazione del grado di trasparenza e responsabilità della società,all’ambiente, con una prospettiva di ciclo di vita dei prodotti e dei servizi.In modo da sviluppare un processo di creazione di valore condiviso con la comunità limitando gli impatti negativi in cui opera.