Rocio Muñoz Morales: «Odio i pregiudizi: se una donna ride è stupida, se è sexy è leggera. Basta!»

 

QuandoRocio Muñoz Moralesdecise di cambiare la sua vita trasferendosi in Italia e diventare la compagna diRaoul Bova, sapeva che non sarebbe stato semplice, ma mai avrebbe immaginato che sarebbe stato così duro e lungo il percorso per conquistarsicredibilitàe per sconfiggere quella marea di maldicenza che le era caduta addosso.Il pubblico fu feroce,non le perdonava i17 anni di differenza(oggi lei ne ha 33, lui 50), l’accusava di essere una rovina famiglie, di lavorare solo grazie al suo famoso compagno. Rocio, quel momento sarà stato un macigno complicato da affrontare.«Sono una donna indipendente con una grande disciplina, già da adolescente. Mio padre non accettava che si tornasse da scuola con un brutto voto e ho cominciato presto a collaborare alla vita economica della famiglia, che viene da una realtà umile. Sono valori che porto sempre con me. Quando mi sono innamorata di Raoul tutti quei pregiudizi mi sono arrivati addosso senza che queste persone sapessero niente di me. Ho cercato di lasciarmeli dietro anche per salvaguardare le mie figlie (Alma e Luna,ndr)». Come è riuscita a cambiare la situazione?«Ho separato la vita privata da quella professionale. Nonostante fossi molto giovane, avevo già fatto l’attrice in Spagna, avevo frequentato il centro sperimentale, non ero una sprovveduta, non ho scelto questo lavoro perché ho incontrato Raoul. Ho cominciato a studiare l’italiano duramente, e ho capito che c’era bisogno di tempo. Ho lottato e oggi sono soddisfatta del risultato». Il lavoro l’ha aiutata?«Sì, primo fra tutti il teatro. Mi ha dato la possibilità di fare personaggi interessanti, diversi da me. Mi ha dato credibilità e mi mette sempre alla prova. Ogni sera incontri il pubblico, lo senti lì in ascolto: è un altro personaggio della commedia. Mi rende felice come lo sono adesso che sono in scena, dopo due anni di pandemia, conFiori d’Acciaioalla Sala Umberto di Roma, fino al 20 febbraio e poi in tournee in tutta Italia». Interpretare ruoli inconsueti come Rita Pisano, paladina delle lotte contro le ingiustizie sociali nella docu-serieDonne di Calabria (presentata alla festa del Cinema di Roma), l’hanno sostenuta in questo percorso?«Vestire i panni di una donna vissuta realmente è stata un’occasione d’oro e un’esperienza indimenticabile. Odio i pregiudizi, l’ho detto anche quando ho condotto una puntata deLe Iene. Bisogna combattere gli stereotipi: una spagnola è caliente, una donna ha successo perché è fidanzata con un uomo importante, se ride è stupida, se è sexy è leggera. Basta!». Che legame ha con la sua famiglia?«Strettissimo! Parlo spagnolo con le mie figlie, sento mia madre e le mie sorelle tutti i giorni. La mia famiglia è lontana dal mondo dello spettacolo, una delle mie sorelle è preside e l’altra è criminologa. Per loro è importante sapere che sto bene e sono felice, niente altro. Mi tengono ancorata a terra. Questa è la scelta più importante: andare avanti rimanendo fedeli a sé stessi e alle proprie origini».