Il cinema “ripulisce” gli stereotipi di Agatha Christie
L’universo letterario di Agatha Christie potrebbe rivelarsi ancora una volta una miniera d’oro per i produttori di Hollywood. Dopo l’adattamento cinematografico di uno dei suoi titoli più celebri,Assassinio sull’OrientExpress, 5 anni fa – oltre 350 milioni di dollari di incassi a fronte dei 55 di budget -Kenneth Branaghtorna davanti e dietro la macchina da presa, come regista e attore protagonista del nuovo film in sala. L’interprete britannico veste ancora una volta i panni delgeniale detective Hercule Poirot. Dopo il viaggio sul leggendario treno che nel 20° secolo attraversava l’Europa da Parigi a Istanbul,l’investigatore belga più famoso dei romanzi gialli sale sul battello Karnak nella nuova pellicolaAssassinio sul Nilo. Tuttavia, attingere alle opere di Agatha Christie per l’intrattenimento di massa oggi non è privo di complicazioni: non bisogna dimenticare, infatti, che si tratta sempre di libri scritti nel secolo scorso, la cuistruttura narrativa poggia su un sostrato culturale ben preciso, pregno di fenomeni quali il colonialismo e la xenofobia. Si pensi solo altitolo originale di uno dei suoi romanzi più amati,Dieci piccoli indiani, che inizialmente conteneva laN word. È necessario aggiornare la materia prima di Agatha Christie per renderla più contemporanea? Se sì, come? Ogni anno, vengono vendute ancora milioni di copie dell’autrice di gialli più popolare al mondo. I suoi libri dovrebbero essere considerati come prodotti del loro tempo, figli di un’epoca e di un sistema di valori differenti dai nostri e quindi accettati integralmente come tali, oppure un’operazione di restyling può dimostrarsi un modo efficace per combattere certi pregiudizi e stimolare una narrazione più inclusiva? Sam Naidu, professore di Letteratura Inglese alla Rhodes University del Sud Africa e specializzato sulle questioni inerenti la razza e l’etnia nella narrativa poliziesca, ritiene chele opere della scrittrice inglese normalizzino senza alcun dubbio il pregiudizio razziale, che lo pongano come un dato di fatto. In primo luogo, la maggior parte dei personaggi non caucasici veicola o incarnastereotipi che tendono a rafforzare il suprematismo bianco e l’egemonia britannica. «Che si tratti della nazionalità belga di Poirot, o di personaggi americani, ebrei o mediorientali, si presentano come eccezioni alla norma, spesso con tratti indesiderati o sospetti», dice. «Il razzismo e la xenofobiasi manifestano quindi nell’opera di Christie sotto forma di assenza non casuale o riscrittura di alcuni stereotipi culturali». Per esempiogli italiani vengono ritratti in modo macchiettistico, come “teste calde” e “bugiardi incalliti”. Lo stesso Poirot, che subisce talvolta insulti razzisti da parte di persone sospettate che hanno qualcosa da nascondere, fa a sua volta osservazioni e commenti offensivi, soprattutto di stampo antisemita, come neIl mistero del treno blu, quando afferma che «gli ebrei sono una razza che non dimentica mai il passato». Non tutti però sono di questo avviso. Secondo Vike Martina Plock, professoressa di Letteratura e Cultura moderna all’Università di Exeter nel Regno Unito,la censura operata sui suoi romanzi ha complessivamente appiattito lo sguardo critico dell’autrice. Probabilmente,nella scelta dell’assassino, Agatha Christie cela la profonda convinzione chel’umanità sia capace in pari misura di buone e cattive azioni, a prescindere dalla nazionalità o dallo status sociale.Non è raro che la scrittrice stigmatizzi il comportamento di alcuni personaggi privilegiati.Assassinio sul Niloe i personaggi che popolano il romanzo, in particolare, sono ispirati a un viaggio compiuto colmarito archeologo Max Mallowanin Egitto. Secondo Plock, non si dovrebbero quindi semplicemente cancellare i riferimenti alla piaga del razzismo:le storie di Agatha Christie rappresentano delle preziose testimonianze culturali di un’epoca. Nei precedenti adattamenti di Poirot – dai film con Albert Finney e Peter Ustinov alla versione televisiva britannica con un memorabile David Suchet –ricorre spesso il fenomeno delwhitewashing,e una rappresentazione idealizzata e quasi bidimensionale delle ambientazioni esotiche, a discapito della verosimiglianza storica sui reali effetti delladominazione coloniale. Una vera e propriarimozione chirurgica delle diversità negli adattamenti televisivi degli anni ‘80 e ‘90. Lo sostiene il dottor Jamie Bernthal-Hooker, autore di Queering Agatha Christie. «I personaggi neri nei libri sono stati interpretati da attori bianchi e allo stesso modo quelli che tra le righe potrebbero rientrare nella comunità LGBTQ+ sono stati tagliati». Un esempio fornito da Bernthal-Hooker èHickoryDickoryDock, originariamente ambientato in un ostello per studenti degli anni ‘50 e caratterizzato da una serie di personaggi internazionali, tra cui lo studente egiziano Ahmed Ali e il suo coinquilino Akibombo, originario dell’Africa occidentale. Tuttavia, nella trasposizione sul piccolo schermo del 1995, la vicenda si svolgeva negli anni tra le due guerre mondiali e presentavaun cast interamente bianco. Almeno apparentemente, però, i tempi stanno cambiando.InAssassinio sull’OrientExpressdi Branagh il personaggio di Gerhard Hardman, interpretato da Willem Dafoe, riassume in sé passato e presente e finisce per ricordarci una sorta di suprematista bianco dei nostri giorni. Anche la scrittrice Sarah Phelps recentemente ha curato la sceneggiatura di alcuni adattamenti dei romanzi per la TV, tra cuiAnd Then There Were None,The Pale Horsee la storia di PoirotThe ABC Murders. In quest’ultima miniserie, in particolare, si mostravano gli atteggiamenti aggressivi e violenti dei membri dell’Unione britannica dei fascisti nei confronti di Poirot, perché non cittadino inglese. In un’altra scena, un capotreno gettava a terra il suo biglietto con disprezzo per le stesse ragioni. È indubbiamente un terreno scivoloso, ma è necessario inoltrarvisi. Occorre trovare un equilibrio vincente tra l’esigenza di dare spazio a determinate tematiche e quella di non sacrificare l’intrattenimento.