Anche la musica punta sulla sostenibilità
Il mondo delle note, melodie e voci si schiera a difesa dell’ambiente, impegnandosi a ridurre il proprio impatto sul Pianeta. È dalla consapevolezza dell’attuale crisi ecosistemica che nasce ilManifesto della musica sostenibile. Pensato e realizzato da un team guidato da Francesca Trainini, vicepresidente dell’Associazione dei produttori musicali indipendenti (Pmi), il nuovovademecumprodotto in collaborazione con la testataRockole l’organizzazione no profit Impala è stato pr esentatodurante l’ultima edizione del Festival di Sanremo, a Casa SIAE. Il Manifesto è solo l’ultima di unaserie di iniziative che vedono la musica impegnata a sostenere l’ambiente. Pensiamo aThom Yorke, leader della band Radiohead, che da diversi anni ha scelto di sostituire con lampade a led i fari di illuminazione dei palchi su cui si esibisce ma anche di vietare la vendita di prodotti imballati con materiale non riciclabile. Oppure ancora al cantantePiero Pelù,nominato ambasciatore di Legambiente nel 2020 e protagonista del Clean Beach Tour, iniziativa per ripulire i litorali italiani soffocati dai rifiuti. L’attenzione alla sostenibilità nel settore musicale si è fatta sentire in Italia anche conle critiche rivolte dal mondo ambientalista (e non solo) alJova Beach Party: l’idea del cantante Jovanotti di portare le sue canzoni sulle spiagge è infatti stata giudicata ad alto impatto ambientale. Strutturato in 10 mission,come l’adozione di un carbon calculator e il supporto dei fornitori di servizi accessori per ridurre l’impatto ambientale delle attività,il Manifesto della musica sostenibile ha specifici obiettivi. Da una parte, vuole favorire l’educazione ambientale dei lavoratori e dei fruitori della musica, dall’altra mira a promuovere iniziative mantenendo un dialogo con le istituzioni, tanto nazionali quanto locali. «Dalla produzione e il trasporto del prodotto finito fino all’utilizzo, e successiva dispersione di plastica, e alla distribuzione digitale, le attività del settore musica evidenziano molte criticità dal punto di vista della sostenibilità.Questo problema non viene percepito dagli imprenditori né dal pubblico» ha spiegato Pmi in una nota. «Il settore – ha continuato l’Associazione – ha già iniziato a mitigare l’impatto del live, ma tanto resta da fare sul merchandising, sulla diffusione e sul consumo di musica registrata e così via». «Molte realtà europee hanno individuato questo tema come essenziale e molte aziende all’estero si sono già dotate di un “sustainability manager” come supporto essenziale al decision making aziendale – ha concluso Pmi.È necessario incoraggiare tutta la filiera ad adottare pratiche non dannose per l’ambientee innescare dei comportamenti virtuosi che abbiamo ricadute positive anche sul comportamento di consumo dei fruitori di musica». Da oggi,il Manifestoè aperto alle adesionida parte degli operatori della filiera musicale e degli artisti interessati.