Le 5 cose che ci mancano della vita in ufficio
“Cosa ti manca della vita in ufficio, a parte il traffico, la ressa sui treni, la riunione delle 8 di sera?”. Risposta: “Il caffè con i colleghi dopo una sfuriata del capo”, “la pausa caffè delle 9 appena arrivati”, “e quella della 11”, “il caffè freddo d’estate prima delle ferie”, “chiacchierare davanti al caffè”, “la pausa caffè anche se non mi piace il caffè”. E così via, si potrebbe continuare per altri 10 minuti sul tema. Eppure, ci sono altre cose che ci mancano di quella vita da ufficio che sembra ormai lontana, da quando 2 anni anni fa le aziende di tutto il mondo hanno iniziato a concedere lo smart working d’emergenza per lavorare da remoto a causa della pandemia da Covid-19. Il lavoro è cambiato, e così le abitudini che avevamo “prima di”. Per scoprire la top five dei rimpianti aziendali, abbiamo fatto un piccolo sondaggio tra impiegati, analisti, lavoratori della new e old economy, chiedendo loro di raccontarci cosa gli manca di più della vita in ufficio. Ecco cosa abbiamo scoperto. Che sia macchiato, freddo, schiumato, senza zucchero, non importa. La pausa caffè, negli uffici, ha una certa importanza anche per chi beve solo tè da anni. «Il caffè in ufficio con i colleghi avrà sempre tutto un altro sapore» diceRoberta, 61 anni impiegata.Non a caso, la pandemia ha avuto delle conseguenze sul mercato del caffè: una ricerca presentata da De’ Longhi e condotta dalla multinazionale di ricerche di mercato Nielsen, ha evidenziato come sono cambiate le abitudini degli italiani da febbraio 2020 a febbraio 2021 relativamente al consumo di caffè. Oltreil 66% degli intervistati ha lavorato da casa 2 giorni o più a settimana e il 45% almeno 4 giorni:per tutti il caffè rimane un elemento imprescindibile della quotidianità, come dimostra il fatto che il 78% degli italiani ne beve almeno uno al giorno, principalmente a colazione e a pranzo.Lacontrazione più significativa ha riguardato il consumo di caffè in ufficio (-61,8%),come ovvia conseguenza delle politiche di smart working. Inoltre, nel 2020 il comparto delle macchine per espresso ha registrato un aumento delle vendite pari al 12% rispetto all’anno precedente. 2. Scegliere i vestiti da mettere la sera prima «Mi manca decidere la sera prima o la mattina stessa come vestirmi e non sopporto più di stare in tuta con la camicia tutto il giorno» ammetteBeatrice, 33 anni, digital account manager.E non è la sola a pensarlo: la copertina delNew York Times Magazinepubblicata ad agosto 2020 aveva anticipato il tema con il claim “Sweatpants forever” (pantaloni della tuta per sempre). Un motto diventato virale grazie a un paio di pantaloni della tuta issati su una bandiera,simbolo del crollo dell’industria del fashion a causa del lockdown.Tra le mura dei nostri appartamenti, ci siamo tutti chiesti se saremmo tornati a vestire paillettes e abiti eleganti o semplicemente il classico tailleur da ufficio. Alla fine, siamo rimasti in tuta e camicia, proprio come Beatrice. Zoom, Skype, Teams, WhatsApp. In questi anni ci siamo abituati a essere costantemente attaccati ai nostri dispositivi elettronici, a volte lavorando più del dovuto. «Vedersi di persona rimane sempre la cosa migliore» diceDavide, 30 anni, sales associate.La pandemia ha riscritto le regole in tanti ambiti e interfacciarsi con i colleghi attraverso una webcam è diventata ormai la normalità. Nella prima metà del 2020,i servizi come Zoom, Microsoft Teams e Google Meet hanno registrato un utilizzo 21 volte maggiorerispetto al medesimo periodo del 2019. L’utilizzo delle applicazioni per videoconferenze è salito del151% nella prima metà del 2021(report Sensor Tower). «La sensazione di rientrare a casa dopo una lunga giornata fuori» è perGabriella, 57 anni, impiegata,il ricordo più nostalgico della vita da ufficio. Secondo le stime della Società Italiana di Psichiatria, però, sono oltre un milione gli italiani che hanno sofferto della “sindrome della capanna”, la paura di uscire da casa, unico luogo ritenuto sicuro che mette al riparo dal contagio. Basterebbe un aperitivo per ritornare alla normalità? PerFrancesco, 31 anni, market analyst,«Quando andavo in ufficio in centro ero già lì per la serata, invece adesso mi tocca prepararmi e uscire». 5. Condividere e “sapere esattamente che giorno è!” Dalla riunione mattutina al pranzo, la vita in ufficio vuol dire anche condivisione di un’idea, di uno spazio, di un pasto, a volte anche di tutti e 3. «Mi mancano i rumori di quando ero in sede»(Vittoria, 30 anni, addetta al call center). Eppure, secondo gli esperti. i vantaggi di scegliere per sempre il lavoro agile sarebbero superiori agli svantaggi.La maggiore produttività è in testa alle motivazioni.Un sondaggio condotto nel mese di dicembre 2020 da PwCtra i lavoratori negli Stati Uniti ha rilevato che il 52% dei datori di lavoro intervistati poteva già allora ritenersi soddisfatto del livello raggiunto con il lavoro agile. Lo smart working a vita sarà quindi la soluzione?