La maltese Roberta Metsola è la nuova presidente del Parlamento europeo

 

Il 18 gennaio è un giorno di festa per Roberta Metsola: non solo compie 43 anni, ma è stata appena eletta nuova presidente del Parlamento europeo (tra i vicepresidenti eletti c’è anche l’eurodeputata del Pd Pina Picierno, 40 anni, campana). Eurodeputata del Ppe, il Partito popolare europeo che raccoglie le forze moderate, cristiano-democratiche e conservatrici,ha raggiunto una maggioranza più ampia del suo predecessore, David Sassoli, con ben 458 voti.Le è bastato il primo turno per conquistare più della metà dei 690 membri votanti e riuniti – in remoto – per eleggere quella che è diventata la più giovane presidente in assoluto del Parlamento UE. A una settimana esatta dalla morte di David Sassoli, il suo predecessore scomparso l’11 gennaio, quando era ancora in carica, i deputati UE si sono riuniti questa mattina per eleggere il nuovo presidente. Il mandato di Sassoli, eletto il 3 luglio 2019, sarebbe dovuto durare due anni e mezzo: l’incarico sarebbe scaduto a giorni. Il 15 dicembre, a un mese dalla fine della sua presidenza, aveva annunciato che non si sarebbe ricandidato per “non dividere la maggioranza europeista„. Metsola ha fatto il suo ingresso a Strasburgo nel 2013 come prima europarlamentare eletta a Malta.Avvocata esperta di diritto europeo,dal 2012 al 2013 era stata consigliera della britannica Catherine Ashton, l’Alta rappresentante per gli Affari europei.È stata la prima maltese a ricoprire il ruolo di prima vicepresidente del Parlamento europeo,il grado più alto tra i 14 vicepresidenti dell’Istituzione. Il mandato durerà due anni e mezzo. Le polemiche sull’aborto che hanno accompagnato la sua candidatura non l’hanno fermata:Malta, il suo Paese d’origine, è l’unico in UE a vietare totalmente l’Ivg, l’interruzione volontaria di gravidanza. Non sono ammesse eccezioni, né in caso di stupro né di incesto.Nel 2015 fu Metsola, mamma di 4 figli, a parlare di “riferimenti inaccettabili” nel report sull’eguaglianza di genere europeo che includeva l’accesso all’aborto come requisito di parità. L’elezione di una donna a un ruolo di leadership è sempre una buona notizia. Basta che questo non complichi le cose per le altre donne.