Afghanistan: le università riaprono, ma non per le donne

La notizia non ci stupisce più, ma non dovrebbe lasciarci indifferenti: le università inAfghanistan, superata la pausa invernale, stanno riaprendo, ma non lo faranno per tutti. Ancora una volta, le studentesse afghane non potranno tornare tra i banchi come i loro compagni. In occasione dellaGiornata Internazionale della Donna, in cui decine di donne hanno manifestato a Kabul, le Nazioni Unite hanno lanciato un appello ai talebani, definendo l’Afghanistanil Paese più repressivo del mondo per quanto riguarda i diritti delle donne: “Chiediamo alle autoritàde factodi porre fine al dannoso annientamento dei diritti delle donne e revocare le restrizioni imposte alle donne, inclusoil loro lavoro con le Ong. Chiediamo inoltre alle autorità de facto di adempiere ai loro obblighi ai sensi dei trattati internazionali sui diritti umani, inclusa laCedaw(La Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne,ndr) di cui l’Afghanistan è parte”, recitauna notadell’Onu. Diversi funzionari talebani hanno detto chesi tratta di un divieto temporaneo. I relatori speciali scrivono che, in vista del nuovo anno scolastico, se “se le restrizioni sono davvero momentanee, come affermano i talebani, hanno l’opportunità di dimostrarlorevocando il divieto alle ragazze e alle donne di frequentare gli istituti di istruzione secondaria e terziariae consentendo loro di riprendere gli studi all’inizio di questo anno scolastico”. L’appello è rivolto anche alla comunità internazionale, che deve “continuare a fornire un forte sostegno alle donne afghane” in modo che possano “riprendere il lavoro, accedere agli aiuti e all’assistenza sanitaria (compresa l’assistenza sanitaria riproduttiva) e avere un tenore di vita adeguato”. Roza Otunbayeva, a capo della Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan, duranteun interventoal Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla situazione in Afghanistan, ha dichiarato che «è stato straziante assistere ai loro (dei talebani,ndr)sforzi metodici, deliberati e sistematici per tenere le donne e le ragazze afghane fuori dalla sfera pubblica».Quando il regime è tornato al potere, nell’agosto del 2021,ha deciso di chiudere la maggior parte delle scuole secondarie femminilidel Paese, impedendo a milioni di persone di ottenere un’istruzione dopo la prima media. Il divieto ha riguardato, qualche mese dopo, anche le studentesse universitarie: a dicembre dell’anno scorso, le ragazze sono state allontanate dagli atenei fino a nuovo avviso. Questo veto ha interessato circa 100.000 studentesse (nel 2001 erano solamente 5.000). E persiste ancora oggi, nonostante le richieste internazionali di revoca. Attualmente,secondol’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, a non andare a scuola in Afghanistan èl’80% delle ragazze e delle giovani donne in età scolare: si tratta di circa 2,5 milioni di persone. Quasi il 30% delle ragazze afghane non ha mai frequentato la scuola primaria. Considerando che il numero delle donne nell’istruzione superiore era aumentato di quasi 20 volte tra il 2001 e il 2018, che ad agosto del 2021 circa 4 studenti su 10 della scuola primaria erano ragazze, e che prima del divieto1 donna su 3 era iscritta all’Università, l’Onu ritiene che la decisione di concedere il diritto allo studio unicamente alla popolazione maschile abbia invertito i significativi progressi nell’istruzione femminile negli ultimi 20 anni. E rende anche l’Afghanistanl’unico paese al mondo che oggi sospende l’accesso di ragazze e donne all’istruzione. “Il Paese rischia di perdere una generazione, poiché le donne istruite sono essenziali per il suo sviluppo”, spiega l’Unesco. “L’Afghanistan – o qualsiasi altro Paese – non può progredire se metà della sua popolazione non può avere un’istruzione e partecipare alla vita pubblica”. Lo diconoi dati, le studentesse, ma lo gridano a gran voce anche i loro compagni, cheraccontanodi come tornare tra i banchi assomigli a un funerale. «La sensazione era come se fosse morto qualcuno nella nostra Università», hanno raccontato alcuni allaBbc. In questi giorni gli atenei hanno aperto in anticipo per dare agli allievi la possibilità di recuperare le lezioni perse l’anno scorso, ma l’inizio ufficiale dell’anno accademico è fissato peril 23 marzo. Potrebbe coincidere con una conferma del divieto o con una revoca. La speranza non abbandona le afghane.