Trump e Bolsonaro, gemelli diversi

CheBolsonaroavrebbe seguito le orme diTrumpsembrava quasi scontato. Decaduto dalla carica presidenziale dopo anni di supporto a teorie negazioniste e complottiste, aveva da tempo costruito le basi per un’insurrezione pubblica attraverso i social network che già nel 2019 lo aiutavano a rendere di tendenza un approccio politico che istigava dubbi e resistenze nei confronti della magistratura. Inutile dirlo, la piattaforma prediletta da Bolsonaro è anche quella favorita da Trump:Twitter, che permette di scrivere messaggi repentini e condensati, in grado dicreare rottura e polemicae di dividere l’opinione pubblica in maniera così efficace da valere il tempo di politici e dei lorospin doctor. La stessa campagna elettorale diBolsonarosi è retta su questacomunicazione dal bassocapace di far percepire un candidato presidente vicino e affine, come un amico o un parente. L’ex presidente brasiliano ha sempre usato i social proprio peraumentare questa illusione di vicinanza, rivolgendosi ai propri seguaci fidelizzandoli. Una strategia che alla prova dei fatti si è rivelata un ottimo lavoro di influencer marketing, molto affine a quello diTrump. Dopo anni di parole e scelte che mettevano in discussione qualsiasi autorità che non fosse quella presidenziale,il pubblico – elettore ha rigettato completamente l’esito elettorale, scendendo fisicamente in campo nel tentativo di ribaltarlo. Suona familiare? Nonostante siano passati più di 2 anni, le pittoresche immagini dell’invasione del Campidoglio Usadi uno zoccolo duro di trumpisti, sono difficili da rimuovere dalla mente. Non solo per la scelta di abiti di Jacob Chansley, quanto piuttosto per la consapevolezza che nel 2020 un’elezione statunitense è stata riconosciuta non valida da un gruppo di persone che nulla accetta se non la parola – e quindi la rielezione – del proprio leader. Pensare che sia bastato l’incentivo a combattere per far scoppiare una rivolta del genere è indicativo del lavoro che l’ufficio stampa dell’ex-presidente statunitense ha svolto prima, durante e dopo il mandato, a partire dallapandemia. Trump e Bolsonaro si sono infatti distinti per la tendenza chiara a considerare il Covid-19 alla stregua di una bufala, consapevoli che alimentare icomplottismisignifica attrarre una fetta di elettorato che altrimenti sarebbe completamente disincentivata a prendere parte al processo democratico. Una nicchia di scettici molto nutrita che spazia dal rigetto delle nozioni basilari e provate di astronomia e fisica (terrapiattismo) a quelle relative alla natura dei governanti e del potere globale (deep state, QAnon). Attingere a quella nicchia è una mossa tattica, poiché si tratta dirivolgersi a persone a cui normalmente non parla nessuno. Isolate e desiderose di essere in qualche modo riconosciute, hanno trovato in Trump e Bolsonaro i loro paladini della giustizia, da seguire senza se e senza ma. Unendo a questo la tendenza a usareorpelli retorici per legittimare politiche razziste, omofobe e sessiste, il tasso di aggregazione aumenta perché porre discriminazioni di fatto sullo stesso piano di un’ideologia permette di confondere i livelli, trasfigurando atti illegali di negazione della dignità umana in mere posizioni politiche. Costituendosi comevittima pronta al martirio nel nome di una causa superiorespinge gli elettori a credere di essere davvero di fronte a una figura abnegante e pronta a tutto per fare i loro interessi. Che poi si tratti di persone disastrosamente ricche che hanno optato per una progressiva riduzione del welfare, dei diritti civili e della salute ambientale, con innegabili effetti di breve, medio e lungo periodo anche sugli stessi elettori, poco importa, ciò che conta è quello che si dice, come e quando. Rilevante poi è anche ilcontrochi.Donne, persone non eterosessuali e comunità razzializzatesono un bersaglio importante dei discorsi e della propaganda, che attinge a piene mani allo stereotipo del maschile bianco egemone che proietta forza distruggendo gli altri, considerati in qualche modo inferiori. In questo modo si giunge allafrattura tra le persone a cui parlano e quelle di cui fanno i reali interessi: si rivolgono con insistenza alla comunità bianca, anche povera, religiosa, pur facendo unicamente gli interessi del percentile più ricco del territorio. Si raccontano come uomini del popolo nonostante all’atto pratico abbiano porzionato lo stesso popolo allo scopo di estrarne voti.Votiche non sono per il partito o per l’idea, maper il leader in quanto tale, unico e solo. Questo è un altro punto in comune tra i due politici, ilpersonalismoattuato con un tipo particolare di propaganda, in questo caso politica, il cui scopo èfar coincidere la scelta elettorale con la persona stessa. Le ideologie, i credo e i valori vengono trasfigurati e infusi nella persona, che diventa il centro nevralgico del percorso politico di partito – fino all’arrivo di un candidato migliore – e delle idee stesse. Ciò agevola il superamento delle barriere ideologiche, spostando verso lidi inesplorati chi viene catturato da questa prosopopea personale. Non esiste altro politico al di fuori del leader, la cui parola è verità in un mare di menzogne. E non è un caso che si tratti di un’adorazione simil-religiosa, anzi, è proprio una conseguenza ricercata. Nulla infatti crea comunità e legittimazione più dellacollusione tra politica e religione. L’ultra-destra ha da tempo sposato questa adesione valoriale proprio per coprire il vuoto ideologico che la caratterizza e per ottenere una posizione quasi sacrale agli occhi degli elettori. La parola della religione giustifica in maniera assoluta atti terrificanti. La storia è piena di esempi a cui attingere, a partire dalle crociate. Con lareligione portata in palmo di mano sui piedistalli della politica, Trump e Bolsonaro hanno potuto presentarsi come portatori di giustizia e verità, velleità messianiche strettamente funzionali all’acquisizione di voti e non solo. Entrambi infatti si sono appoggiati ad alcune dellelobby religiose più potenti dei rispettivi territori. Lachiesa evangelista biancagode di estremi privilegi, primo fra tutti quello di poter smuovere una nutrita massa di fedeli in caso di appoggio elettorale. Supporto che sia Trump che Bolsonaro hanno solidificato, nonostante abbiano stili di vita e comportamento che hanno poco a che fare con la morale religiosa. Bolsonaro, in particolaresi è fatto addirittura battezzare, un gesto simbolico che ha consacrato la sua politica con l’evangelismo. Xenofobo e ricco, l’evangelismo brasiliano gode di un ulteriore potere a cuil’ex-presidente ecocida e genocida(con riferimento ai tentativi di eradicazione delle popolazioni indigene amazzoniche) non ha voluto rinunciare: il legame con il mondo criminale, direttamente impiegato nella distruzione dell’Amazzonia e nei traffico regionali. Appare chiaro quindi come la costruzione dell’elettore passi attraverso un calcolo quasi matematico di acquisizioni demografiche possibili solo grazie all’assenza di ideali mutualisti o civili. Dopotuttoè il leader ciò che conta.Tutti gli altri devono solamente curarsi di fare la giusta scelta in sede elettorale. E nel caso non lo facessero ci sono sempre due opzioni gradite a entrambi, i brogli elettorali o la contestazione del risultato democratico. Anni di presidenza e quasi un decennio di campagna elettorale hanno tolto altro alla comunità politica il proprio bacino di utenza, la fiducia in qualsiasi altro fattore che non siano i leader.Democraziacompresa. Infatti, quando questa non riconosce la vittoria del leader subentra il rifiuto, perché se la parola del leader è legge, allora nulla che le va contro può essere tollerato. Anche lealleanze politiche internazionalisono riflesso di questa modalità orientata al personalismo. Osservando la loro politica estera appare chiaro il desiderio di apparire forti e di stringere la mano con vigore ad altri leader unici e xenofobi, assorbendone per osmosi il potere e proiettandolo su un elettorato stanco, senza appigli se non la mano finalmente tesa dal leader. E per raggiungerla, dopo anni di promesse e incentivi, dopo continue rassicurazioni sul fatto che nulla se non una vittoria del leader li metterà al sicuro, dopo una serie di crisi inscatolate le une nelle altre, gli elettori sono disposti a tutto. Persino ainsorgere nel nome di un genocida.