Culture

La mafia si combatte anche con l’arte

Il documentario Sky Arte vs Mafia - La forza della bellezza è un racconto originale sulla memoria e sulla forza rigeneratrice delle opere artistiche. Nel 30° anniversario della scomparsa dei giudici Falcone e Borsellino
Credit: https://tg24.sky.it/spettacolo/2022/05/23/arte-vs-mafia-strage-capaci-falcone-borsellino
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23 maggio 2022 Aggiornato alle 21:00

Tra le tante iniziative per ricordare il 30° anniversario della strage di Capaci, questa sera su Sky Arte va in onda alle 21.25 “Arte vs Mafia - La forza della bellezza”, produzione Sky Original realizzata da 3D Produzioni (sarà poi disponibile on demand e in streaming su NOW).

La squadra che ha realizzato il documentario, spiega alla Svolta la regista Simona Risi, è al femminile: «Il soggetto è nato da Didi Gnocchi, autrice Valeria Parisi e la montatrice Beatrice Corti. Abbiamo lavorato in sintonia per realizzarlo».

Il lavoro inizia e si chiude con la voce di Paolo Borsellino, l’ultimo degli uomini dello Stato uccisi dalla mafia in quell’estate del 1992: racconta e mostra come il sacrificio degli uomini dello Stato abbia segnato le coscienze non solo dei cittadini comuni, della giustizia e della politica, ma anche del mondo dell’arte.

La peculiarità, infatti, consiste proprio nello sguardo scelto: «Nato per i trent’anni dagli attentati a Falcone e Borsellino, il documentario non tratta solo il tema della memoria, ma parla della forza rigeneratrice dell’arte in risposta alla violenza della mafia. Abbiamo proposto una nuova prospettiva: il fermento di un territorio che reagisce coi propri artisti e con le sue visioni e tutto ciò genera una forza».

Alle testimonianze dei familiari delle vittime (Maria Falcone, Fiammetta Borsellino, Franco La Torre) e dei giornalisti, si alternano e incrociano la voce e le immagini degli artisti. Tanti i pezzi di un puzzle che ricostruiscono questo mosaico, a partire dalla fotografia scattata da Tony Gentile a Falcone e Borsellino che sorridono (chissà quante volte l’avrete vista e magari adesso ne scoprite l’autore, ascoltando com’è stato colto quel momento) e alla quale si ispira il murale che troneggia sul lungomare di Palermo dipinto dagli street artist Rosk e Loste.

I volti dei due magistrati hanno ispirato anche la Porta dei Giganti, un’imponente installazione pittorica di Andrea Buglisi su due palazzi costruiti accanto al carcere dell’Ucciardone.

Nell’aula bunker di Palermo, teatro del maxi processo, l’artista Velasco Vitali ha esposto per la prima volta il Branco, opera/metafora itinerante realizzata con rifiuti derivanti dallabusivismo edilizio, ora esposta nel cortile della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Palermo.

Di mafia, ma soprattutto di riscatto nella cultura parla l’artista concettuale Emilio Isgrò che vede la sua Sicilia cancellata” come una terra che «ha il problema di non avere avuto, nel passato, un ceto medio: in basso c’era Riina, in alto Pirandello».

Non vogliamo rivelarvi tutto ciò che scoprirete e che siamo convinti lascerà un seme proprio come il Seme d’Arancia” di Isgrò. Una chicca ci regala “Arte vs Mafia”: Claudio Fava ripercorre le tele - di forte impatto - del padre Giuseppe, scrittore, giornalista, autore teatrale ucciso dalla mafia catanese nel 1984, il quale combatteva il crimine con le parole, con le immagini. Nel documentario sono stati raccolti anche ricordi e opinioni della gente comune anche per capire cosa comunicassero queste opere a loro.

«L’Arte può contribuire alla lotta contro la mafia», ci risponde la regista continuando «oltre alla giustizia, ci vuole un movimento culturale. Ricordo questa frase di Peppino Impastato: se si insegnasse la bellezza alla gente si fornirebbe un’arma contro la paura, la rassegnazione, l’omertà. L’Arte, con altri mezzi rispetto a quelli dell’attivismo e della politica, ha il potere di scuotere le coscienze. Quando ci si pone la domanda se la bellezza salverà il mondo, è una bellezza che non è intesa nel senso estetico-formale, ma nell’ottica del bene, della cultura e della giustizia».

Con trasporto Simona Risi ricorda l’incontro con Letizia Battaglia, colei che ha visto e fotografato la mattanza della mafia e che, nellintervista rilasciata poco prima di morire, dichiara che il giorno della strage di Capaci scelse di non andare sul luogo dell’esplosione e di smettere di fotografare gli eccidi di mafia: «Da Falcone in poi ho detto no, non ho fotografato neppure Borsellino e Don Puglisi», per non trasmettere, con il suo obiettivo, soltanto dolore, ma appunto, bellezza.

Qual è la responsabilità dell’artista in questi tempi che stiamo vivendo? «Raccontare in un modo sobrio e con poesia, che abbia una propria etica nel narrare, nell’usare anche certe sfumature nel racconto, senza calcare troppo su facili rappresentazioni delle vicende e, parallelamente, riuscire a emozionare con eleganza» conclude Risi.

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