Ambiente

L’Africa vorrebbe vendere l’avorio degli elefanti

A fronte del numero crescente di pachidermi in Paesi come Zimbabwe e Botswana, i governi chiedono sostegno all’Unione europea per riaprire il commercio di avorio, bandito dal 1989
EPA/DAI KUROKAWA
EPA/DAI KUROKAWA
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
23 maggio 2022 Aggiornato alle 13:00

Il 16 maggio lo Zimbabwe ha chiesto il sostegno dell’Unione europea per vendere avorio con un valore stimato di 500 milioni di dollari, una pratica vietata da quando è stata bandita nel 1989 attraverso la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (Cites).

Se nel complesso la popolazione degli elefanti africani è diminuita, complice il diffondersi del bracconaggio, in alcune aree come lo Zimbabwe e il Botswana il loro numero è aumentato in ragione dell’opposizione al controllo della popolazione da parte delle politiche ambientaliste.

Secondo il WWF, oggi in Africa vivono in tutto 415.000 elefanti contro i 10 milioni del 1930, ma di questi 293.000 si trovano in Africa meridionale.

I governi ritengono che questo abbia causato danni ambientali e attacchi agli agricoltori, per questo ora diversi Paesi del Sud Africa si sono uniti nella richiesta di poter amministrare in modo libero gli elefanti e le scorte di avorio ricavato dalle zanne dei pachidermi.

«L’onere di gestire una riserva da cui non possiamo ricavare valore economico, o che non possiamo reintegrare nelle comunità, come pure la conservazione della specie stessa, è una grande sofferenza per noi», ha dichiarato Fulton Mangwanya, direttore generale dell’Autorità per la gestione dei parchi e della fauna selvatica dello Zimbabwe.

Il Paese, ha rivelato lo stesso Mangwanya, detiene 163.000 tonnellate di avorio e 67 tonnellate di corna di rinoceronte. «Chiediamo gentilmente il sostegno dell’Ue affinché lo Zimbabwe possa vendere una tantum del nostro stock nazionale di avorio», ha aggiunto rivolgendosi agli ambasciatori dell’Unione europea in visita nella capitale Harare, precisando che i fondi sarebbero stati utilizzati a beneficio delle comunità locali.

La mozione però non ha trovato il consenso sperato. «La conservazione e la prevenzione del commercio illegale di specie selvatiche sono questioni internazionali a causa del coinvolgimento di organizzazioni criminali», ha affermato l’ambasciatore svizzero Niculin Jager.

Il tema sarà ora discusso in una riunione dei ministri dell’Ambiente e del Turismo di 14 Paesi che si terrà in Zimbabwe dal 23 al 26 maggio e alla quale parteciperanno anche gli ambasciatori di Cina e Giappone, due mercati strategici per quanto riguarda la vendita di prodotti ricavati dagli elefanti.

«Una posizione di consenso potrebbe essere difficile da raggiungere», sostiene Bloomberg, anche per la presenza del Kenya che si è espressa più volte a favore del divieto totale.

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