Futuro

Ho assaggiato una cavalletta (e sa di patatine)

Grilli, larve e locuste, ma anche microalghe, orti verticali e droni: Snack the System ha riunito a Milano le giovani startup svizzere per ripensare il sistema alimentare del futuro
Piatto a base di cavallette
Piatto a base di cavallette Credit: dal sito www.dissapore.com
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
10 maggio 2022 Aggiornato alle 09:00

Nel cuore di Milano, a due passi dal Parco Sempione, sono arrivate dalla Svizzera menti giovani e motivate per favorire il cambiamento del sistema alimentare globale. In che modo? Realizzando progetti che mettono al centro insetti commestibili, microalghe come alternativa alle proteine di origine animale, orti verticali e droni da utilizzare in agricoltura.

La location è quella di House of Switzerland, luogo di incontro itinerante che nella capitale della moda ha messo le radici – fino al 12 giugno – nella sede della Casa degli artisti, nel quartiere di Brera. Il contesto è quello di Snack the System, un evento che, partendo dal cibo, ha voluto dare spazio ai giovani nel processo di trasformazione verso sistemi alimentari più sostenibili.

Il punto di partenza è il Manifesto Bites of Transfoodmation, il progetto della Missione Permanente della Svizzera presso le organizzazioni delle Nazioni Unite a Roma: i changemakers che vogliono ridisegnare nuovi modelli di produzione e consumo sono startup che, attraverso il cibo, puntano a innescare processi che trasformino positivamente atteggiamenti e habitat.

Gli insetti commestibili di Essento, per esempio, contengono proteine, vitamine e minerali e provengono da allevamenti certificati. Il team è attivo dal 2016 e offre snack per aperitivo, barrette energetiche, hamburger. Alcuni, come gli appetizers, sono cavallette e grilli ben riconoscibili, imbustate in pacchetti degustazione al gusto di zenzero, erbe alpine, paprika e sale e pepe. Basta chiudere gli occhi e sembra di mangiare manciate di patatine (con le zampe). Per i più scettici ci sono le barrette al sapore di mirtillo, fatte con le larve della farina. Oppure gli hamburger composti al 30% da insetti, al 70% da ingredienti vegetali made in Svizzera.

Poi ci sono le microalghe di Alver, “buone per te e per il Pianeta”: coltivate in acqua salata per risparmiare spazio sulla terraferma. E poi, spiegano i produttori, viene utilizzata meno acqua di quanta non se ne usi per la carne bovina, e meno terra arabile e meno CO2 di quelle necessarie per le proteine della soia.

Un altro progetto legato al minor consumo idrico è Smart Geosurvey, che analizzando 1500 ettari dall’alto ha guadagnato 4 milioni di litri di acqua: si tratta del drone che quantifica la luce solare e la relativa risposta delle piante, sa riconoscerne i problemi di salute e diventa così strumento utile per gli agricoltori, portando loro un risparmio del 20% di acqua.

«Le iniziative non sono completamente svizzere, sono anche italiane, perché solo assieme quel cambiamento può avvenire, ed è un cambiamento di sistema», spiega Pio Wennubst, Ambasciatore e rappresentante presso la Missione permanente della Svizzera all’Organizzazione delle Nazioni Unite a Roma che coordina il progetto Bites of Transfoodmation.

«Questi esempi sono simboli di trasformazione, di cambiamento delle tradizioni, e la maggior parte di loro sono pensati e realizzati da giovani, ma questo non vuol dire che le generazioni precedenti non servano più a nulla. Si tratta di una questione intergenerazionale, fatta di collaborazione e di apporto di esperienze, ed è un incontro che spesso viene a mancare», spiega Wennubst.

Secondo Enrica Porcari, Head of computing department al CERN e Chief Information Officer and Director Technology Division del World Food Programme dell’Onu, «la gioventù non è solo un fatto anagrafico, è il voler cambiare un passato che non si riesce più ad accettare. Questa iniziativa ha avuto il coraggio di mettere in discussione il sistema alimentare e superare tutte quelle burocrazie dei mercati internazionali che troppo spesso si accomodano, si adeguano. Ma non possiamo più adeguarci».

L’ultimo report realizzato dalla Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, dal Programma alimentare mondiale e dall’Unione europea, infatti, parla di quasi 193 milioni di persone che in 53 Paesi del mondo hanno sofferto di grave insicurezza alimentare l’anno scorso. È stato l’effetto della “tripla combinazione tossica”, così la chiamano le Nazioni Unite, tra conflitti, condizioni meteorologiche estreme ed effetti economici della pandemia di coronavirus.

Con la guerra in Ucraina che colpisce la produzione alimentare globale, la situazione peggiorerà, raggiungendo livelli “spaventosi” di persone a rischio carestia. Nel 2021 coloro che non ricevevano cibo adeguato ogni giorno sono aumentati di 40 milioni. “Se non si farà di più per sostenere le comunità rurali, l’entità della devastazione in termini di fame e perdita di mezzi di sussistenza sarà drammatica”, avverte l’Onu. Serve un’azione collettiva su scala globale per cambiare le cose. Serve una transfoodmation.

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