Ambiente

La peste suina raggiunge il Lazio

A confermarlo, il commissario tecnico per l’emergenza Angelo Ferrari. Secondo Coldiretti, i maiali che rischiano il contagio nel Centro Italia sarebbero circa 50.000
Credit: Luca Zennaro/Ansa
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
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9 maggio 2022 Aggiornato alle 11:00

Lo spettro della pesta suina africana (Psa) continua a dipanarsi.

Dopo aver infettato oltre 100 animali nell’area ligure-piemontese, dove il primo contagio è stato registrato a fine 2021, il virus ha raggiunto anche il Lazio. Nello specifico, la riserva naturale dell’Insugherata.

A dichiararlo, è stato Angelo Ferrari, commissario straordinario per l’emergenza. La conferma è arrivata dall’Istituto zooprofilattico del Lazio e da quello di Umbria e Marche, centro di riferimento nazionale su questa infezione.

Secondo una recente analisi di Coldiretti, sarebbero 50.000 i maiali a rischio contagio nella regione del Centro Italia. A ciò si aggiunge il fatto che nella sola capitale, e relativa provincia, sono stimati circa 20.000 cinghiali, che rappresentano un veicolo pericoloso di trasmissione della malattia. Per questo, ha fatto sapere Coldiretti, è importante l’avvenuta attivazione del monitoraggio in questa area.

I vincoli al trasporto di animali e alle esportazioni, così come la limitazione alle attività nei boschi da gennaio 2022, hanno portato alla perdita di circa 20 milioni di euro al mese di export di salumi, ha fatto sapere la più importante associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana.

«C’è il rischio concreto che l’emergenza si allarghi ad altre regioni, dall’Umbria alla Lombardia, dall’Emilia al Veneto dove si concentrano i prodotti di pregio della norcineria nazionale che è un settore di punta dell’agroalimentare made in Italy grazie al lavoro di circa centomila persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione con un fatturato che vale 20 miliardi, buona parte del quale realizzato proprio sui mercati esteri», ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

«Serve responsabilità delle Istituzioni per un intervento immediato di contenimento della popolazione dei cinghiali: la necessità della loro riduzione numerica attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 con l’articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette. Siamo infatti costretti ad affrontare una grave emergenza sanitaria perché – ha precisato Prandini - è mancata l’azione di prevenzione come abbiamo ripetutamente denunciato in piazza e nelle sedi istituzionali».

Di fronte a questo problema, il ministro della Salute Roberto Speranza ha voluto affidare la gestione dell’emergenza al sottosegretario Andrea Costa – che lavorerà in sinergia con il commissario straordinario Ferrari e in coordinamento con il Ministero della Salute e con il supporto tecnico e amministrativo della Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari - specificando: «adottiamo la massima attenzione, in sinergia con i territori che sono maggiormente coinvolti».

L’obiettivo, si legge in una nota del dicastero, è attivare e monitorare strategie di contenimento ed eradicazione della Peste suina africana nei cinghiali e, insieme, promuovere azioni di prevenzione della sua diffusione nei suini di allevamento.

Da parte sua, Costa ha sottolineato, parallelamente alle misure protettive, e preventive, la necessità di originare una riflessione per ridurre sensibilmente la popolazione dei cinghiali. «Rispetto le sensibilità di tutti gli animalisti e ambientalisti ma siamo di fronte all’emergenza e deve essere affrontata con strumenti emergenziali, guardando anche a un piano di selezione per ridurre il numero della presenza dei cinghiali».

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