Ambiente

È la burocrazia a fermare il “rinnovamento” italiano

L’analisi di Italy for Climate sugli impianti installati nel 2021 mostra come lo Stivale sia ancora indietro, nonostante le enormi potenzialità, rispetto agli altri grandi Paesi d’Europa
Credit: Thomas Richter/Unsplash
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10 maggio 2022 Aggiornato alle 11:00

Troppo poco e troppo fermi. L’Italia delle rinnovabili, secondo Italy for Climate della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, fatica a spiccare il volo.

Oggi, tra crisi climatica e crisi energetica acuita dall’invasione russa in Ucraina, è sempre più evidente la necessità di smarcarsi dalle dipendenza delle fonti fossili provenienti da altri Paesi e puntare su energie pulite, come eolico e solare, per la ripartenza e l’approvvigionamento energetico futuro.

L’Italia ha tutte le chance, a partire da investimenti, vento e sole, per aumentare in maniera importante la produzione di energia derivante da fonti rinnovabili ma i dati dell’anno scorso mostrano una road map ancora troppo lenta, bloccata spesso dalla burocrazia, dai comitati Nimby e dai veti delle soprintendenze.

A tracciare un quadro dell’Italia rinnovabile nel 2021 è proprio il report di Italy for Climate che nei suoi “10 key trend sul clima per l’Italia” racconta come nel 2021 lo Stivale ha installato soltanto 1,4 milioni di kW (GW) di nuovi impianti eolici e fotovoltaici, una cifra decisamente inferiore a tutti gli altri grandi Paesi europei.

Il rapporto ricorda come a cavallo del decennio 2010 l’Italia ha registrato una fortissima crescita per le fonti rinnovabili (nell’anno record 2011 abbiamo installato 9 GW di fotovoltaico e 1 GW di eolico) ma negli ultimi 8 anni siamo scesi a una media poco confortante di circa 1 GW ogni anno.

«Emerge come ancora nel 2021 non si sia sbloccato lo stallo delle fonti rinnovabili del settore elettrico, che invece dovrebbero essere un traino della transizione energetica. Soprattutto in un Paese come il nostro, che dispone con grande abbondanza sia di sole che di zone ventose (nel sud Italia e nelle isole)» si legge nel report.

Impietoso è poi il confronto con alcuni degli altri grandi Paesi europei. Nell’ultimo triennio Italy for Climate ricorda come nel Vecchio Continente «anche grazie al nuovo e più ambizioso quadro di politiche europee sul clima e l’energia sono cresciute le rinnovabili. Ma purtroppo non in Italia: gli ultimi dati da Irena (l’agenzia internazionale per le fonti rinnovabili) mostrano come nel 2021 l’Italia ha installato la metà degli impianti polacchi, un terzo di quelli francesi e spagnoli, un quarto di quelli olandesi e tedeschi».

Tenendo conto che dovremmo installare 9 GW ogni anno entro il 2030 per raggiungere i nostri obiettivi climatici e centrare la transizione energetica, i dati vengono giudicati dunque come “preoccupanti”. Allo stesso tempo, però, ricordano gli autori del report, sappiamo qual è il problema e possiamo superarlo per crescere rapidamente in termini di energia pulita.

«A tenere in stallo il settore delle rinnovabili è la burocrazia, con iter autorizzativi lunghissimi e forti resistenze da parte delle amministrazioni regionali e del Ministero della cultura» sostengono nell’analisi e indicando lo “sblocco burocratico” come necessario per il progresso.

Una azione che - chiosano da Italy for Climate - deve avvenire a stretto giro soprattutto oggi in cui siamo «in una fase in cui liberare le potenzialità delle fonti rinnovabili vorrebbe dire poter ridurre in modo rapido la dipendenza dell’Italia dalle importazioni di gas fossile».

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