Diritti

Così muore il diritto

La Corte Suprema degli Stati Uniti starebbe per pubblicare una decisione che invaliderebbe Roe v Wade, la storica sentenza che tutela l’accesso all’aborto
La Corte suprema americana.
La Corte suprema americana.
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4 maggio 2022 Aggiornato alle 06:30

È notizia di ieri, ma ha già fatto il giro del mondo: in una bozza di un’opinione della Corte Suprema degli Stati Uniti, la norma che protegge il diritto all’aborto viene dichiarata “non consuetudinaria” e incoerente con la precedente giurisprudenza che criminalizza l’aborto. L’aborto, sostiene il giudice Samuel Alito, non è tutelato dalla Costituzione: la sua implementazione deve quindi essere in mano ai rappresentanti eletti dal popolo. Se la bozza fosse pubblicata, sarebbe la fine del diritto all’aborto per milioni di persone negli Stati Uniti.

Chi fa attivismo ha perfettamente presente la sensazione di gelo e sconforto che ti prende quando una previsione nefasta viene accolta con cori di “Esagerata!” (uso il femminile perché alle donne succede molto spesso, ma è un problema per l’attivismo in generale). Quando poi quella previsione si avvera, allo sconforto si aggiunge l’irritazione di vedere che c’è gente che cade dal pero: non ce l’aspettavamo, chi l’avrebbe mai detto.

Quando Donald Trump ha riempito la Corte Suprema di giudici conservatori – Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh, Amy Coney Barrett – sbilanciandola in maniera irrimediabile, le attiviste femministe sono state le prime ad avvertire che il diritto di accesso all’aborto sarebbe stato sotto attacco. Non c’è voluto molto, in termini assoluti: dalla nomina di Barrett alla prima legge promulgata da uno Stato dell’Unione che rendeva l’aborto illegale oltre le sei settimane di gestazione è passato soltanto un anno.

A ottobre 2021, un’analisi del Guttmacher Institute individuava 26 Stati che avrebbero certamente o quasi certamente applicato severe restrizioni al diritto di interrompere una gravidanza: al momento, sono diciannove quelli in cui abortire è diventato praticamente impossibile o comunque molto difficile entro i termini stabiliti dalla legge. Sono solo 19, su 52, quelli in cui questo diritto è ancora protetto (qui la mappa diffusa da Planned Parenthood, la rete di cliniche che fornisce assistenza alla salute riproduttiva negli Stati Uniti).

È un fatto noto che l’accesso all’IVG negli Stati Uniti non è garantito da una legge federale, ma da una sentenza, Roe v Wade, emessa nel 1973. Da allora, l’erosione di questo diritto di base è stata lenta e inesorabile, un po’ come accade in Italia con l’obiezione di coscienza e la proliferazione degli attivisti anti-scelta negli ospedali pubblici, che vengono lasciati liberi di fornire informazioni sbagliate e incomplete alle donne che vogliono abortire, manipolarle usando la leva della vergogna o del senso di colpa o direttamente di negare loro l’intervento rifiutandosi di eseguirlo.

Come ogni norma derivata dalla giurisprudenza, anche Roe v Wade è soggetta a interpretazioni: nessuno quindi ha creduto a Brett Kavanaugh quando, in fase di nomina e prima che il procedimento fosse rallentato dalle accuse di violenza sessuale mosse dalla professoressa Christine Blasey Ford, ha asserito che Roe era “settled law”, una legge ormai consolidata.

I diritti delle donne e delle persone LGBTQ, ormai lo sappiamo, non sono mai “consolidati” perché non sono diritti, ma concessioni elargite da una società che in qualsiasi momento può riprendersi quello che ti ha dato. Kavanaugh mentiva; mentiva anche Gorsuch, quando ha detto che Roe v Wade era “the law of the land”, la legge del Paese. E mentiva Barrett, o meglio, diceva una mezza verità un po’ più trasparente rispetto ai suoi colleghi, quando ha dichiarato che la legge americana non può essere soggetta alle ideologie dei giudici, non può essere “the law of Amy”, la legge di Amy. Mentivano, sapendo che quello che era vero nel momento poteva non esserlo più. Bastava darne una diversa interpretazione.

È presto per capire cosa succederà e come si muoveranno le donne americane. Quelle ricche troveranno il modo di continuare a esercitare il loro diritto, andando in un altro Stato oppure all’estero (per esempio in Canada, dove l’aborto è accessibile e gratuito; ma anche in Messico, dal 2021, l’interruzione di gravidanza è possibile fino alla dodicesima settimana nella maggior parte degli Stati). Quello che è importante capire è che fino a pochi anni fa l’attacco a Roe v Wade sarebbe stato considerato troppo violento nei confronti delle donne americane, e in grado di far perdere voti ai politici che intendessero sostenerlo.

La deriva fondamentalista del partito Repubblicano è completa, e già ora i diritti delle persone LGTBQ cominciano a essere fortemente limitati per legge. Chi predice che i prossimi bersagli saranno il matrimonio paritario e quello fra persone di etnia diversa potrà sembrare esagerato. Abbiamo ragione di pensare che sia solo più allenato a leggere la realtà.

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