Ambiente

Perché l’immondizia costa di più al Sud

L’ultima edizione del Green Book, monografia italiana sul settore dei rifiuti urbani, conferma profonde differenze nel Paese. Ma registra una migliore gestione rispetto alla media europea
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26 aprile 2022 Aggiornato alle 19:00

Una monografia completa del settore nazionale dei rifiuti urbani, che sta affrontando una serie di importanti riforme strutturali. Ma che deve superare diverse difficoltà, come l’abbattimento dei tempi e snellimento delle procedure autorizzative, l’accettazione sociale e la governance locale. Per attivare investimenti per soddisfare il fabbisogno impiantistico e superare la frammentazione gestionale.

È ciò che è emerso dall’edizione 2022 di Green Book, il rapporto annuale promosso da Utilitalia e curato dalla Fondazione Utilitatis, presentato a Roma alla vigilia della Giornata della Terra.

Il settore dei rifiuti urbani ha registrato oltre 95.000 occupati e 13 miliardi di fatturato, in linea con i valori del 2018, determinato soprattutto dalla tariffa rifiuti. La Germania è il Paese che riceve la maggiore quantità di rifiuti italiani e che ne invia in Italia il quantitativo più rilevante.

Scendendo nel dettaglio, in base ai dati emersi dal report, la Penisola ha registrato una diminuzione di oltre 1 milione di tonnellate nella produzione e assimilazione di rifiuti urbani e assimilati nel 2020 (29 milioni di tonnellate) rispetto al 2019, a causa dell’emergenza relativa al Covid-19 e della chiusura di numerosi esercizi commerciali.

Il tasso di effettivo riciclaggio dei rifiuti urbani è compreso tra il 54,4% e il 48,4% (usando la metodologia che considera i rifiuti urbani senza distinzioni merceologiche). Due dati, comunque, al di sopra della media europea del 47,8%.

Il conferimento in discarica è stimato al 20%, dato più virtuoso rispetto a quello medio europeo che si attesta al 23%.

Continua a proporsi, invece, il deficit impiantistico al Centro-Sud, dove i quantitativi di rifiuti raccolti superano quelli trattati, e dove il ricorso alla discarica rimane ancora la principale destinazione (oltre il 60% per il rifiuto urbano residuo).

Sul fronte gestionale, il settore è caratterizzato da un’elevata dispersione, con un elevato numero di operatori e con la presenza di numerosi gestori specializzati nelle fasi a monte o a valle della filiera. Quindi, sono pochi i grandi operatori in grado di assicurare la chiusura del ciclo.

Il numero di aziende attive nel settore dei rifiuti supera le 650 unità (escluse le gestioni in economia): il 52% è specializzato nelle fasi di raccolta e trasporto, il 20% è operativo sia nelle fasi di raccolta sia nella gestione diretta di uno o più impianti di recupero e smaltimento, mentre il restante 28% è specializzato nella gestione impiantistica.

Riguardo invece i costi del servizio del trattamento rifiuto, il report ha evidenziato una netta differenza tra Nord e Sud del Paese. Per una famiglia composta 3 componenti, in un’abitazione di 100 metri quadrati, nel 2021 la spesa media per il servizio è stata pari a 318 euro: 282 euro al Nord, 334 euro al Centro, 359 euro al Sud.

Si tratta di differenze che si sono conservate lungo un arco temporale di 8 anni (2014-2021): al Nord la spesa si è mantenuta mediamente pari a 272 euro, al Centro si è ridotta da 336 euro a 329 euro, mentre al Sud è passata da 360 a 356 euro. Il motivo più importante per il quale la spesa è più alta per le famiglie del Centro-Sud è relativa ai costi sostenuti per il trasporto dei rifiuti fuori Regione, per effetto di un assetto impiantistico non adeguato.

Secondo Valeria Frittelloni, responsabile del Centro Nazionale Rifiuti ed Economia Circolare dell’Ispra, l’ultima edizione del Green Book «rappresenta, in questo momento, una baseline sulla quale misurare i progressi che il sistema saprà attuare a seguito delle importanti misure che il Governo sta varando sul tema della gestione dei rifiuti. La prossima adozione della strategia nazionale sull’economia circolare integrata dalle azioni del Programma nazionale di gestione dei rifiuti e dai finanziamenti previsti dal Pnrr, costituiranno una enorme spinta all’evoluzione del sistema che siamo pronti a misurare, a cominciare dalla qualità del servizio reso ai cittadini».

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